A
volte il mondo non gira per il suo verso naturale ma va
all'incontrario, come il treno di Paolo Conte. Un movimento che ai più appare impercettibile, ma un occhio e un cuore attento lo
vedono, lo sentono, lo vivono. Questo è uno strano post di fine
estate. Oddio fine estate mica per tutti. Io ho lavorato e quindi mi
spetta almeno un giorno al mare a settembre, quando si è in pochi,
quando non ci si brucia, quando i bambini stanno all'asilo e a scuola e le mamme
non urlano, quando l'extracomunitario lo fermi tu e in cinque minuti
ti racconta la sua vita per un accendino. Il mare di settembre è una
favola. Dove vado io poi, la favola la vivi insieme ai gabbiani e la
mente si libera di tutti gli orpelli e i luoghi comuni che ti hanno
reso invivibile l'estate affollata e caciarona che hai appena
visto scorrere. Le scosse di terremoto che continuano a un ritmo decisamente
insopportabile, ti scuotono un po', poi pensi alla gente del piceno e
del reatino e ti dici che va bene così, che poteva andar peggio, che
puoi continuare a cantare Azzurro finché il cielo lo è. Anche
questa estate ho vissuto sentendomi accerchiato dall'imbecillità, a
questo punto penso sia un vezzo ma non lo è, è semplicemente la
realtà. Sono circondato da menti sottilissime che scendono talmente
tanto in profondità (parlo di pensieri), che corrono il rischio di
affogare nella vasca da bagno. Da gente che si definisce “strana”
e mentre te lo dice raggiunge l'orgasmo perché “famolo strano”
non è solo una battuta di Carlo Verdone. Da accattoni della cultura
che come la nominano, fanno la boccuccia a culo di gallina, veri e
propri sfigati della rincorsa a capire. Da quelli che capiscono tutto
loro, fanno tutto loro, riparano tutto loro e ricordano Berlusconi e
il “ghe pensi mi”, esseri onnipotenti che avrebbero bisogno di
due calci nel culo. Da quelli che leggono un romanzo e quando gliene
chiedi la trama non ricordano neppure l'autore, l'ambientazione, almeno il nome del personaggio principale. Da quelli che si
incasinano la vita come se la vita non lo fosse già di per sé, e
inventano storie parallele, mondi paralleli, mali paralleli,
esistenze parallele, spiagge parallele perché in questo non sanno
proprio viverci. E' uno stupido post di una stupida fine estate. Meno
male che ci sono le nuvole e a settembre sarà possibile inseguirne
un po'. Le nuvole, cari amici e semplici conoscenti, non mentono mai, non fanno domande, non pretendono risposte.
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lunedì 29 agosto 2016
lunedì 22 agosto 2016
C'è chi dice no (e spinge violentemente a votare sì). Baffetto all'attacco
Il
Presidente del consiglio dovrebbe mettere mano quanto prima alla sua
squadra di comunicatori i quali, poverini, non ne hanno azzeccata una
e continuano a farlo. Sbagliare è umano, perseverare democristiano,
cambiano i tempi, cambiano i proverbi ma i suoi ghostwriter
balbuzienti dovrebbero capire che al di là delle parole occorrono i
contenuti, altrimenti si bluffa e si rende un pessimo servizio al
committente. Trump, ad esempio, ne ha fatto fuori una decina. Il suo
caso però, è quasi disperato; come si fa a nascondere un debito
d'impresa di 650 milioni di dollari dopo aver “comunicato” al
mondo di essere il più grande uomo d'affari? E come si fa a
nascondere di aver fatto ricorso ai nemici storici per qualche email
in più? E come si fa a chiedere il voto agli afroamericani dopo
averli picchiati brutalmente ai suoi comizi? Ci vorrebbe un genio ma
Trump, di geni, non ne ha e speriamo faccia la fine che merita:
essere dimenticato al più presto dalla storia. Ma torniamo a noi.
Vota no la destra berlusconiana. Silvio, che di trappole se ne
intende, voleva tirarne una anche a Renzi (il Nazareno), ma gli è
andata male perché non aveva previsto che una parte del suo
non-partito, aveva più voglia di poltrone che di idee. Salvini e la
Meloni votano no a prescindere, loro votano sì solo quando sono al
governo e possono investire in diamanti, il resto è noia, compresa
la politica contro i baluba quando i baluba veri li hanno in casa.
Quello del M5S è l'unico no che comprendiamo. I pentastellati
sentono odore di vittoria e vorrebbero che la legge elettorale
restasse la stessa, quella che prevede il premio di maggioranza al
partito e non alla coalizione. Vincendo il no, Renzi si indebolirebbe
e anche se ha detto che si voterà nel 2018, la perdita al referendum
di ottobre/novembre/dicembre rappresenterebbe un colpo di karate al
collo, con tanto di strada spianata al monocolore M5S.
