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mercoledì 24 febbraio 2016

L'Italia dell'apparenza. Il diavolo veste sempre Prada

Se ti dicessi, “Non votiamo le tue cose perché non sono leggi ma malefatte”, e lo dicessi partendo da un principio inderogabile fatto di mani e cuori puliti, ti daremmo ragione. Anzi. Ti seguiremmo dovunque, perché sul concetto di onestà non si transige. Dicendo no a tutto e a tutti, dimostreresti in modo chiaro, alla Lapalisse, che con questa classe politica non hai e non avrai mai nulla a che spartire. Non ci crederai, ma ti daremmo ancora ragione. Non si dice sì a chi distrugge per decreto la dignità del lavoro. Non si dice sì a chi tratta i voti di Denis Verdini come una benedizione e non invece per quello che sono, escremento maleodorante. Non si appoggiano le leggi di un governo messo in piedi con chi, in questi anni, si è dato da fare con leggi e decreti per salvare il Lenone, e di qualsiasi provvedimento venga approvato se ne prende il merito restando miseramente al 2 per cento. Non ci si confonde con gentaglia e il problema non è sporcarsi le mani, ma dimostrare semplicemente coerenza.  Di tutto ciò, però, se n'è persa traccia. E allora, la simpatia che nasce spontanea con il tuo modo di voler essere duro e puro, si trasforma in rabbia e ci rendiamo conto che sei solo “chiacchiere e distintivo”. Prima te la prendi con i migranti, poi occhieggi alla mafia, poi lasci soli i tuoi adepti, poi dici che i rom ti fanno un po' schifo, poi dici di essere d'accordo con i diritti civili ma fai del tutto per segarli, dando la responsabilità, come sempre, agli altri. C'è un provvedimento da votare, si tratta di rispetto non di un subappalto dell'Anas. 
Ci sono decine di migliaia di persone in attesa che qualcuno le faccia sentire cittadini e non sottospecie umana. C'è il desiderio in questo Paese, di rompere finalmente la subalternità storica con la Chiesa. Lo dice il Papa “Non mi interessano i fatti della politica italiana” ma Giovanardi no, anche perché lui un po' Papa si sente. Anzi, un baluardo. C'è una legge, la cosiddetta Cirinnà, che è già il risultato di una mediazione a oltranza. Affermi che la voterai nella sua interezza, perché se si dovesse cambiare una virgola, tu non la voterai più. Il testo lo hai recepito in toto, nessun passo indietro quindi, e diventiamo finalmente un Paese normale. Poi, accade che il tuo programmatore preferito lasci libertà di coscienza proprio sul punto parificante della legge, quello sulle adozioni. E si comincia a sentire aria di bufala. Troppe volte hai detto sì che nel giro di una manciata di ore sono diventati no. È giusto non fidarsi, tu lo faresti? Di più. Se hai detto di voler votare la legge così com'è, perché non approvi il canguro che permetterebbe di mantenerla intatta e, successivamente, votarla come hai detto di fare? C'è qualcosa che non torna. Basta sentire il trio Lescano per rendersene conto. Dopo aver mentito spudoratamente sull'affaire Quarto, cercano di intorbidire le acque con giri di parole che non hanno senso. Fisiognomicamente glielo si legge in faccia che mentono, perché sanno di mentire, perché sono un partito normale di un Paese anormale in cui, per dirla tutta, ha vinto Alfano che ora dice di voler cambiare ancora. Eppure da vecchio democristiano dovrebbe sapere che in politica voler stravincere equivale all'inizio della sconfitta. Pensate, perfino i DC erano consapevoli che non potevano vincere su tutto. Se n'era accorto anche De Gasperi con la legge truffa, ma Alfano no. Volete sapere perché? Perché fa parte di un governo il cui leader dice che i voti sono come il denaro, non puzzano. La legge sulle unioni civili torna a essere, arrivati a questo punto, un altro esercizio di stile democristiano, quando i “titoli” dei provvedimenti erano roboanti ma dentro non c'era nulla. E, sull'apparenza, l'Italia ha costruito il suo destino. È proprio vero che il diavolo veste Prada.

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