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mercoledì 14 giugno 2017

Cornetto&Cappuccino. Sirene, microchip e Mariachi nel metrò


Sirene, microchip e Mariachi nel metrò

Sembra un film di Mel Brooks eppure è la realtà. Il demential trash, se non fosse molto demential e poco trash, ci farebbe sorridere anzi, ridere di cuore e a crepapelle, un moto di esistenza in vita assente da tempo dalle nostre corde più intime. Siccome da ridere non c'è una mazza e di piangere, onestamente, non ci va, resta l'atteggiamento serafico di chi aspetta una parola di buonsenso dettata dall'intelligenza e non da moti spontanei di malpancismo a ogni costo. A Milano, da qualche parte, ci deve essere un centro che grazie ai microchip che tutti noi che vediamo le sirene abbiamo sotto la cute, permettono a un certo Rousseau di elaborare in tempo reale i dati provenienti dalla nostra pancia. Se ieri sera, ad esempio, ci siamo scolfanati un piatto di borlotti con le cipolle, il sismografo di Rousseau registrerà in tempo reale borbottii simili a quelli di un sisma del 4° grado Richter. Per cui il monarca portavoce, prontamente avvisato grazie al microchip reale che anche lui ha sotto la pelle, lancerà dal suo blog l'ennesimo editto senza capo né coda destinato ai feudatari. Stanotte deve essere accaduta una cosa del genere. Il buon Rousseau, che come tutte le macchine non dorme mai, deve aver registrato il moto di intolleranza che il candidato premier ha provato quando nel metrò ha incontrato un gruppo di mariachi intenti a suonare Cuccuruccuccù in cambio di pochi centesimi per una birra. Evidentemente, il moto di pancia deve essere stato talmente potente che è partito, sempre da Milano, l'editto contro quelli che chiedono l'elemosina in metropolitana. Perché poi proprio in metropolitana e non in strada o alla stazione non si sa e quindi, resta lo sconcerto di chi non capisce. Perdere le elezioni deve fare un male della maremma e allora, per tentare di rifarsi un po', si dà la colpa agli altri per nascondere i propri errori. In politica succede esattamente come nella vita di tutti i giorni. Facciamo una cazzata? La responsabilità non è mai la nostra ma del gatto nero che di prima mattina ci ha attraversato la strada. La nostre donne ci mettono le corna? La colpa non è nostra ma loro: puttane. Avviso dodici volte i giudici che mio marito mi vuole uccidere e alla fine mi uccide davvero? La colpa è dei giudici... ops, stavolta è andata proprio così. Insomma, la causa delle nostre disgrazie sono sempre gli altri anche se, agli altri, non riusciamo mai a dare un nome e un cognome, chissà perché. Ma che brutta cosa perdere la pazienza! Che sfiga non avere i nervi saldi quando bisognerebbe contare fino a cento prima di parlare! E deve essere frustrante prendere atto del fatto che l'unico che hai cacciato stravince alle elezioni mentre tu straperdi miseramente. Poi, arrivano i vecchi adagi a fare un po' di chiarezza, la saggezza popolare che ci soccorre nei momenti bui: il grillo frettoloso ha fatto sempre i grillini ciechi. 





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