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lunedì 31 marzo 2014

Un bed and breakfest sul Colle dell'Infinito. Perché non un parcheggio a Piazza del Popolo, una distilleria nel Duomo di San Ciriaco e una beauty farm a Palazzo Ducale?

Il Consiglio di Stato ha dato il via libera alla ristrutturazione di un vecchio casale sul leopardiano Colle dell'Infinito da trasformare in una country-house. A parte il fatto che non abbiamo mai visto aggirarsi sul Colle dell'Infinito mucche, capre, pecore e galline, più che una country-house dal gusto vagamente inglese, quello del cottage tanto per intenderci, le intenzioni dei ristrutturatori del patrimonio artistico marchigiano, sembrano più indirizzate verso un bed and breakfast di lusso visto che, considerato il luogo e il valore del paesaggio, non crediamo a una struttura adibita all'ospitalità di studenti e squattrinati globe trotter mondiali. Non sentiamo pianti di poeti né vediamo vesti stracciarsi dopo che la notizia ha fatto il giro degli organi di informazione locali e nazionali. Anzi. Le poche righe lette su qualche quotidiano ci sono sembrate estremamente compiacenti nei confronti di una notizia che non sta facendo gridare allo scandalo nessuno. Stupisce poi la motivazione del Consiglio di Stato che parla di “difetto di motivazioni” da parte della Soprintendenza dei beni artistici e culturali delle Marche, di Italia Nostra, del Fai e perfino della famiglia Leopardi che si erano opposti alla realizzazione del bed and breakfast. In poche parole, tutti questi tutori del nostro patrimonio uniti in un'unica battaglia, non sono riusciti a spiegare al CdS perché quel bed and breakfest non va costruito. Di un paesaggio marchigiano del quale si continua a far scempio senza ritegno, questa sembra l'ultima perla. Non un sit-in, non una manifestazione di protesta, neppure un flashmob per far capire ai proprietari della struttura che forse non è il caso di stravolgere anche quel Colle per “cantare” il quale, a livello mondiale, la Regione Marche spese ben un milione e ottocentomila euro in Dustin Hoffman, uno spot visto, forse, da qualche massaia del New Jersey. Il fatto è che anche la nostra regione segue l'andazzo generale, quello di far spallucce quando a non essere colpiti sono i nostri stretti interessi e non quelli dell'intera comunità. Questi tempi sono diventati talmente brutti, violenti, cinici e volgari che non ci sorprendiamo più di nulla. Detto ciò, invitiamo i cosiddetti costruttori, quelli abili a modificare i piani regolatori secondo le proprie necessità, a investire in altri beni artistici adattandoli alle moderne esigenze di un turismo di massa ottuso e globalizzato. Piazza del Popolo di Ascoli Piceno potrebbe trasformarsi in un parcheggio esclusivo per miliardari russi ubriachi in Limousine. Il Duomo di San Ciriaco in una esclusiva distilleria di erbe aromatiche del Conero e dei Monti Sibillini (gestita ovviamente dai frati) e, perle delle perle, il Palazzo Ducale di Urbino in un esclusivissimo beauty center per brasiliane dal didietro strabordante (evviva il BRIC). Dimenticavamo, vista la passione dei coreani del sud per il turismo religioso, la Santa Casa di Loreto potrebbe diventare lo showroom della nostra industria calzaturiera, unendo così l'utile al dilettevole, il sacro alle... scarpe.




sabato 29 marzo 2014

Quando i sindacati flirtavano con Sacconi

Se i sindacati non esistessero bisognerebbe inventarli. Per noi questo concetto è sempre stato una sorta di assioma. Con il tempo, e soprattutto dopo il ventennio berlusconiano, ci siamo resi conto che la nostra continuava a essere una posizione più “storica” che attuale, più riferita a ciò che i sindacati hanno fatto, piuttosto che non a quello che stanno facendo. Consideriamo ferite, ad esempio, le aperture pro-Sacconi (il marito della capa di Federfarma e dei vaccini anti-aviaria) di Cisl e Uil. Ma ve la ricordate la strategia sacconiana di emarginazione del mondo sindacale, di saccheggio dei diritti dei lavoratori, delle leggi e delle norme favorevoli ai datori di lavoro che hanno approfittato per togliere del tutto il concetto di “sicurezza” dalle fabbriche, dai cantieri, dalle raffinerie, dalle campagne? E ve li ricordate, sempre Bonanni e Angeletti lingua a lingua con Marchionne? Susanna Camusso è sempre stata a guardare, mai un'impennata, una protesta seria, uno sciopero feroce... solo dialettica politica, mai un'incazzatura. Così, a tutelare l'idea di sindacato come dovrebbe essere, è rimasto sempre e solo il Landini, quello che Renzi, non a caso, ritiene l'unico sindacalista con il quale scambiare quattro chiacchiere “perché con Landini io imparo qualcosa”. Non è una questione di pubblicizzazione dei bilanci delle confederazioni sindacali, è il porsi una domanda semplice semplice: “Così come sono strutturati, a cosa servono i sindacati oggi”? Attendiamo una risposta perché noi, pur essendo attenti osservatori della realtà politica che ci circonda, non l'abbiamo ancora trovata.

mercoledì 26 marzo 2014

“Sarò breve e circonciso”... “Coinciso, si dice coinciso”. A Montecitorio va in scena la commedia delle bestialità

