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venerdì 9 novembre 2012

E Silvio lanciò Marina. È iniziata la sfida tutta interna al Pdl per la successione al Re.

Era nell’aria. Si sapeva. Si sussurrava. E non era un venticello, tantomeno una calunnia. L’attuale situazione interna del suo partito è disastrosa. L’idea di un “agglomerato liquido, leggero nella struttura e profondamente radicato tra la gente”, si è trasformata in un magma evanescente, anzi evaporante, che non porta da nessun’altra parte se non verso la totale dissoluzione. Nonostante le dichiarazioni d’intenti basate sull’affetto e sulla stima, Silvio considera Angelino Alfano un incapace, altrimenti non lo avrebbe nominato segretario del partito. Poi, pelato com’è e con gli occhi alla Marty Feldman, lo ha sempre reputato più un soggetto da Mel Brooks che non un leader politico. Gli ha fatto comodo in un momento di transizione, ma ora sta arrivando il 2013 e i cannoni devono essere ricaricati. Dal “faremo le primarie”, Silvio è passato nel giro di qualche settimana a “le primarie non servono a nulla se non a dimostrare la nostra debolezza”. Forte dei sondaggi commissionati ad hoc, l’ex premier, quello che rider il mondo fa, è convinto, nonostante la sua presenza (gradimento ormai vicino al 10 per cento), che non si riuscirà a riempire neppure una sala riunioni e allora, piuttosto che rimediare magre stratosferiche, visto che perfino i pensionati della Santanchè, dopo l’eliminazione del Viagra dai benefit, non escono più da Villa Serena, ha pensato che è meglio tornare all’antico: “Pago io, scelgo io e non fracassatemi i cabasisi”. Angelino ha preso la cosa malissimo: "Non faccio il segretario del nulla", ha detto. Si parla di un ufficio di presidenza del Pdl dove sono volati insulti e rinfacci, improperi e minacce e pure qualche spintone. Una riunione talmente tesa che le urla si sono sentite fino a via Sant’Andrea delle Fratte, dove la Guardia di Finanza era intenta a perquisire l’ufficio di Piergigi Bersani. Ma ormai le carte di Silvio sono scoperte. Lui non si fida più di nessuno, tantomeno dei servi che, come ha potuto constatare personalmente, sono infingardi e fedifraghi, come le ragazzine che testimoniano contro di lui in tribunale. Per cui, l’unico di cui può fidarsi ciecamente è il sangue del suo sangue. Non Piersilvio però, che sta ancora tastandosi le palle dopo che il papà ha giurato sulla sua testa di non aver commesso reati, ma Marina, la Berlusconi vera, la Silvio in gonnella e senza travestimenti da serata elegante ad Arcore. Marina è pronta, decisa, cinica, cazzuta e spietata forse più del padre. Anni di Mondadori le hanno insegnato a comandare e a far affari. E poi fateci caso, ha lo stesso sguardo assassino e il medesimo ghigno di Silvio nel 1994. Se i quacquaracquà del suo partito dovessero decidere di andarsene per fatti loro, Silvio non solo è pronto a tagliare i vivere a tutti, ma a buttare decisamente nella mischia la figlia prediletta. Le ancelle del Nano Bifronte lo sanno, fatele largo, sta arrivando Marina.

1 commento:

  1. Si sapeva che prima o poi sarebbe venuta fuori. E' arrivato il momento.
    Marco

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