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giovedì 3 aprile 2014
E Silvio chiese l'aiutino
Se non si conoscesse
il soggetto in questione potrebbe sembrare di vivere in un paese
delle favole, magari uno di quei regni inventati (mica tanto), da
Ascanio Celestini in cui il grande Re Mafioso ciurla nel manico con
il piccolo Re Mafioso. In parte, in un paese delle favole scritte
male e raccontate peggio, ci viviamo davvero. E non solo perché
Silvio si è fatto ricevere da Roi Georges (diremo poi perché), ma
perché ventiquattro coglionazzi infoiati in vena di secessione da
ottenere con un carrarmato ricavato dal trattore, vengono difesi a
spada tratta da quello che indossa le felpe con il geo localizzatore
manco fosse uno sviluppatore di Google Maps. Siamo sotto elezioni.
Matteo Salvini deve portare il pane a casa. Se non piglia qualche
migliaio di voti in Veneto dove volete che li vada a prendere, a
Milano sotto scatto ciellino con cattolicissimi dirigenti che stanno finendo in
galera come le mosche nel barattolo aperto della marmellata? Il
professor Massimo Cacciari, ci dice che il Veneto sta per esplodere.
Ma di quello che dice Cacciari non ci preoccupiamo, visto che non ne
ha mai azzeccata una. Torniamo a noi. Silvio Berlusconi è salito al
Quirinale. “A fare che?”, direte voi. Che domanda, è passato
all'incasso della sua disponibilità a portare avanti le riforme che
servono al Paese. Silvio è sempre lo stesso, un commerciante nato.
Non puoi chiedergli mezzo favore che lui si comporta come un
cravattaro qualsiasi e chiede interessi insostenibili per averti
prestato un euro per un caffè. Insomma, è andato a chiedere
all'Innominabile l'agibilità politica per le prossime elezioni
europee, di poter andare liberamente in giro a fare campagna
elettorale. Di essere candidato non ci ha neppure provato, però il
resto sì. E siccome di chiedere la grazia non vuole saperne
“Dimostrerei di essere colpevole”, ha sempre detto il Capataz, si
sta comportando come il nostro amico Ciriaco che chiede l'elemosina
davanti alle chiese per un pacco di Fortuna da rollo e un litro di
vino in tetrapack. Voci bene informate dicono che O' Presidente ha
fatto orecchie da mercante. Lo ha lasciato parlare, sfogarsi,
imprecare contro la malasorte e alla fine non ha battuto ciglio. Le
cronache ci parlano di un muro di gomma contro il quale è andata a
sbattere l'assurda pretesa di Silvio di essere considerato innocente
perché lo votano sette milioni di italiani. Fino a poco tempo fa,
Roi Georges firmava tutto quello che Silvio gli portava al Quirinale,
oggi i tempi sono cambiati, c'è stata una sentenza della Cassazione
che neppure il Presidente della Repubblica può ignorare. Intanto
Silvio è disperato. Sta aspettando il 10 aprile come se fosse il
giorno del giudizio sulle note del Dies Irae. Non dorme più, non
mangia più, non beve più, non tromba più. Continuando di questo
passo, quando la buriana sarà passata, nulla potranno le Scapagnini
pills che aiutano sì organi riproduttivi ma vivi.
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