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venerdì 2 giugno 2017

Cornetto&Cappuccino. Perché il 2 giugno è un giorno come un altro


Perché il 2 giugno è un giorno come un altro

Anche a me piacerebbe festeggiare il 2 giugno, ma non ci riesco. Vivere in una Repubblica che si voglia definire tale, dovrebbe significare avere dentro tutta la forza della democrazia. Andare in giro e trovarsi di fronte solo case di vetro, quelle dalle quali puoi vedere tutto e chi le abita ti invita a prendere un caffè accompagnato da un sorriso. Una Repubblica significa soprattutto un regime parlamentare eletto dai cittadini che restano i padroni assoluti del presente e del futuro del Paese in cui vivono. L'istituto della delega dovrebbe essere un atto di fiducia nei confronti di chi andrà a difendere i tuoi interessi, e non un mezzo per fare carriera e trasformarsi chi in sanguisughe chi in acari. Ma questo, purtroppo, è il paese che da Portella della Ginestra in poi ha inanellato solo una sequenza disturbante di stragi irrisolte. Il paese di pochi uomini che hanno fatto fino in fondo il proprio dovere, e di tantissimi che lo hanno ridotto a discarica morale. Le stragi. Già. Milano, Bologna, Brescia, Capaci, Via D'Amelio, Firenze, quella tentata e fallita per un soffio allo Stadio Olimpico di Roma, Castel Volturno, Italicus, Rapido 904 e potrei continuare all'infinito perché di stragi in Italia ce ne sono state davvero tante. Di alcune si conoscono esecutori e mandanti, di molte altre, ad anni di distanza, ancora no. Chi sapeva è morto, chi sa tace perché questo è un paese omertoso, corrotto nonostante Tangentopoli e Mani pulite, senza capo né coda, incapace di valorizzare le bellezze artistiche, storiche e naturali che ha avuto in dono. È il paese della strategia della tensione, di quattro idioti con la mano destra tesa usati come cavie anticomuniste per un comunismo mai vissuto, solo sentito raccontare. È il paese della disoccupazione giovanile al 34 per cento e dei contratti a 600 euro (però netti al mese), per laureati con il massimo dei voti. È il paese dei preti che vengono uccisi dalla mafia ma anche di quelli che della mafia celebrano riti e assolvono gli autori di omicidi di bambini sciolti nell'acido. È il paese che non rispetta chi lo abita e fa di tutto per non applicare una Costituzione che non punta alla felicità ma semplicemente allo star bene sentendosi pari fra pari. È il paese in cui si muore guidando con uno smartphone in mano, affidato a imbonitori, millantatori, cervello-smerigliati, femminicidi, pedofili, falsi medici, avvocati, giudici, giornalisti camerieri (per dirla alla Beha), artisti, poeti e scrittori che hanno perso di vista lo spirito deontologico delle arti e dei mestieri. È, infine, il paese della democrazia sospesa, dell'impossibilità della gente di votare per chi vuole, di governi figli delle banche e di una falsissima idea di finanza globalizzata per pochi, di povertà per molti. Eppure, sotto il sole italiano sono nati geni che l'umanità ci invidia. E chissà perché all'estero ci invidiano i geni e non i politici, sbeffeggiati a ogni latitudine. Anche a me piacerebbe festeggiare il 2 giugno ma, essendo allergico alle divise, alle bandiere e agli orari, perdonatemi se non ci riesco. 



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