Se non
fosse che i parallelismi con l'Italia sono evidenti, l'elezione
del (non) repubblicano Donald Trump potrebbe passare come un fatto
democratico normale in un paese normale. Però le cose non stanno
così perché un segnale deciso e apparentemente rivoluzionario c'è
stato e occorre prenderne atto. Il tycoon Donald è riuscito
nell'impresa di entrare a gamba tesa nella pancia degli americani
bianchi post crisi del 2007 (2008 in Europa), quelli che si sono
ritrovati con in mano uno stipendio che aveva perso gran parte del
suo potere d'acquisto. La middle class si è trasformata in una
working class qualsiasi mentre, dall'altra parte, i molti ricchi lo
sono diventati ancora di più.
Se
qualcuno pensa che l'America sia New York o Washington o Los Angeles,
dell'America non ha capito nulla. Gli USA sono anche quelli del
“middle”, dell'Iowa e del Kentucky, del Texas e dell'Alabhama,
del Tennessee e della Florida. Sono le popolazioni di questi stati
che hanno pagato la crisi, che si sono stancate delle promesse di una
classe politica screditata. È la gente che si è vista pignorare le
case da banche fallite e salvate poi con il loro denaro da uno Stato
federale incapace, che alla fine ha detto basta. Trump
(non-repubblicano) è diventato il paladino della working class
mentre Hillary (non-democratica) lo è stata di quella intelligentia
che sposta tutto meno che i voti.
Le
scarpe di Prada e le borse di Gucci fanno colpo a New York ma non
nelle campagne del Tennessee, dove la rabbia tenuta sotto la cenere
fino a ieri, è esplosa in tutta la sua forza distruttiva. Per
assurdo, i repubblicani hanno vinto ricoprendo il ruolo dei
democratici e i democratici hanno perso recitando da repubblicani: la
gente ha preferito l'originale alle brutte e sbiadite copie.
Lo
stesso si sta verificando in Italia e, più in generale, in Europa.
Questo governo ad esempio, questa amministrazione, è votata da chi
vive ai Parioli e non dai sardi dell'Alcoa o dalle periferie
suburbane, la sinistra non esiste più se non quella che vive di
ricordi, relegata in una sorta di riserva indiana. I diritti degli
ultimi sono scomparsi ed è scomparsa quella forma di welfare vera,
che ha tenuto unita una popolazione devastata dalle televisioni. In
America si sta verificando quello che da noi, (forse per la prima
volta abbiamo anticipato gli USA in peggio), è accaduto dal 1994 in
poi. Il populismo, che è la distorsione non solo semantica del
concetto di “popolare”, la sta facendo da padrone anche in
America e, se Trump non dovesse riaprire le miniere in Ohio, questa
elezione avrà risvolti drammatici. Il mondo, dal 2007/2008 non è
stato più lo stesso. I danni che le banche americane hanno
provocato, saranno assorbiti (forse) nel 2030 e, anche in quel caso,
tutto sarebbe diverso. Unica consolazione (KKK a parte), è che la
gente, la maggioranza silenziosa, questa volta ha parlato. Temiamo
però che non ci siano più quelli disposti ad ascoltare.
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