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martedì 13 giugno 2017

Cornetto&Cappuccino. Destra, sinistra, boh!


Destra, sinistra, boh!

Per anni hanno tentato di spacciarci i “concetti” di destra e sinistra come roba vecchia e sorpassata. La manovra neanche troppo sotterranea di omologarci tutti, di renderci utenti/consumatori e non cittadini consapevoli, di rimbecillirci mostrandoci il mondo attraverso i filtri patinati dell'idiozia, in molti casi è riuscita, in altri miseramente fallita. La destra e la sinistra, termini coniati all'indomani della Rivoluzione francese, ci sono ancora e le ultime elezioni amministrative lo hanno dimostrato. Che poi non rispettino più i crismi del loro esistere è un altro discorso. In Italia, e in buona parte dell'Europa, tutto è nato nel momento in cui si è iniziato a parlare di post-ideologismo, come se l'appartenenza a sensibilità diverse (esemplificando nobiltà-borghesia da una parte, proletariato dall'altra), rappresentasse un vulnus insanabile per il vivere moderno nell'epoca della globalizzazione. E questo delirio di riposizionamento, ha portato gli operai a votare per Berlusconi e i ricchi borghesi dei Parioli per Renzi, un assurdo da psicanalista bravo che la Storia seppellirà. Poi è arrivato il momento in cui, insieme, hanno scelto di votare per i FiveStars e la frittatona dell'antipolitica si è consumata. Ora, se volessimo tirare per i capelli i risultati delle ultime amministrative, potremmo dire che la frittata si è liquefatta trasformandosi in un immangiabile zabaione e che la sinistra e la destra esistono ancora. I cosiddetti populisti, quelli cioè che basano il loro modo di fare politica guardando più alla pancia che alla testa dell'elettore, sono destinati a fare la fine di Nigel Farage, l'idiota più inutile e dannoso della storia politica mondiale degli ultimi dieci anni. Stesso discorso vale per i lepenisti in camicia verde e croce celtica, i casapoundini fessacchiotti e gli attrezzi arrugginiti della sinistra estrema, quelli che hanno ancora la foto di Lenin sul comodino e festeggiano l'anniversario della Rivoluzione d'Ottobre. Per quello che riguarda noi, che nonostante tutto abbiamo ancora dalla nostra la sana passione per la politica, continueremo a non votare fino a quando non incontreremo sulla nostra strada qualcuno che il nostro voto lo meriti. Votare sempre conto è un esercizio inutile, ansiogeno e dannoso per l'intelligenza. Ci consola, ma è davvero una piccola consolazione, il dato in crescita dei ragazzi che si iscrivono all'università. Nel 2016, in controtendenza da quindici anni, si sono iscritti nei nostri atenei 12mila giovani in più. Chissà che un pizzico di cultura non riesca a rendere più idonei al voto i giovani che, quando si ritrovano con una scheda elettorale e una matita copiativa in mano, pensano di essere tornati al paleolitico e cercano inutilmente  il tasto "Invio".




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