Che cazzo di Paese! Uno si aspetta che l'ignoranza crassa, la patente da analfabeta di risulta, sia una priorità della premiata ditta Scilipoti-"Master" Razzi, invece il numero degli abilitati alla castroneria aumenta a dismisura giorno dopo giorno. E non c'è nessuna cura se non un ritorno sui banchi della prima elementare, mentre questi ignorantoni siedono su quelli di Montecitorio. Il fatto. Il presidente di turno della Camera dei Deputati, il forzaitaliota Simone Baldelli, dà la parola al grillino Davide Tripiedi per un intervento personale. Il giovane fivestars esordisce così per dichiarare da subito che il suo sarà un intervento flash: “Signor presidente, sarò breve e circonciso”. Memore dei capolavori stile Ras del quartiere e Eccezzziunale veramente con i quali è evidentemente cresciuto, l'imperbe Tripiedi da un saggio della sua scolarizzazione usando un termine a sproposito, una parola, “circonciso” che nulla ha a che vedere con la costruzione lessicale della sua frase. I colleghi ridacchiano, dando la dimostrazione che sono vere le parole di Beppe Grillo quando afferma: “I nostri deputati sono bravi, seri e preparati”. Tutto poteva, e doveva, finire con una risata rilassante da bar dello sport se non fosse intervenuto il presidente di turno della Camera il quale, pur di far notare l'ignoranza del collega parlamentare grillino, afferma con tono professorale: “Si dice coinciso, quello che ha detto lei è un'altra cosa”. A questo punto, i pochi deputati in possesso di un minimo di conoscenza della lingua italiana, si sono ritrovati a ridere sotto i banchi dove erano scivolati colti da un irrefrenabile attacco di delirio comico. E siccome sia quello di Tripiedi che quello di Baldelli erano interventi istituzionali, non si può invocare neppure l'alibi della licenza poetica perché di poesia, in questo parlamento, ce n'è davvero poca. Questa è una delle ragioni per le quali l'istruzione in Italia è alla canna del gas e, ne siamo convinti da tempo, il motivo principale per il quale i politici non si capiscono fra di loro: usano la parola “circonciso” per significare “conciso”, e il termine “democrazia” per indicare i cazzi loro. 

martedì 25 marzo 2014

Silvio rottama la vecchia classe dirigente di Forza Italia. Verdini, Fitto e Scajola danno di matto

Tutto è legato al 10 aprile, quando i giudici del tribunale di Milano decideranno di che pena deve giudiziariamente morire Silvio Berlusconi. E la questione è talmente delicata che perfino gli avvocati del Sire si sono guardati bene dal presentare al tribunale le “preferenze” del pregiudicato, come avviene di solito quando in discussione ci sono o l'affidamento ai servizi sociali o ai domiciliari. Per Silvio il massimo sarebbe se i giudici optassero per i servizi sociali. Avendo il suo ruolo di leader politico un risvolto sociale non secondario, Silvio potrebbe continuare a fare politica da Arcore, anche se la lista dei visitatori dovrebbe essere comunque approvata di volta in volta dai giudici. Completamente diversa la faccenda qualora i giudici lo inviassero ai domiciliari, provvedimento che ne impedirebbe, di fatto, qualsiasi movimento. In questo caso, il terrore di Silvio di vedersi scippare il partito è evidente e sta assumendo aspetti patologici. Nel mirino la vecchia classe dirigente di Forza Italia, quella composta dal trio Verdini-Fitto-Scajola, che rappresenta anche il vero, potentissimo serbatoio di voti del partito. L'aria che tira è quella di una profonda ristrutturazione di FI che non prevede la presenza attiva dei tre del de profundis. Anzi, il loro siluramento accelererebbe l'arrivo del nuovo cerchio magico, quello composto da Toti, Maria Rosaria Rossi, Francesca Pascale, Dudù e Marcello Fiori che andrebbero a comporre, con altri fedelissimi, il nuovo consiglio di presidenza di Forza Italia (nominato motu proprio da Silvio poche ore fa), 25 membri nuovi di zecca con i cinque restanti, fra cui Fitto e Verdini, in netta minoranza. Con un partito allo sbando, Berlusconi sa che le prossime elezioni europee potrebbero trasformarsi in un delirio collettivo, con il rischio di essere sorpassato dal Movimento 5 Stelle che ieri, per penna di Grillo, ha escluso ogni alleanza con Marine Le Pen. Pronta la risposta della Noire Dame “Veramente nessuno gliel'ha chiesto di allearsi con me”.


PS. Il premier Renzi non ha partecipato alla cena conclusiva del G7. Motivo: “dossier importantissimi da studiare”. La ragione vera era la biciclettata del martedì con Don Matteo.




lunedì 24 marzo 2014

Tanto tuonò che... Le Pen

Chissà se Barroso e Van Rompuy stanno ancora ridendo... L'impressione è che al duo delle meraviglie, abilmente mosso dal burattinaio teutonico, il risultato delle elezioni amministrative francesi di ieri sia rimasto fermo lì, sullo stomaco, incapace di essere sciolto nonostante l'overdose di Digestivo Antonetto che sta lottando disperatamente per sciogliere la mappazza di salsicce, birra e baccalà magicamente mixate a mo' di tappo. Il risultato della “nera” Marine Le Pen era previsto. La euroscettica estrema destra francese ha lanciato un segnale inequivocabile ai ragiunat di Bruxelles e Strasburgo ignari del vento contro che sta spirando un po' dappertutto. E non poteva essere altrimenti perché le immagini della Grecia devastata dalla troika mercantile mondiale, sono ancora vive e parlano di politiche devastanti, moniti terroristi e omicidio nei confronti di una intera nazione. I commercialisti di cui sopra, talmente pieni di sé da non aver capito cosa diavolo stessero combinando, hanno ridotto l'Europa a una enorme macchina burocratica in cui se non fai i compiti a casa (parità di bilancio e conti pubblici a posto), ti becchi una reprimenda che neppure l'essere accompagnato a scuola dai genitori potrebbe rendere meno punitiva. Tutti (o quasi) del Gruppo Bilderberg, tutti (o quasi) massoni, tutti figli (o quasi) di David Rockfeller e dei Rotschild tout court, le teste d'uovo del Vecchio Continente stanno per conoscere una disfatta storica, quella rappresentata dai movimenti contro l'Euro che un po' per populismo, un po' per parlare alla pancia della gente, un po' perché stanchi di vivere obbedendo a regole stabilite da altri, avanzano dovunque sulle note di una marcia trionfale composta ed eseguita dagli stessi capi della UE bancocentrica. L'effetto Le Pen non riguarda, ovviamente, solo la Francia. Il 25 maggio, se continua così, ne vedremo delle belle e tutte rigorosamente “nere”.

L'ineffabile dottor Moretti


La carica dei pendolari disperati

domenica 23 marzo 2014

Ma che bella presentazione...


