Perché
il 2 giugno è un giorno come un altro
Anche
a me piacerebbe festeggiare il 2 giugno, ma non ci riesco. Vivere in
una Repubblica che si voglia definire tale, dovrebbe significare avere dentro
tutta la forza della democrazia. Andare in giro e trovarsi di fronte
solo case di vetro, quelle dalle quali puoi vedere tutto e chi le
abita ti invita a prendere un caffè accompagnato da un sorriso. Una
Repubblica significa soprattutto un regime parlamentare eletto dai
cittadini che restano i padroni assoluti del presente e del futuro
del Paese in cui vivono. L'istituto della delega dovrebbe essere un
atto di fiducia nei confronti di chi andrà a difendere i tuoi
interessi, e non un mezzo per fare carriera e trasformarsi chi in
sanguisughe chi in acari. Ma questo, purtroppo, è il paese che da
Portella della Ginestra in poi ha inanellato solo una sequenza
disturbante di stragi irrisolte. Il paese di pochi uomini che hanno
fatto fino in fondo il proprio dovere, e di tantissimi che lo hanno
ridotto a discarica morale. Le stragi. Già. Milano, Bologna,
Brescia, Capaci, Via D'Amelio, Firenze, quella tentata e fallita per
un soffio allo Stadio Olimpico di Roma, Castel Volturno, Italicus, Rapido 904 e potrei continuare all'infinito perché di stragi in
Italia ce ne sono state davvero tante. Di alcune si conoscono
esecutori e mandanti, di molte altre, ad anni di distanza, ancora no.
Chi sapeva è morto, chi sa tace perché questo è un paese omertoso,
corrotto nonostante Tangentopoli e Mani pulite, senza capo né coda,
incapace di valorizzare le bellezze artistiche, storiche e naturali
che ha avuto in dono. È il paese della strategia della tensione, di
quattro idioti con la mano destra tesa usati come cavie anticomuniste
per un comunismo mai vissuto, solo sentito raccontare. È il paese
della disoccupazione giovanile al 34 per cento e dei contratti a 600
euro (però netti al mese), per laureati con il massimo dei voti. È
il paese dei preti che vengono uccisi dalla mafia ma anche di quelli
che della mafia celebrano riti e assolvono gli autori di omicidi di
bambini sciolti nell'acido. È il paese che non rispetta chi lo abita
e fa di tutto per non applicare una Costituzione che non punta alla
felicità ma semplicemente allo star bene sentendosi pari fra pari. È
il paese in cui si muore guidando con uno smartphone in mano, affidato a imbonitori, millantatori, cervello-smerigliati, femminicidi,
pedofili, falsi medici, avvocati, giudici, giornalisti camerieri (per
dirla alla Beha), artisti, poeti e scrittori che hanno perso di vista
lo spirito deontologico delle arti e dei mestieri. È, infine, il
paese della democrazia sospesa, dell'impossibilità della gente di
votare per chi vuole, di governi figli delle banche e di una
falsissima idea di finanza globalizzata per pochi, di povertà per
molti. Eppure, sotto il sole italiano sono nati geni che l'umanità
ci invidia. E chissà perché all'estero ci invidiano i geni e non i
politici, sbeffeggiati a ogni latitudine. Anche a me piacerebbe
festeggiare il 2 giugno ma, essendo allergico alle divise, alle
bandiere e agli orari, perdonatemi se non ci riesco.
Nessun commento:
Posta un commento