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mercoledì 31 maggio 2017

Cornetto&Cappuccino. Bauman e la vita a episodi


Bauman e la vita a episodi


Lo pensiamo da sempre, ora abbiamo la certificazione di qualità d'intuizione, il bollino blu addirittura di Zygmunt Bauman, un uomo che di sociologia ne capiva parecchio. Che la vita fosse una sit-com divisa in puntate ce ne siamo accorti tanto tempo fa, quando alcuni episodi hanno pesantemente condizionato la nostra esistenza costringendoci a repentini cambi di prospettiva. L'occasionalità, o come li chiamerebbero in molti, gli imprevisti, sono parte integrante del nostro essere cittadini pensanti di un mondo che si è stancato di pensare. Consapevoli che il fato (non il fatalismo) esiste, ci siamo convinti che agitarsi troppo in alcuni momenti, sarebbe stato fare il gioco del nemico. Non stiamo parlando di rassegnazione ma di consapevolezza, battersi sì ma non contro i “mulini a vento”, combattere ma non contro chi di combattere non ha nessuna intenzione. D'altronde, la vita è piena di sorprese e se non accadono ci chiediamo che minchia di vita è. Ma Bauman, in una intervista rilasciata nel 2007 a Sabina Guzzanti e uscita postuma in questi giorni, conclude il suo pensiero dicendo: “... (siccome la vita si divide in episodi) non siamo incoraggiati a pensare a lungo termine”. Ora, volendo sgombrare il campo da qualsiasi esperienza personale, possiamo dire di aver capito perché, ad esempio, questo è un Paese che non ha neppure un abbozzo di progettualità, che non riesce a pensare al futuro e che si accontenta di vivere il presente cercando di trarne il maggior beneficio possibile. Sembra quasi che la presa d'atto della brevità della vita, costringa i nostri politici a guardare dritto e a non avere neppure quel pizzico di curiosità che spinge i normodotati a sbirciare un po' a destra e un po' a sinistra. Per anni si sono costuiti edifici con il cemento armato, tutti sapevano che il cemento armato ha una data di scadenza come uno yogurt qualsiasi e che soprattutto ha bisogno di manutenzione. Siccome però il concetto di manutenzione implica quello di progettualità a lungo termine, una volta tagliato il nastro inaugurale di un viadotto si pensa che duri per sempre, come l'amore vero cantato dai romantici. Quando poi ponti e viadotti crollano miseramente, ci si rende conto che di eterno non c'è proprio nulla (amore compreso). Siamo diventati tutti miopi, non riusciamo a guardare oltre il confine di noi stessi e questo comporta che i giovani, un giorno lontano, non avranno uno straccio di pensione con la quale vivere. Così sopravviviamo, scoprendo un gratta&vinci, un miliardario, un turista per sempre, sperando che un episodio ci cambi la vita non avendo la forza e il coraggio di cambiarla mettendoci la faccia. Facciamo finta di incazzarci con gli altri quando dovremmo farlo solo con noi, inebetiti dallo scarico di un Suv, storditi dalle movide, abbagliati dallo scintillio di un rolex, rincoglioniti dalla tv del pianto e dall'animalismo elettorale di politici poveri di idee ma ricchi di supponenza. È vero, “non siamo incoraggiati a pensare a lungo termine”, ma a sparare un solenne vaffa, sì.


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