Da sinistra: Lia Di Tanna (Art Diomar), Vittorio Amadio, Patrizia Rossetti (Sindaco di Castel di Lama) e io, me stesso medesimo

venerdì 21 marzo 2014

Barroso e Van Rompuy ridono. Ma che ...zzo avranno da ridere 'o bacalao e o' rologiaio?

José Manuel Durão Barroso (detto 'u bacalao) è presidente della Commissione Europea da dieci anni, un'eternità. È uno di quei politici che auspica sempre il cambiamento, però degli altri. Per lui quella poltrona vale oro e non ha nessuna intenzione di mollarla. Peccato che, a occhio, prevederne una riconferma è dura, un altro mandato sarebbe insostenibile da un'Europa vecchia, ingessata e richiusa in se stessa come un pisello nel suo baccello. Herman Van Rompuy (detto o' rologiaio) è il presidente del Consiglio d'Europa, il primo da quando, dopo il Trattato di Lisbona, gli stati della UE decisero di dotarsi di un presidente a tempo pieno e non a mandati semestrali. Van Rompuy sconfisse Tony Blair, che come primo atto avrebbe dichiarato guerra ai Papalagi di re Tuiavii di Tiavea, il politico che tutti davano per nominato sicuro, perché era conosciuto come l'uomo della mediazioni impossibili, un grande negoziatore ergo, l'unico che potesse mettere d'accordo 27 stati in una botta sola. Il fatto che da più parti si dicesse che fosse un massone, non impressionò gli europarlamentari e il far parte del Gruppo Bilderberg venne ritenuta da tutti una nota di merito. Ora, lo stracotto Josè Manuel e il bilderberghiano Herman, come Stanlio & Ollio, hanno ripetuto la scena che fu di Sarko e Angelina quando qualcuno nominò Silvio Berlusconi durante una conferenza stampa: hanno risolineggiato al nome di Matteo Renzi. Tutti sanno quanto amiamo Silvio, però quel prenderlo per il culo, ci sembrò un gesto riprovevole, specie per la coppia che più di ogni altro aveva sbeffeggiato l'Europa, la Grecia, Silvio e chi il Capataz rappresentava, cioè più nel male che nel bene, tutti noi.
Il vezzo di ridere sotto i baffi, a Mr. Bacalao e all'Orologiaio dei compromessi impossibili, non passa. In una situazione di merda, qual è quella che stiamo vivendo, i due big europei ridono quando dovrebbero piangere ripensando a tutte le nefandezze commesse in nome del rigore teutonico. Meno male, e lo diciamo senza nessun rimpianto, che Manuel se ne tornerà a cantare il fado nelle cantine di Lisbona e Van Rompuy a fare l'orologiaio, anche se delle rotture di palle impossibili.

mercoledì 19 marzo 2014

Silvio non vota né può essere votato. Cercasi un Berlusconi urgentemente

L'avvocato Niccolò Ghedini (era un po' che non lo si sentiva), si è detto “amareggiato”. Il suo principale invece, si è chiuso in un desolato mutismo. Ieri la Corte di Cassazione ha messo la parola fine sul Berlusconi condannato per frode fiscale, confermando i due anni di interdizione dai pubblici uffici. Il 10 aprile, il tribunale di Milano lo affiderà “in prova”, come uno stagista qualsiasi, ai servizi sociali. Finisce il sogno di Berlusconi di essere il capofila di Forza Italia alle prossime elezioni europee, questa volta, insomma, non ci sarà il suo nome a fare da traino a una lista che senza di lui è come il Barcellona senza Messi, una normale squadra da centroclassifica. In attesa di infilare il suo indice nelle parti intime di Landini, Daniela Santanché (e il di lei compagno Alessandro Sallusti), sta raccogliendo milioni di firme per permettere a Silvio di figurare su quella lista che altrimenti sarebbe un elenco di nomi senza senso buono solo per fare l'appello in una classe di somari. Senza Silvio, Forza Italia vale il 15 per cento, percentuale ragguardevole ma utile a niente. È per questa ragione che il Capataz sta cercando in tutti i modi di convincere uno dei figli, uno qualsiasi, a presentarsi alle elezioni. Uno che si chiami Berlusconi in questo momento è indispensabile, ci ha provato con Marina (niet), con Piersilvio (niet), con Barbara (niet), con Luigi (macché) e perfino con Eleonora ma il risultato non è stato all'altezza delle aspettative, nessuno vuole trascorrere cinque anni della propria esistenza in quella rottura di palle senza fine che si chiama Parlamento Europeo. E la cosa è addirittura di capitale importanza se si considera che, dall'altra parte, tutti stanno facendo i conti con l'attivismo irrefrenabile di Matteo Renzi che sembra uno e trino, un novello san Giovanni da Copertino in possesso del dono della bilocazione. Via via, Matteo li sta oscurando tutti, compreso Beppe Grillo che in questa occasione ha deciso di monetizzare i comizi trasformandoli in spettacoli da Palasport. Cari lettori, se fra di voi ci fosse un “Berlusconi”, è arrivato il momento di farsi avanti. Quel cognome che fino a oggi è stato motivo di derisione, si potrebbe trasformare in una fonte inesauribile di guadagno.

E' con viva e vibrante soddisfazione che sabato prossimo lo presentiamo


Sei mesi di full immersion per una pubblicazione straordinaria. In compagnia di Vittorio Amadio, Marisa Marconi e Mary Amadio. Un grazie particolare a Lia Di Tanna, Paolo e Gianni Roccetti, Pier Giorgio Camaioni e Rossella Borrone. La presentazione, Sabato 22 marzo alle ore 17.00 al Museo Arteon di Castel di Lama.

martedì 18 marzo 2014

Angela Merkel e quel sorriso un po' così a Matteo de' Medici. Bastava non chiamarla “culona inchiavabile”