“Baffetto”
voterà no, anche lui come Salvini e la Meloni, a prescindere. Colui
che ha fatto il Presidente del Consiglio senza essere eletto (ricorda
qualcuno?), che si è alleato con Kossiga e Mastella per fottere
Prodi, che non ha mai digerito il PD, che ha perso tutte le elezioni
alle quali ha partecipato, che aveva messo la bocca sul ministero
degli esteri europeo per finire miseramente trombato, quello che si
definisce il politico italiano “più intelligente di sempre”, si
porta appresso talmente tanto rancore che, pur di vedere Renzi in
ambasce, venderebbe perfino il suo storico risotto a Vissani.
“Baffetto” è diabolico. Quando Bersani propose Prodi alla
presidenza della repubblica, al telefono con Romano gli disse: “Mica
si diventa presidente della repubblica così, con una nomination non
concordata”. Prodi restò in Africa e i 101 zozzoni fecero il resto
(leggere il libro di Occhetto, please!). Ora Baffin-Baffetto riunisce
i pidini no-centrici cercando di anticipare il congresso e di dare
una spallata al premier prenditutto. Dalla sua ha i nostalgici di
sempre del berlusconismo, quelli che dicevano di essere contro Silvio
e nello stesso momento, facevano malamente passare tutti i lodi del
mondo e qualcuno in più. Baffetto definì Mediaset una “grande
impresa culturale” e quella cultura ha finito per scombinare la
testa di milioni di italiani, che hanno nella Sagra della polenta e
nei film di Checco Zalone, i punti di riferimento più solidi.
Come?
La sinistra storica? Perché esiste ancora oltre la cinta muraria di
Capalbio? Gli immigrati vanno bene dappertutto meno che a casa loro.
Capalbiesi si chiamano ora, non comunisti.
mercoledì 17 agosto 2016
Il grillo, i grilli, i grulli
E
tutti a parlare delle vacanze di Beppe Grillo sullo yacht come se
(dududum ...questa estate con me), per essere coerente (quando, dove,
con chi?) avrebbe dovuto trascorrerle in un eremo camaldolese, a pane
e acqua. Vediamoli, in minima parte, quelli che protestano e si
indignano.
Dunque:
c'è il benzinaio che allunga gli ottani con l'acqua, quello che,
ditino facile, mette meno carburante di quanto richiesto (e pagato),
quello che ti fa pagare un paio di tergicristalli come fossero i
famosi diamanti di Tiffany. C'è l'indignato perenne, quello che
tuona contro tutto e tutti salvo non pagare le tasse, farsi fare lo
sconto dal dentista al quale non chiede mai la fattura, investire
mezzo milione di euro (buonuscita dice lui) in bond farlocchi che
diventano carta straccia. Li chiamano “risparmiatori”, mah! C'è
poi l'incazzato perenne che però ha un amico infermiere, lui non fa
mai la coda, se gli serve una tac gliela fanno in due giorni, altro
che liste d'attesa! Poi ci sono quelli che vedono un immigrato di
colore e cominciano a sbraitare. Diventano cianotici, nervosi fino al
parossismo, arrivano a casa e picchiano la moglie e, se sono guardie
giurate, finanzieri, militari, tirano fuori la pistola e sparano al
vicino che ha il gatto antipatico. La gente, insomma, non si rende
conto che quando chiede a un amico o amico degli amici, di saltare la
coda, commette un atto invicile e immorale. La colpa è sempre del
governo che, con la sua imperizia, causa file chilometriche. Ci sono
poi gli imprenditori di nome ma non di fatto, quelli che appena
finisce la stagione estiva volano alle Maldive. Peccato si siano
dimenticati di pagare il personale. Ci sono i compagni-compagni,
quelli che “la coerenza” è ragione di vita. Costoro sono i
peggiori perché, nel chiuso dei loro circoli chic-borghesi,
pasteggiano a Ferrari e ricci di mare sognando la rivoluzione.
Inguaribili romantici, passata la sbornia si rendono conto che
protestare tanto va bene in pubblico, in privato rimirano soddisfatti
la loro busta paga da 5000 euro al mese. Ci sono quelli che
protestando per le tasse eccessive, diventano addirittura comici.
Orfani di Berlusconi, in possesso di un basso (o assente) senso
civico, ma anche di un castello nel Trentino, non sgancerebbero un
euro allo Stato neppure sotto tortura. Loro sono sempre alla ricerca
di un leader politico che non gli faccia pagare le tasse: il danè è
sempre il danè. Ipocriti della domenica, molti italiani dimenticano
in che modo hanno accumulato le loro piccole ricchezze e si
giustificano dicendo “i soldi mi servono per la vecchiaia”...
minchia che vecchiaia! Grillo è andato sullo yacht per ferragosto,
ha incontrato gente, ha bevuto, ha mangiato, ha parlato, digerito e
probabilmente defecato. C'è qualcuno che crede che Gasparri sia
stato tutto il giorno in chiesa? Ah be, sì be. Ho visto un re.
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