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mercoledì 7 giugno 2017

Cornetto&Cappuccino E Bob accettò il Nobel, motivando...

Una immagine del video trasmesso dalla tv svedese, del discorso di accettazione del Nobel
E Bob accettò il Nobel, motivando...

Ed eccolo, l'happy end che questa storia (telenovela?) meritava. Bob Dylan ha finalmente inviato (sic!) a Stoccolma il discorso di accettazione del Premio Nobel e, contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, non è stato pro-forma né una marchetta per ritrovarsi finalmente sul suo conto corrente i quasi 900mila dollari del Premio. Nel video-discorso, Dylan ha ripercorso la sua formazione soprattutto musicale ma, trattandosi comunque di un riconoscimento per la poetica dei suoi testi, anche quella letteraria. Citazioni solide e nobili (Melville, Remarque e Omero) e quasi la sensazione che si vergognasse un po' a sentirsi messo sullo stesso piano di Hemingway e di Steinbeck. E questo è il punto che ci ha fatto amare ancora di più il menestrello americano del XX Secolo. Perché non c'è dubbio che se dal punto di vista letterario qualche perplessità l'abbiamo avuta, da quello musicale e quindi della capacità che solo un genio può avere di unire generazioni a ideali, gli accademici di Svezia avevano colto nel segno. Sempre nel suo discorso, Dylan affronta il tema del linguaggio folk delle sue canzoni, anche se non cita (omissione volontaria?) il padre nobile del genere, il Woody Guthrie che ha cantato come pochi i diritti degli ultimi e dei “profughi” della Route 66 negli Anni '30. Se da una parte Dylan voleva rendere “popolari” le sue canzoni con un giro di accordi e uno slang alla portata di tutti, dall'altra l'influenza dei grandi classici della letteratura con cui era entrato in contatto, gli aveva lasciato la capacità di strutturare le frasi partendo da una cultura di base solida, compresa e condivisa, il resto lo fece la sua genialità e soprattutto la sua sensibilità. Una convinzione, alla fine, ce la siamo fatta. Tanta riottosità nell'accettare il Premio e le apparenti manfrine messe in atto da dicembre 2016, non erano state la conseguenza di un divismo un po' snob e di un modo di voler apparire “altro” rispetto all'usuale, ma una vera e propria sindrome di inadeguatezza che lo aveva colto dopo aver ricevuto la notizia, lasciandolo senza parole per qualche mese. Il suo, insomma, è stato un discorso di accettazione vero e sorprendentemente sincero. Quasi a voler dire, “io sono questo e vi ringrazio per avermi accettato come sono. E ascoltate le mie canzoni, non leggete i testi".
Non capita sempre, non capita spesso.



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