Alla domanda: "Cosa pensa di questa intervista?" Emanuele Schifani, figlio di Vito Schifani - un agente della scorta di Giovanni Falcone trucidata a Capaci - ha avuto un lungo momento di silenzio. Vespa, il collega Vespa, ne ha rifatta un'altra delle sue. Con la scusa del sacro, anglosassone, ferreo diritto/dovere dell'informazione, ha compiuto una delle più becere manovre di revisionismo mafioso mai fatte in Italia. Ci aveva già provato Canale 5 con "Il capo dei capi" ma, trattandosi di una fiction, la cosa passò allora in secondo piano. Ieri sera, Bruno Vespa ci ha fatto sapere, all'uscita del libro del rampollo della grande famiglia Riina, che Totò 'u curtu' era uno stinco di santo e che, il giorno della strage di Capaci, il mafioso più ricercato d'Italia e del mondo, se ne stava in pantofole a casa, a Palermo, a guardare il telegiornale e a leggere il giornale. Ma non solo, anche che lo Stato ha commesso un grandissimo errore ad arrestarlo, perché Totò, innanzitutto, era un padre. Insomma, la famiglia di quel macellaio che ha fatto sciogliere nell'acido un ragazzino, era un nucleo di brave persone intente a lavorare e andare a messa. Un lavoro pericoloso, perché con il tritolo non si scherza, e cercare di far saltare in aria lo stadio Olimpico zeppo di spettatori, una missione al di là di ogni possibilità umana ma non mafiosa. E meno male che il timer s'incantò, altrimenti staremmo qui a raccontare un'altra storia. Questa non è informazione e del figlio di Riina, che sente tanto la mancanza di un papà buono come il pane, a noi, sinceramente, non interessa una mazza. Quello che ci disturba, e pure tanto, è la colossale opera di disinformazione messa in atto da chi, in lunghi anni di carriera, ha ospitato nel suo salotto buono il fior fiore dei delinquenti, facendogli firmare anche un contratto. Ma Vespa li ha frequentati i corsi di deontologia promossi dall'Ordine?
Nessun commento:
Posta un commento