Ne siamo convinti da sempre, Angela Merkel ama l'Italia e gli italiani solo che, fino a ieri, quelli che le sono capitati a tiro non erano, diciamolo, campioni di “italianità”. Anzi. Il primo è stato Silvio Berlusconi. Le sue gaffe con la Cancelliera tedesca hanno riempito pagine di storia e di giornali di gossip. Il “cucù” di Trieste, la mezzora d'attesa al vertice della Nato sul Ponte sul Reno e infine, la perla delle perle, quel “culona inchiavabile” che Angelina deve essersi legata al dito perché, prima che Cancelliera di una grande potenza economica, è una donna. Subito dopo Silvio il “galantuomo”, è arrivato Mario Monti detto o' Iceberg. Trovarsi di fronte Mario Monti deve essere un'esperienza unica. Il professore incarna l'anti-italiano strutturale: non sorride mai, fa battute senza senso e, ci scommettiamo, stringe la mano con una mollezza tale da denotare una atonia fisica sospetta. Difficile pensare a una cena con lui, men che meno a una serata da trascorrere a birra, wurstel, insalata di patate e rutto libero. Dopo Monti, LettaLetta. Chissà perché abbiamo sempre pensato che la stretta di mano di o' Nipote sia come il tentare di afferrare un'anguilla: rischio scivolosità altissimo. Troppo rispettoso del ruolo, Enrichetto, per essere anche un interlocutore credibile, troppo sottomesso per incarnare il ruolo dell'italiano un po' guascone e un po' paraculo che evidentemente Angela Merkel ha conosciuto durante le vacanze giovanili a Rimini. Poi arriva questo Matteo che ha alle spalle una gavetta di partito simile alla sua, che si attacca male il cappotto ma che stringe la mano con forza e la bacia con le labbra che le sfiorano la guancia, mica guancia a guancia... E la simpatia è immediata perché Angela ama la Toscana, e Matteo toscano lo è davvero, mica come quell'aretino spurio di LettaLetta. Il sorriso della Cancelliera è naturale e spontaneo e Matteo, da quel gran furbo che è lo capisce al volo. Si chiama empatia, non fisica dei Quanti, basta essere “umani” non supereroi machisti o intellettuali per parlare con una donna potente senza dare l'impressione di una virilità messa a rischio dalla forza dell'interlocutrice. Matteo incassa una apertura di credito che, di questi tempi, vale molto più di una messa. In Italia la cosa non è stata presa bene. Invidiosi peggio di un Pupi Avati qualsiasi, politici e giornalisti del Bel Paese hanno iniziato lo smontaggio del kit Renzi/Merkel. Maurizio Belpietro, i cui segugi vanno sempre a caccia di case e di affitti di favore (meno che quando si parla di Brunetta e di Scajola), ha sparato sulla prima pagina del suo giornale, finanziato abbondantemente dallo stato, “Matteo mostraci le ricevute dell'affitto di casa”. Non potendo attaccarsi ad altro, continua il metodo Fini-Boffo che tanta fortuna ha portato al padrone indiscusso della vittima dell'attentatuni, non identificabile nel suo editore che è tutt'altra persona. I destrorsi si sentono minacciati da Matteo e reagiscono come sanno: calunniando. E chi si è accodato alla campagna anti-Renzi di Belpietro? Ma Beppe Grillo, poffarbacco, chi sennò... Dal suo blog ha tuonato “Matteo tira fuori le ricevute dell'affitto”, sapendo che è una cazzata ma dimostrando di avere poche idee e pure confuse. Beppe è straordinario, non sapendo più che pesci pigliare, prima insegue la Lega poi Belpietro. Casa Pound no, quella ce l'ha già in casa portata, e rappresentata, direttamente dal gruppo romano dei pentastelluti. Per oggi basta così. E poi, fanculo ai fasci e ai loro protettori.

lunedì 17 marzo 2014

Matteo Renzi testimonial inconsapevole di Italia1. Quando pecunia non olet

L'immagine di Matteo Renzi “tira”. Su questo non ci sono dubbi. Il de' Medici piace a grandi e piccini e pure alle nonne, visto che cita senza tentennamenti Goldrake e Raffaella Carrà. Piace per la forza comunicativa e il dire “se sbaglio la colpa è mia”, “se non trovate i soldi in busta paga sono un buffone”. La gente, alla canna del gas, un po' è costretta ma un po' gli vuole credere. Se n'è accorto anche Beppe Grillo che, ormai certo di non poter più fregarsi elettori al Pd, si sta rivolgendo a quelli della Lega, gli piace sparare sulla Croce Rossa. E che l'immagine di Matteo “tiri” se ne sono accorti anche gli strateghi della comunicazione delle reti Mediaset, soprattutto quelli di Italia1, il canale più giovanilista del gruppo. Insomma, mentre Brunetta, Toti, la Gelmini e la Santanché continuano a sparargli addosso raffiche di pallettoni dum-dum, Italia1 lo elegge testimonial della sua programmazione, per la serie non proprio da educande “pecunia non olet”. Niente di preparato in studio, per carità, i creativi hanno preso le sue conferenze stampa, le hanno mixate fino a quando Matteo dice: “Vogliamo rottamare il pomeriggio noioso”, frase tratta paro paro dall'ultima conferenza stampa. Il bello è leggere le parole di Luca Tiraboschi, che di Italia1 è il direttore, il quale paragona Matteo Renzi a un “patrimonio nazionale e quindi di tutti”, più e meglio del suo padrone. Qualcuno può pensare che il Sindaco si offenda e chieda il ritiro dello spot? Ma quando mai! Secondo noi sta già facendo il conto dei voti.

sabato 15 marzo 2014

Silvio: “Alle europee mi candido in 5 circoscrizioni”. D'Alema in corsa per un posto da Commissario UE

