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martedì 26 marzo 2013

Dell'Utri condannato a 7 anni. Vignali presenta tre proposte di legge salva-Silvio. A Roma arrestato Riccardo Mancini, braccio destro di Alemanno. Governare con chi?

Toro Seduto
Tifiamo da sempre per gli sfigati, la nostra personale proiezione nell'immaginario collettivo. A noi, quelli che stanno sempre nel posto giusto al momento giusto, stanno cordialmente sulle palle. Ci piace Charlie Brown, spasimiamo per Paperino Paolino, ci è simpatico Vercingetorige e pure Toro Seduto che da una lezione al generale Custer. Insomma, la nostra visione della vita non prevede particolari inclinazioni nei confronti dei vincenti, soprattutto di quelli che lo fanno senza merito. Forse sta proprio nella nostra particolare inclinazione da manuale psichiatrico, l'aver adottato con tenerezza (visione più guevariana che francescana), lo sforzo disumano di Piergigi Bersani, teso a formare un governo che potrebbe essere utile per l'Italia, ma quanto mai sgradito ai maggiorenti. Avete sentito le dichiarazioni delle parti sociali convocate da Piergigi, all'uscita dal colloquio con il premier incaricato? Sembravano frasi di circostanza, dette più per buona creanza che non per una effettiva partecipazione al tentativo di dare una qualche forma di gestione al sistema-Paese. A Bersani non crede nessuno, manco il suo gatto Palmiro. Peggio. Gli danno tutti addosso. Dentro e fuori dal Pd. D'Alema e Veltroni si sono sistemati, con tanto di sdraio, frittata di cipolle e rutto libero, sulla sponda del fiume, sicuri di veder passare la salma del Segretario. Renzi dice: “La direzione è stata convocata all'ultimo momento, io faccio il sindaco mica il perditempo” e se ne resta a Firenze. Gli house organ berlusconiani lo danno già per morto e sepolto, tanto che Libero titola: “Basta perdere tempo con Bersani”. Luca Cordero di Montezemolo, zitto fino a ieri, se n'è uscito improvvidamente con: “Senza Berlusconi qua non si va da nessuna parte”. Perfino i montiani vogliono che il Pdl rientri in partita, perché l'unico modo che hanno di contare qualcosa, è quello della riedizione della Grosse Koalition. Che la Confcommercio dica che in Italia ci sono 4 milioni di poveri, sembra non interessi a nessuno, e nella squadra degli ignavi è entrato anche Beppe Grillo con tutte e due le scarpe. In questo momento, poi, sembra che Beppe sia più interessato a trovare i “troll” del suo blog che non a dare risposte ai milioni di elettori che lo hanno votato perché disoccupati, cassintegrati, emarginati, delusi, frustrati, incazzati, privati non solo dei sogni ma anche della quotidianità. A Beppe dei poveri cristi non frega una mazza, a lui interessa solo il tribunale della rete (giudici popolari, i fedelissimi) al giudizio del quale sottoporre gli eventuali traditori del “niet a tutto”. Se si dovesse votare di nuovo a giugno (o a settembre), il M5S diventerebbe un prefisso telefonico, ma ai seguaci del new-age decadente Mondo di Gaia tutto ciò non interessa, tanto nel 2020 il mondo civile finirà e tornerà l'Uomo di Similaun. Ma chi sta peggio di tutti, anche se sembra non sia così, è quell'agglomerato di cervelli persi che risponde al nome di Popolo della Libertà (loro). In un colpo solo si sono visti uno dei pezzi da novanta della nomenclatura, Marcellino Dell'Utri, condannato a 7 anni di galera con, pare, una richiesta di arresto per pericolo di fuga. Il reato: essere stato il tramite tra Berlusconi e la mafia. Un solerte parlamentare, Raffaello Vignali, presentare in un colpo solo tre proposte di legge per rintrodurre l'immunità parlamentare e, quindi, salvare ancora una volta Silvio per via politico-legislativa. Il braccio destro di Gianni Alemanno, sindaco pidiellino di Roma, Riccardo Mancini, finire dritto in gattabuia per corruzione e concussione (maxi tangente sull'acquisto di autobus per la Capitale). E sapete cosa fa Silvio? Muove Alfano, come se fosse un pezzo degli scacchi (stamattina siamo in vena buonista), per tentare l'ultimo affondo nella sua corsa spasmodica verso il Quirinale: sette anni di impunità garantita costituzionalmente e fanculo le toghe rosse. Quanto tempo è che scriviamo di Berlusconi autocandidato al Colle? Da una vita ma, come sempre, non ci si fila proprio nessuno.