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martedì 14 marzo 2017

Cornetto&Cappuccino. In Italia neanche bidella. A Boston direttore della banca dei cervelli

In Italia neanche bidella. A Boston direttore della banca dei cervelli

Quella della dottoressa Sabina Beretta è solo una delle migliaia di storie che rendono l'italiota “fuga dei cervelli” una solida realtà, come dice una pubblicità (la rima è inevitabile e me ne scuso).
Che questo sia un Paese malato di nepotismo, familismo, regionalismo, municipalismo, politicismo, baronismo, simpaticismo, paraculismo, sessismo e generismo è cosa risaputa. Come è cosa risaputa il fatto che per avere un lavoro e non un co.co.co., bisogna avere un santo in paradiso pronto a inviare sulla terra e fra i mortali, la vecchia ma sempre attuale raccomandazione.
Quello che sconvolge è che questo viziaccio vecchio come il cucco, con il tempo si sia sempre più affinato, esattamente come la corruzione, fino a togliere di mezzo ogni merito per sublimare la conoscenza con il boss di turno o del politico rampante che fanno del clientelismo la loro arma migliore non avendone altre. Questo accade a ogni livello, per i mestieri più remunerativi e per quelli che assicurano solo un fine mese tranquillo e una pensione, e per arrivare a questo che viene considerato un privilegio, spesso si compiono veri e propri misfatti.
La dottoressa Sabina Beretta, nel 1990 una quasi trentenne catanese, le provò tutte pur di restare in Italia, compreso il concorso pubblico per un posto di bidella all'Università. “Dopo aver pulito e lavato – dice oggi la Beretta – avrei avuto il tempo di portare avanti le mie ricerche sul cervello”. Anche in quel caso non ci fu nulla da fare “Eravamo in troppi a concorrere”. Decisa a lottare per continuare gli studi sulla schizofrenia, la dottoressa fece allora domanda per una borsa di studio all'estero e le venne accolta. Terminato lo stage all'Harvard Brain Tissue Resource Center di Boston, le fu offerto il posto di direttrice che accettò e che le permise di non mettere più piede in Italia. Oggi è la responsabile del più grande centro “di cervelli” del mondo.
Non capendo nulla di cervelli (soprattutto quelli femminili), provai anche io, molto tempo fa e nel periodo più buio della mia vita, a fare un lavoro che mi permettesse di arrivare a fine mese: il magazziniere alla Coop. Ovviamente non mi presero e non perché non sapessi guidare un muletto, ma perché il mio curriculum non si fermava alla terza media. In fondo, fa benissimo la dottoressa Sabina Beretta a cercare di curare la schizofrenia.











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