Inguaribile Berlusconi. Telefona a una convenscion di venditori di Forza Silvio, ai quali ha appena aggiornato il kit del campionario, per dire: “Tranquilli, mi candido alle elezioni europee in cinque circoscrizioni perché da solo porto a casa 3 milioni di voti”. Silvio sta alzando il tiro contro la magistratura che il 10 aprile dovrà stabilire se mandarlo ai servizi sociali o ai domiciliari nella residenza dorata (ma stretta) di Arcore. Incurante di tutto ciò, il Capataz spera nella sentenza del Tribunale europeo che, secondo lui, lo scagionerà fino a permettergli di riprendere una vita quasi normale. E, tanto per far capire a suocera cosa la nuora intende, ha dichiarato: “Sarebbe vergognoso se mi mandassero ai servizi sociali”. Infatti. Silvio ha ragione. Considerato che, estero a parte, si muove più e come meglio gli aggrada, i domiciliari sarebbero la soluzione migliore. Ma quando mai si è visto che un condannato definitivo in terzo grado se ne va a fare campagna elettorale in Sardegna con tanto di scorta pagata dallo Stato? È iniziato il disgelo pernicioso fra Massimo D'Alema e Matteo Renzi. I due fanno boccucce, si accarezzano, si complimentano a vicenda, mandano segnali di pace e di amicizia imperitura. Le elezioni europee sono alle porte e a Massimo di stare senza far niente non piace proprio. Dopo essere stato trombato (nel peggiore dei modi) da Berlusconi per la candidatura a “ministro degli esteri europeo”, D'Alema sta puntando decisamente su Matteo per portare la sua lunga e larga esperienza di statista nella UE. Lo dicemmo allora, lo ripetiamo oggi. Sono stati tanti e tali i danni che D'Alema ha fatto in Italia, che togliercelo dalle scatole per cinque anni, fino alla pensione, non può essere che cosa buona e giusta. Trovare 101 zozzoni in Europa è un po' più difficile che reperirli in Italia, dove il voto, di solito, vale tanto al chilo.

venerdì 14 marzo 2014

Le perversioni dei forzaitalioti. Arrestata la “dama bianca” dei voli di stato di Berlusconi

C'è qualcosa di strano, diremmo di perverso, nella destra forzaitaliota che ha accompagnato, governandoli, gli ultimi venti anni della storia d'Italia. C'è la sensazione che stando al potere, anche se raggiunto democraticamente attraverso elezioni comunque drogate dallo strapotere dei media per casalinghe e pensionati, qualsiasi cosa sia permessa, ogni reato lecito, ogni violazione delle regole sacrosanta sulla base del “sono stato eletto dal popolo”. C'è qualcosa di strano, diremmo di perverso, nella destra tout court che ci ha sgovernato per vent'anni; qualcosa che sa di sesso a gogò, di machismo esasperato, di un marciume che non prevede il rispetto di alcunché se non il proprio, intoccabile piacere. “Non lo fo' per piacer mio...”, dicevano le suore che cadevano nel baratro dell'orgasmo mistico, “ma per piacere a Silvio”, dicevano le deputate e senatrici del berlusconismo. Senonché, intruppata dopo intruppata, siamo arrivati al momento in cui tutti i “pentoloni si sono scoperti”, come amavano dire alcuni amici un secolo fa, e la brodaglia che è venuta fuori parla di violazione sistematica di tutte le regole politiche e umane. Roberto Saviano, subito dopo l'arresto di Federica Gagliardi (assunta alla Regione Lazio da Renata Polverini), ha scritto: “I trafficanti usano spesso voli diplomatici. I voli di Berlusconi le servivano a questo”? È scoppiato un casino tanto che Luca D'Alessandro, forzaitaliota doc, ha scritto: “Se Saviano scrive libri con la stessa superficialità e leggerezza con cui, pur di attaccare Silvio Berlusconi, spara queste idiozie, vestendole come gravissime quanto false insinuazioni, stiamo freschi”. Caro D'Alessandro, siamo stati al fresco dell'ombra perversa del suo Capo per tanto tempo, ci lasci scaldare alla luce di un sole più pulito. 

giovedì 13 marzo 2014

FI, Lega, M5S e FdI: gufi, peracottari, pressappochisti e nullafacenti. Ma i bluff, come i nodi, vengono sempre al pettine

I più spiritosi sono, come accade spesso, quelli del M5S ai quali comincia a mancare davvero il terreno sotto i piedi. Della conferenza stampa del de' Medici hanno detto: “Renzi è come il pesciolino rosso delle sue slide. Non ha nulla da dire anche se apre la bocca. E infatti in conferenza stampa è partito, significativamente, dalle cose di cui non avrebbe parlato. Per il resto, il suo piano per il lavoro e l'economia è fuffa allo stato puro". Peccato che il commento venga da chi preferisce guardare le partite di calcio sul computer piuttosto che partecipare ai lavori d'aula, altrimenti sarebbe più credibile. I pentastelluti si svegliano solo quando ci sono cartelli da brandire ad usum televisivo, per il resto non si è ancora capito cosa stiano a fare a Montecitorio e a Palazzo Madama dopo aver minacciato di aprirli come scatole di tonno. Il secondo più spiritoso è stato Gnazio La Russa, il leader della lista civetta messa su per catturare un po' di voti dei destri: “Bravissimo Renzi che si vede che ha imparato molto da Silvio Berlusconi. Alla fine però, non capivo più se stava parlando il presidente del Consiglio o l'ottimo Giorgio Mastrota mentre vendeva materassi. Ma almeno nelle televendite c'è il 'soddisfatti o rimborsati'”. Non poteva essere meno sarcastica la camerata di partito, quella che sembra reduce da una giornata di vendite tarocche a Porta Portese. Ha detto Giorgia Meloni: “Valuteremo dalla reale qualità delle pentole se acquistarle. Speriamo di non doverci accorgere, quando non saremo soddisfatti, che non ci sono più i soldi per essere rimborsati”. E mentre la pace con i sindacati diventava effettiva, si materializzavano sgravi effettivi nelle buste paga dei lavoratori, si tagliava l'Irap, si aumentava la tassazione sulle rendite finanziarie, ecco apparire Renatino Brunetta, il Nobel per l'economia in pectore che dava, ai suoi tempi, dei mangiapane a tradimento a tutti i lavoratori dello stato meno, ovviamente che a se stesso, baby-pensionato (e non è una battuta, l'altezza non c'entra). Ha detto Brunetta: “Conferenza stampa di chiacchiere, di slides e di figurine. Non c'è un testo, non c'è un numero, non c'è un provvedimento. Nulla di nulla. Imbarazzante”, dimenticandosi dei litigi letali per l'Italia, portati avanti per mesi con il suo avversario di sempre, Giulietto Tremonti detto “Mimì la tisica”. Ultimi, ma non in ordine di cazzate, i baluba leghisti che dovrebbero, almeno, avere il buon senso di tacere visto che, grazie a Renzi e a Berlusconi, potranno continuare a essere rappresentati in Parlamento. Il salva-Lega, infatti, grida ancora vendetta al cospetto di Adolf Hitler.


