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lunedì 10 dicembre 2012
L'efficacia liberatoria della frase: “Hai rotto il cazzo”. E le compagnie telefoniche denunciano un calo di un miliardo di euro di chiamate.
“Non
dico il pudore, ma una pragmatica sensazione di aver rotto il cazzo,
no?” Luciana Littizzetto è sintetica quanto basta, e il pubblico
di “Che tempo che fa” si lascia andare a un lungo, liberatorio
applauso. La sensazione è proprio questa, che Silvio Berlusconi,
ormai, ci abbia proprio fracassato le palle, una sensazione di
malessere che parte dal cervello e termina all'altezza dei cabasisi,
che si strizzano come se un pesista avesse deciso di prenderli in una
mano e stringerli fino alle lacrime. Questa mattina, tutti temevano
la riapertura della Borsa e infatti: spread a 350 e meno 2 (per il
momento) a Piazza Affari. Il ritorno di Silvio sulla scena ci è
costato, in dieci minuti, due miliardi di euro, continuando di questo
passo, a Natale saremo sommersi dal debito sul debito pubblico e
interessi galoppanti, altro che le renne di Babbo Natale. Berlusconi,
come tutti si aspettavano, ha aperto le porte del suo partito a
Matteo Renzi... Chissà perché? Boh! Matteo gli ha risposto che,
siccome fa freddo, è meglio che quella porta la tenga chiusa. Fine
dell'avance silviesca, anche se resta l'impressione che Silvio, sul
sindaco di Firenze, ci giocherà per tentare di far saltare il banco
del Pd. Nel frattempo, il Professore ha cercato di spiegare il perché
ha deciso per le dimissioni immediate appena sfornata la Legge di
Stabilità. A parte la volontà di non lasciarsi friggere a olio
bollente (lento) nella padella del magma berlusconiano, Monti ha
fatto notare come i provvedimenti che il suo governo si stava
preparando a varare, avessero bisogno del voto di tutte le forze
politiche che lo avevano sostenuto fino a questo momento. C'è in
ballo la riforma degli enti locali che, se non approvata, si porterebbe
appresso un caos totale che andrebbe a investire settori strategici
quali la scuola, i trasporti, i rifiuti, lo stesso regolamento delle
città metropolitane, i debiti contratti dalle province che
ricadrebbero inevitabilmente sulle regioni e sui comuni a loro volta
già vessati dai tagli. Una situazione, insomma, di assoluta
ingovernabilità nella quale Silvio nuota a lunghe bracciate, perché
nel caos lui ci sguazza come la paperella di plastica nella vasca per
il bagnetto dei bambini. E poi c'è un altro aspetto sul quale
riflettere. Le compagnie telefoniche ci informano che in nove mesi
c'è stato un miliardo di euro di traffico in meno. Pur
guadagnando ancora come pusher di plurisostanze, Vodafone, Wind, Tim, 3 e via dicendo,
segnalano che la crisi ha colpito pesantemente anche i consumi telefonici, la gente telefona meno e naviga meno, per cui può accadere che se uno
decide di lasciare una compagnia, venga inseguito (letteralmente) con
offerte di ogni tipo e natura, purché non se ne vada. Noi ci siamo
fatti un'idea. Quando c'era ancora quell'agglomerato disurbano di
teste vuote, meglio noto come il governo Berlusconi, le telefonate
andavano via come l'acqua. Ogni volta che erano inquadrati dalle
telecamere, i ministri e i sottosegretari di Berlusconialand, erano
impegnati a telefonare, non si sa bene a chi e per che cosa, però
telefonavano, a carico dei contribuenti. Smessi gli incarichi,
accortisi che i cellulari di servizio non funzionavano più, hanno
deciso di dare un taglio netto alle chiacchierate con le mamme, le
mogli, i figli, le amanti, le concubine, le prefetture, i
commissariati di PS, le caserme dei carabinieri per tirar fuori
conoscenti minorenni beccati a rubare. Ecco giustificato, allora, il
calo del traffico denunciato dalle compagnie, che stanno invocando a
gran voce il ritorno di Silvio proprio per ridare ossigeno alle casse
e sottopagare gli operatori dei call-center. Ci attende una campagna
elettorale breve, però densissima e violentissima. Le reti del
Caimano e i talk-show l'hanno già iniziata ma, stavolta, la nostra
amica casalinga di Abbiategrasso, ha deciso che farà di testa sua e
che Barbara D'Urso può anche andare a prenderselo nel...
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