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mercoledì 28 agosto 2013

Morire d'alcol a 19 anni. E Il Nipote cerca di togliere l'alibi “Imu” a Silvio

Parto con un inciso. Lo dico senza spocchia né accampando chissà quali diritti di esclusiva (la Rete è libera e “ancora” di tutti), ma mi fa un piacere immenso vedere come alcune testate ben più importanti del mio blog (che si autopromuove senza trombe) adottino, il giorno dopo, parte dei titoli dei miei post e, qualcuno in particolare crisi di creatività, anche alcuni concetti espressi. In un momento in cui la carta stampata è in crisi, mi sento quasi sollevato nell'offrire una sponda a chi, con tutta evidenza, ha poche idee e pure confuse. Riassumo il tono di sempre e “passiamo” ad altro. Molti giornali riportano oggi la fine di un ragazzo di 19 anni di Sparone, in provincia di Torino, che su Facebook ha postato: “Mi riempio di alcol”. Lo ha fatto, è andato a una festa, si è sentito male ed è morto. Morire, probabilmente a seguito di un coma etilico, è devastante. Già non si tollerano le morti dei ragazzi sulla strada o quelle per overdose, figuriamoci le morti autoprocurate con tanto di annuncio sul più popolare dei social network disponibile in rete. Guardate, non ci va di fare né i moralisti né, tanto meno, i proibizionisti. Siamo convinti che la scelta di vivere o di morire in un certo modo, sia meritevole del massimo rispetto perché, oltre l'intelligenza e la libertà di ciascuno di noi non esiste altro. Quello che ci sconvolge è decidere di farsi male (perché bere questo è) fino a morirne e annunciandolo pubblicamente. Ci sarebbe da scrivere un trattato di psico-sociologia adolescenziale ma poi, scorrendo le cronache di questi tempi bui, ci rendiamo conto che il fenomeno dell'autodistruzione è molto più vasto e non riguarda solo i ragazzi, che pure restano la parte della società più debole. Fragile diremmo. L'alcol è un segno dei tempi. Ne abbiamo avuto la dimostrazione uscendo di casa la sera, dalle nostre parti: bar, cantine, vinerie e spacci alcoolici vari, sold-out. Con cinque euro ci si appropria di una sedia e di un tavolo per tutta la sera e si torna a casa brilli. Una sera a settimana, magari non il sabato, è tollerabile, sette sere a settimana diventa patologico e a “partire” non è solo il fegato. Il problema che ci poniamo è quello delle “alternative” possibili che, ovviamente, non sono né le canne né gli sniffi ma un “altro” vero, reale, di vita e di pensiero. E qui si potrebbe aprire un dibattito lungo un'eternità. Siamo disponibili a parlarne.
Non so se qualcuno se n'è accorto, ma Il Nipote è un gran marpione. In evidente combutta con lo “Zione”, e quella parte del Pdl che non se la sente di mollare l'ultima poltrona della sua vita politica, LettaLetta sta disinnescando la restante mina carica rimasta in mano a Silvio: l'Imu. Raggiunto un accordo sull'imposta sulla prima casa e sul congelamento dell'Iva, al Cavaliere non resterebbe nessun pretesto valido per staccare la spina al governo senza essere tacciato di egoismo allo stato puro, di pensare cioè, come sta facendo da vent'anni, più a se stesso che all'Italia. Ironizzando, ieri abbiamo riportato la telefonata, inventata da noi di sana pianta, di Piersilvio al padre nella quale gli diceva che era ora di smetterla perché “hai fracassato la minchia”. Oggi, veniamo a sapere dai giornali, che quella telefonata c'è stata davvero e che a chiamare il Capataz, non è stato solo Piersilvio ma anche Marina, Fedele Confalonieri e perfino Enio Doris, il “Giotto” della finanza. 150 milioni persi in un sol colpo e il meno 7 per cento di valore delle azioni delle imprese di famiglia, hanno turbato profondamente e costretto Silvio a placare lo slancio rivoluzionario della Pitonessa&His Friends. Al termine di questa mattinata, al massimo nel tardo pomeriggio, sapremo com'è andata la discussione sull'Imu al consiglio dei ministri, e se la mediazione di queste ultime ore (notti) è andata a buon fine. Resta il fatto che l'Innominabile ha ringraziato “i morti sono tutti uguali” per le considerazioni in punta di diritto che ha fatto per tentare di salvare il culo di Silvio. C'è già un'agenda operativa. Vedrete, alla fine Berlusconi sarà “agibilitato”, gli sarà concesso insomma di continuare a fare danni. Le dichiarazioni di principio dei pidini, ci ricordano tanto quelle di Andreotti: buone a calmare gli animi ma destinate a perdersi nel mare magnum dell'indifferenza, trascorsi un paio di mesi. 

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