PS. Enrico LettaLetta, detto o' Nipote, non ha partecipato alle votazioni sull'Italicum. Il popolo-cittadino se ne farà una ragione.

mercoledì 12 marzo 2014

Venticinque anni fa Internet. E avanza la crassa ignoranza della Lega

Avremmo voluto dedicare le poche righe del post all'inventore del www. 25 anni fa, nel 1989, Tim Berners-Lee, informatico inglese, propose il progetto globale sull'ipertesto. Nacque il www e tutti sappiamo com'è cambiata la nostra vita quotidiana. Ma poi i giornali di oggi ci danno una notizia che non possiamo non riportare e commentare perché ogni occasione deve essere utile per combattere l'ignoranza e il razzismo. La leghista Maria Teresa Baldini, eletta consigliera regionale della Longobardia nella Lista Maroni, ha proposto un emendamento che attualmente è in discussione in commissione sanità della Regione fra i suggerimenti relativi al prossimo programma di lavoro della Commissione europea. Si parla di “sicurezza alimentare nella distribuzione di alimenti nelle mense” e la consigliera, mogia mogia quatta quatta, ha deciso di inserire le seguenti righe: “Con particolare attenzione alle problematiche infettive dovute anche all'impiego di personale immigrato nei processi di distribuzione e somministrazione di alimenti negli ambienti scolastici, sanitari e socio-sanitari”. Dunque, secondo la maroniana Baldini, gli immigrati sarebbero portatori di pericolosi bacilli infettivi, per questa ragione, nel caso in cui operatori extracomunitari delle mense dovessero entrare in contatto con cibi e alimenti, il rischio di una pandemia totale e letale sarebbe altissimo. In questo paese, giocare sulla paura del diverso è diventato un Risiko insopportabile tanto che, in alcune fasce sociali, quella stessa paura si sta trasformando in terrore. Ma in questo caso, la semplice propaganda (le elezioni europee fra poco più di un mese), si sta trasformando in pericolosa e perniciosa ignoranza. Non bastava Borghezio con le bombolette di antiparassitario sui treni, ora ci si è messa anche la consigliera Baldini. Il tutto mentre il Parlamento, così restio alle quote rosa, sta mettendo a punto l'emendamento salva-Lega nella prossima legge elettorale. Non occorre tirar fuori nessuna morale perché questa, cari amici, fratelli, compagni e semplici conoscenti, non è una favola.

martedì 11 marzo 2014

Evviva lo Stato Pontificio (sic!)

Il PD è un partito autolesionista, non c'è più nessun dubbio. L'anima vera del “sogno” di Prodi è costituita da zozzoni inneggianti al “o con me o contro di me”. Intolleranti verso ogni regola democratica che non sia la loro, mascherano il tradimento da “coscienza” e la viltà da dissenso. Lontani mille miglia dai problemi reali della gente, asserragliati nel loro fortilizio come i tartari nel deserto, non appena sentono puzza di privilegi in scadenza, si mascherano dietro al voto segreto per silurare domineddio, e non c'entrano nulla le quote rose. Sapete, a loro delle quote rose non frega una mazza... eppure, la situazione è chiara. Vabbè che in questo paese i sondaggi hanno la stessa durata di mezzo giro di valzer, però i numeri sono impietosi. La coalizione di centrodestra è saldamente in testa, il M5S è in costante, sensibile aumento. Se si andasse a votare domani, il rischio di un ballottaggio Grillo/Forza Italia non sarebbe poi così lontano dalla realtà. Le prossime elezioni europee costituiranno il punto massimo di rottura all'interno di un partito che, semplicemente, non esiste. Basterebbe prenderne atto e agire di conseguenza. Il tutto, mentre il nostro “amico” Buonanotte/Buonanno si veste di bianco e il marito di Alessandra Mussolini risulta indagato come cliente del giro di baby squillo dei Parioli. Tutti contro tutti e tutti contro Renzi, per la serie: i privilegi non moriranno mai. Quasi quasi, considerato chi siede sul Soglio di Pietro, un ritorno allo Stato Pontificio non sarebbe male, vero Beppe?  

lunedì 10 marzo 2014

Renzi-Paperino. Ma non è detto che la 313 vada sempre a sbattere

Ce l'hanno tutti con lui e la cosa è quantomeno sospetta. I media non lo difendono né hanno intenzione di farlo. I sindacati, compresi quelli affini, già parlano di sciopero. I privilegi sono duri da abbattere, soprattutto se se ne gode. Matteo-Paperino sembra essere circondato da un'aura di sfiga, quella brezza che ti fa toccare le palle quando l'avverti spirare. Nell'Italia delle arti, dei mestieri e delle rendite di posizione, uno come lui fa paura. Lo sanno tutti che ha dovuto accettare compromessi così come parlamentari e boiardi, dirigenti e paradirigenti, primari e comprimari sanno che se dovesse andare avanti, beh, un po' di terreno sotto i piedi gli verrebbe a mancare. Lo sa perfino Beppe Grillo che, persa ogni battaglia sul fronte interno, intento a tappare i buchi di una dissennatezza senza confini, ha preso a parlare di ritorno al Regno Sabaudo, a quello Borbonico e al Granducato di Parma, per la serie, cervello vuoto-sinapsi in pappa. Noi un'idea ce la siamo fatta. Renzi ha iniziato a rompere i cabasisi a tutti, compreso Vittorio Feltri. E questo non è un male né una nota di demerito. Anzi. Si stanno rivoltando anche quelli che non troveranno una straccio di strapuntino nell'Italia che verrà: vecchi, sono vecchi. E vadano a fanculo.

