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giovedì 20 dicembre 2012

Nicole Minetti: “Smetti di toccarmi le tette”. E il giornalista svenne dalle risate. La teoria perversa dell'oblio.

È accaduto ieri. All'uscita dall'ultima seduta del consiglio regionale della Lombardia, quello che passerà alla storia come la combriccola degli Ovetti Kinder, un giornalista ha inavvertitamente sfiorato una tetta over size (dopo il gonfiamento artificiale) della consigliera Nicole Minetti. Evidentemente non conscia del suo recente passato di lap-danseuse, Nicole si è sentita offesa e violata da un gesto non voluto, e, secondo noi, neppure sperato. Il solo pensiero che quelle tette siano state preda, e motivo di sollazzo, del più luciferino dei presidenti del consiglio di questo paese, ci metterebbe addosso un'ansia da prestazione che manco a dirlo, però, così va il mondo. Il leit-motiv del passato regime silviesco è stato la “rimozione”, o quell'assunto esistenzial-psicologico più noto con il termine “oblio”. Non è un caso che il tema di Natale di UT, la rivista che dirigo e che presenteremo questo pomeriggio in una romantica sala da te, sia proprio l'oblio, quel processo mentale che, una volta attivato, consente di rimuovere tutto ciò che non riteniamo debba essere conservato. Una specie di filtro depuratore che spesso è essenziale mettere in moto, per non soccombere sotto le macerie delle nostre più intime delusioni. Dimenticare chi siamo e da dove veniamo, è stato l'imperativo categorico di un governo che ha tentato di farci dimenticare, nell'ordine: la Resistenza, l'antifascismo, la Costituzione nata da un regime e da una guerra terribile, le lotte operaie e contadine, la scuola di tutti e per tutti, la nostra Storia antica e le nostre radici culturali, la consapevolezza di essere cittadini in possesso di diritti (e di doveri), il nostro essere contribuenti e, infine, di essere anche individui in grado di intelligere, di pensare, di ragionare, di scegliere. La demolizione scientifica dell'essere “italiani”, parte quindi di una comunità che non finisce davanti al televisore, è stato il compito che la politica di Silvio ha assolto, ponendo in essere tutta una serie di atti che in qualsiasi altro paese del mondo avrebbero portato a una rivoluzione cruenta. Se da noi non è accaduto è perché trentanni di lavaggio del cervello, sistematico e calendarizzato, hanno dato frutti inequivocabili e succosi, traducibili in “Suv per tutti”, “tre telefonini a testa”, “troppe tasse, meglio evadere”, “comandare è meglio che fottere”, “fottere è meglio che guardare”, “un cinepanettone è meglio di Amarcord”, “la scoreggia è meglio di mille parole”, “un rutto è liberatorio”, “il vaffanculo, terapeutico”. C'è voluto poco, per milioni di italiani cresciuti a tette e culi e barzellette sconce, compiere il passo decisivo verso l'annullamento di se stessi ed entrare prepotentemente nel mondo delle favole e dei sogni di Silvio, perché la bravura dell'Imperatore, è stata quella di far credere a tutti che la vita fosse facile e a portata di mano. Non è un caso che perfino le previsioni del tempo sulle reti Mediaset, dessero sempre “sereno su tutta la penisola”, anche quando alle spalle del metereologo campeggiava una cartina con le nuvole nere e i fulmini disegnati. Siamo stati tutti travolti da un mondo che non esisteva, dopo essere stati completamente sradicati dalla nostra vita reale. Per anni, dire di fare l'operaio, ha comportato una sorta di devastante emarginazione sociale, perché tutti gli altri erano giovani rampanti in giacca a cravatta e pantaloni a tubino, il Silvio-look, insomma, mentre le tute blu rappresentavano un fenomeno antistorico. Inutile poi lamentarsi che sia scomparso il concetto di “classe operaia”, perché Silvio ha fatto in modo che non esistessero più né la classe né gli operai... e tutti in vacanza a Malindi. Lo stesso è accaduto con il movimento femminista, ridotto a gruppo di pressione tanto radical-chic da non essere più preso in considerazione, mentre le donne (ma solo quelle belle, giovani e disponibili), entravano a far parte di diritto degli arem mercimoniosi dei nuovi ricchi. L'oblio ha avvolto con le sue tenebre non solo la nostra Storia, ma anche i personaggi che la nostra Storia hanno reso grande. E tutto per inseguire un culto idolatra che ha portato gli italiani a diventare un popolo di voyeur nella sala della lap-dance di Berlusconi. Sarà difficilissimo far tornare la memoria alle vittime dei riti sacrificali dei Verdini, dei Dell'Utri, dei Bonaiuti, dei Letta, e altrettanto difficile sarà riprendere in mano la nostra dignità, perché solo di questo stiamo parlando, di dignità.

2 commenti:

  1. Vero, Max, la dignità...
    Marco

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  2. Che tristezza!Purtoppo quello che lei ha scritto è tutto vero.M.M.

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