Il
racket delle elemosine
Si fa
presto a dire “elemosina”, perché di tanto si tratta, e che non
si provi a scambiarla per solidarietà che, almeno cristianamente
parlando, è tutta un'altra cosa. Sono scene di vita quotidiana,
quelle a cui assistiamo entrando o uscendo da un supermercato, da un
bar, da un esercizio pubblico qualsiasi, da una chiesa. E riguardano
principalmente donne e uomini che chiedono l'elemosina in cambio di
piccoli gesti: aiutare a portare il carrello della spesa, caricare
pacchi e buste in macchina, aprire una porta, dire “buongiorno”
visto che oggi non lo dice più nessuno. Servizi minimi ma che
richiedono in cambio qualche monetina. C'è anche chi di servizi non
ne fa e l'elemosina la chiede e basta, ma sono sempre di meno, sembra
quasi una questione di dignità. Poi, una mattina che esco
prestissimo di casa perché non ne posso più di stare a letto,
assisto a una scena di cui qualcuno mi aveva parlato pochi giorni
prima ma alla quale non avevo mai assistito. Da un Suv (sic!) vedo
scendere quella che sembra una compagnia di attori-mendicanti in
tournée già vestiti di tutto punto per interpretare il ruolo di
clochard. Armati di cartelli scritti in un italiano approssimativo e
di cappelli, si avviano lentamente sui “luoghi di lavoro”, gli
stessi davanti ai quali li ho visti molte volte chiedere la carità.
Che capire che la cosa puzzasse, e parecchio, non occorreva un acume
particolare, bastava guardare, perché spesso la realtà è la
migliore testimone di fatti e circostanze sospette. Insomma, dietro
agli elemosinanti ci sono gli elemosinatori, coloro che lucrano anche
sui venti o cinquanta centesimi che il caritatevole dà a chi crede
stia peggio di lui.
Mancava
la conferma ufficiale a quello che era soprattutto un sentore e, a
fugare ogni dubbio, ha pensato in questi giorni la polizia
giudiziaria di Bari che ha scoperto il racket delle elemosine messo
in piedi nel Cara di Palese. Il fatto è che la prostituzione,
principale fonte di guadagno della criminalità più o meno
organizzata, è in forte calo e non per la mancanza di domanda ma di
offerta. Le ragazze provenienti dall'Africa, soprattutto dalla
Nigeria, sono sempre più giovani e quindi meno disposte a farsi
schiavizzare dai magnaccia di turno. Appena possono denunciano, e
questo ha causato notevoli danni a una economia sommersa che fino a
quel momento prosperava. Così, per sopperire a un'entrata certa e al
soldo facile, i “ras” hanno pensato al cuore grande degli
italiani e messo in piedi una vera e propria rete di elemosinanti da
taglieggiare. Sembra Oliver Twist ma è la realtà, peraltro non
uscita fuori dalla penna di un cronista di nera. Uno pensa di
compiere il buon gesto quotidiano invece si ritrova,
inconsapevolmente, ad arricchire la tratta delle anime perse. Per
organizzare tutto questo, occorre una fantasia sconfinata ma anche
una ferocia e una violenza che non tengono in nessuna considerazione
l'umano che dovrebbe essere in ognuno di noi ma che ultimamente latita.
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