sabato 8 marzo 2014

Scoppia il “caso” Boschi, poco incline alla satira, per nulla alle buone maniere

Le scarpe della Ministra alla Leopolda
Daniela Santanché sa che quando ci capita di attaccarla, com'è accaduto due giorni fa, lo facciamo per le stupidaggini che dice, mica perché è donna. Idem Mariastella Gelmini, che le battute se le va a cercare (il traforo Gran Sasso-Ginevra è un must da satira imperitura), idem Micaela Biancofiore che, a puttanate, è preceduta solo da Renatino Brunetta, il che la dice tutta. Ora, del tutto inaspettato, arriva il risentimento pernicioso, un astio sinonimo di acredine, messo nero su bianco da Maria Elena Boschi che mal sopporta qualsiasi accenno alla sua persona-donna, satira compresa, non comprendendo che il ruolo di ministro che occupa l'ha fatta salire agli onori della cronaca con annessi e connessi. Dopo l'imitazione che le ha fatto Virginia Raffaele a Ballarò, la ministra ha dato fuori di testa, proprio come una Prestigiacomo qualsiasi. Non solo, ha preso carta e penna e scritto una lettera di fuoco alla presidente della Rai, chiedendole se la satira su di lei fosse da considerarsi “servizio pubblico” o dileggio. L'impressione che ricaviamo da questa alzata di genio senza capo né coda, è che la ministra Boschi rischia di diventare una vera e propria mina vagante per il governo Renzi, e che invocare l'intoccabilità del ruolo occupato, riporti agli anni bui del berlusconismo, quelli dell'Editto bulgaro. D'altronde, se il suo capo va a fare il Kim Jong Un nelle scuole di Siracusa, lei può anche permettersi di scrivere, in aula a Montecitorio, questo biglietto a Dorina Bianchi, la “mite” collega del NCD che aveva appena finito il suo intervento a favore della parità di genere nelle liste elettorali: “Se passa l’emendamento che hai difeso, salta tutto e si va a votare. Voglio vedere dove prendi i voti per essere eletta”. A questo punto, la incazzosissima Nunzia De Girolamo, nuova capogruppo del NCD, si è alzata precipitandosi sul banco del governo dove, con il biglietto ancora in mano, ha detto alla Boschi: “Ma che sei scema?” Alla Boschi, che non sopporta di essere considerata più bella che intelligente, evidentemente dopo una settimana in cui ha difeso in aula i quattro indagati del PD, discusso per ore di legge elettorale con Verdini ed essere stata richiamata all'attenzione da Micaela Biancofiore, devono essere saltati i nervi. Giovane e in carriera sì, ma quanta inesperienza, gentile e scortese ministra.

venerdì 7 marzo 2014

Cosa è cambiato? Renzi “Gattopardo” con l'aggravante del culto della personalità

Il ministro Poletti ci dice che da “luglio sono a rischio i soldi per la cassa integrazione in deroga”. Cosa è cambiato? Olli Rehn ci bacchetta ancora non tenendo conto dei “fondamentali” italiani migliori, addirittura, di quelli tedeschi. Cosa è cambiato? La disoccupazione è lì, immobile, coerente, indifferente al bello al giovane al brutto all'intelligente. Cosa è cambiato? Pompei crolla e non si riescono a spendere i soldi che la UE ci ha mandato. Cosa è cambiato? Il vestito della Boschi è sempre lo stesso, lei lo sa che mette in risalto alcune doti fisiche figlie non di studi ma di madre natura, e quindi continua. Cosa è cambiato? I soldi a disposizione per il “rilancio” sono sempre 10 miliardi. Cosa è cambiato? Pensandoci bene però, una cosa, oltre alla targhetta sulla porta del primo ministro, è cambiata. Antonio Gentile, sottosegretario appena eletto del NCD, neppure indagato, si è dimesso. Quattro, diconsi quattro sottosegretari del Pd, tutti indagati, non solo non si dimettono ma sono stati difesi a spada tratta dalla Boschi di cui sopra. Si tratta di Francesca Barracciu (peculato), Umberto del Basso de Caro (rimborsi non rendicontati alla Regione Campania), Vito De Filippo (filone lucano di rimborsopoli) e Filippo Bubbico (abuso d'ufficio). Qualcosa è cambiato tanto che Alessandro Sallusti sulle pagine del Corriere dei Piccoli, ha dato il benvenuto a Matteo Renzi nel gruppo dei garantisti. Matteo ha ovviamente ringraziato, e per sentirsi come noi quando guardiamo “Il gladiatore”, se n'è andato in una scuola di Siracusa per sentire ripetere il suo nome ad libitum da una banda di ragazzini infoiati per le ore di lezione perse con il presidente del consiglio. Qualcosa è cambiato: nulla.

giovedì 6 marzo 2014

Il Nobel per la Pace a Putin come l'Oscar a Checco Zalone. Ma che siamo su Scherzi a parte?

Almeno uno fa ridere”, ci ha risposto un amico quando abbiamo provato ad avanzare questo parallelismo azzardato nei termini e nella sostanza. A parte il fatto che a noi Checco Zalone più di un insano attacco di prurito da rabbia canina non ci ha strappato, di risate poi manco a parlarne, l'aver saputo della candidatura di Vlady Putin al Nobel della Pace, questo sì, ci ha scatenato una risata frenata solo dal nostro essere perdutamente tabagisti. Il Nobel per la pace a Putin sarebbe come quello per la fedeltà dato a Hollande, per la protezione di minori a Silvio, per l'intelligenza a Alfano, per l'umiltà a Renzi. Ma come viene in mente, ai diplomatici cortesi della commissione per il Nobel della Pace di inserire Vlady nelle nomination? Ma che sono al Grande Fratello? Passi Papa Francesco che tra una telefonata e l'altra, un bacio e un abbraccio ai bambini, viaggiare in utilitaria e rifondare lo Ior, almeno qualche simpatia se l'è guadagnata, ma il Nobel per la Pace a Putin, qualora dovesse verificarsi, sarebbe lo svilimento totale e assoluto del termine “pace”. Il mandante delle pistolettate in faccia alle giornaliste non allineate, il protettore di Assad e di Kim Jong Un, il massacratore di georgiani e ceceni si ritroverebbe così, di punto in bianco, a incassare un bel assegno e a diventare un simbolo di umanità al pari di Madre Teresa di Calcutta e della Croce Rossa. La sensazione che ricaviamo da queste notizie è di totale sperdimento. Una volta, gli svedesi premiavano Rigoberta Menchu e Albert Schweitzer, Martin Luther King e Aung San Suu Kyi, oggi, più modestamente, premiano l'Unione Europea, Barack Obama e Jimmy Carter. Non c'è più nessuno che meriti un premio tanto ambito, quindi si ricorre alle scartine. A meno che... a meno che gli svedesi non temano di essere invasi dall'Armata Rossa, che non è solo il coro che accompagna Toto Cutugno, ma (ancora) un'autentica macchina da guerra. Ergo, meglio prevenire.

mercoledì 5 marzo 2014

Danielona ovvero, la stupidità delle domande sceme

Domandare “perché” è tipico dei bambini, quasi un incedere in attesa di diventare grandi e dare risposte invece di fare domande. Crescendo, chiedere “perché” è sinonimo di curiosità, guai a non esserlo, guai a lasciarsi scorrere il mondo addosso senza cercare di capire. “Domandare è lecito, rispondere è cortesia”, dice un vecchio adagio. A noi ci capita sempre più spesso di essere scortesi, di non rispondere perché non c'è niente da dire. Ormai grazie a Internet siamo in grado di dare risposte a domande apparentemente di una complessità mostruosa. Se non basta la Rete ci rivolgiamo agli scienziati, madonna quanti ce ne sono, di tutte le razze e risme, qualcuno con il bollino dop altri con quello blu di Chiquita: una risposta val bene una banana. Poi ci sono domande alle quali non si può non rispondere, ma per una ragione, perché sono capziose, settarie, fuorvianti, da campagna elettorale 365 su 365 (giorni) e sinonimo di presa per il culo colossale, quindi: intollerabili.
Domanda Daniela Santanché dopo una breve introduzione: "Vergognosa la decisione del tribunale di Milano. Dovrebbero spiegarci quali motivazioni inducono a negare il permesso al leader del maggiore partito di centrodestra a recarsi a Dublino il 5 e 6 marzo in occasione del congresso Ppe, con le elezioni Europee alle porte. La mia è molto chiara: che certi magistrati continuano a fare politica, calpestando l'ordinamento. Dobbiamo reagire, anche per salvaguardare la tripartizione dei poteri, prevista dalla nostra Costituzione". Onorevole Santanchè, la risposta è semplicissima. Silvio Berlusconi è un pregiudicato condannato in via definitiva, dopo tre gradi di giudizio, dalla Corte di Cassazione. Un condannato che inizierà a scontare la pena dopo tempi biblici dalla sentenza (alla faccia della magistratura comunista), e al quale è stato intimato di riconsegnare il passaporto, non può recarsi all'estero. Questo è uno di quei casi in cui la legge è uguale per tutti, anche per il suo capo. Risposta semplicissima, onorevole, non è la fisica dei Quanti.

martedì 4 marzo 2014

Lo strano concetto di solidarietà di zar Putin. E la Russia minaccia di abbandonare il dollaro come unità di cambio

Non soddisfatto di far sparare in faccia ai giornalisti non allineati, zar Putin sta dimostrando di avere, proprio come i suoi predecessori, uno strano concetto di solidarietà baltica. La Russia, già Unione Sovietica, non perde infatti tempo a dare una mano agli amici e sodali della ex Europa dell'Est, testimonianza di un cuore grande e di un concetto di libertà e autonomia dei popoli e delle genti veramente smisurati. I compagni ungheresi avevano difficoltà a tenere sotto controllo il vento di libertà che spirava a Budapest? Ecco i carri armati sovietici che in un amen ripristinavano l'ordine costituito. I compagni cecoslovacchi si volevano bere una birra in più al giorno? La CCCP non poteva permettere il dilagare della cirrosi epatica in un paese vicino, e i carri armati servirono a impedire una strage alcoolica. Non potendo “aiutare” la Polonia con i tank, preferirono appoggiare un colpo di stato, a Roma avevano appena eletto un papa polacco, sarebbe successo un casino. Così, fra un aiuto al Vietnam del Nord, uno alla Corea (sempre) del Nord, un altro alla Georgia, un altro ancora alla Cecenia, ricatti petroliferi sparsi all'Ucraina e alla Bielorussia e del gas all'Uzbekistan, Vlady continua a tenere sotto controllo tutto l'ex impero staliniano, alla faccia della Glasnost gorbacioviana e della caduta di un Muro di Berlino che se fosse stato per lui, non avrebbe mai permesso di picconare. Basta una parola per far scattare l'aiuto. Basta che qualcuno dica “fascista” che Putin parte a razzo e, novello Speedy Gonzales, rimette a posto le cose. Che poi i manifestanti che smanichettano su Facebook e Twitter tutto siano meno che fascisti, poco importa, i confini di Madre Russia sono “delicati”, quasi quanto quelli di Israele che invece di invadere i territori palestinesi, costruisce muri e fanculo. L'invasione della Crimea (che pure qualche ragione potrebbe esserci, ricordate il Kossovo?), ha causato una sollevazione mondiale di proporzioni colossali. La Merkel non vuol sentire parlare di Putin neppure davanti a un piatto di würstel, la Gran Bretagna ha momentaneamente sospeso ogni rapporto, la Francia, attraverso Hollande, ha detto “parbleu!”, l'Italia tace sennò Silvio (e l'Eni) s'incazza mentre l'America ha alzato la voce. I Russi però non hanno fatto una piega. Anzi. Il ministro del tesoro ha fatto sapere a Obama che se non si farà i cazzi suoi, la Russia non farà più affari in dollari. Il dollaro, insomma, non sarà più la moneta base di cambio con il resto del mondo. Fermo restando che con il rublo zar Putin non farebbe affari neppure con la Corea del Nord, resta da vedere quale sarà la reazione americana perché, cari amici e fratelli, non è che gli USA siano proprio mammole. O no?

domenica 2 marzo 2014

E' con viva e vibrante soddisfazione che...


Ritratto di famiglia in un governo. Il cast


Con: Graziano Del Rio, Angelino Alfano, Pier Carlo Padoan, Roberta Pinotti, Stefania Giannini, Federica Guidi, Maria Elena Boschi, Federica Mogherini, Beatrice Lorenzin, Marianna Madia, Andrea Orlando, Dario Franceschini, Gianluca Galletti, Maurizio Lupi, Giuliano Poletti, Maria Carmela Lanzetta, Maurizio Martina