La
fine triste di Angiolino l'ex delfino
Alla
fine, ce lo insegna la Storia, tutti i nodi vengono alla spazzola che
li scioglie e il bluff, per quanto ben mascherato (ma non è questo il
caso), immancabilmente scoperto. C'è chi sceglie consapevolmente di
vivere la vita all'ombra di qualcuno e chi, magari per una questione
di Dna, paga di persona le scelte mettendo il nome, cognome e codice
fiscale su tutto quello che fa. L'ultima perla di
Angiolino-ministro-di-tutto, è stata la querela contro Gazebo, la
trasmissione di Diego Bianchi e Makkox che, diciamolo, ha avuto solo
la colpa di descriverlo per quello che è: il niente. Difensore della
famiglia e dei sacri valori dell'eterosessualità, Angiolino ha
tentato in tutti i modi di prendere il posto dell'altro campione
dell'ortodossia Oltretevere, quel Pierfy (Pierferdinando Casini) che
da buon ex democristiano è restato a galla in ogni governo e ogni
tempesta, rotto a tutte le esperienze. Ma fra i due c'è una
differenza di “pasta” che balza agli occhi. Così, mentre il
Pierfy se ne sta tranquillamente alla presidenza della Commissione
Esteri del Senato e nessuno lo schioderà mai da qualsiasi poltrona,
Angiolino sta correndo il rischio di non essere rieletto e quindi, di
abbandonare definitivamente una carriera politica costruita sulla
forza degli altri. Nel suo caso si può, e si deve, parlare di
effetto trascinamento, di quella posizione di politico senza
elettorato che emerge solo grazie alla potenza del leader di turno.
Campione dei “lodi ad personam”, Angiulicchiu (per dirla
all'aquilana), ha sempre navigato in acque tranquille. Fedele fino a
rasentare il supino, ha scalato via via i ministeri occupandosi
praticamente di tutto e fino a occupare gli Esteri, vero biglietto da
visita, quasi una consacrazione della carriera di un politico. Poi,
arriva il momento nel quale la vita ti chiede il rimborso di tanta
magnanimità e ti rendi conto di non aver seminato nulla da poter
raccogliere passata la stagione buona. Succede che Pd, Forza Italia,
FiveStars, Lega e Sinistra Italiana decidano di condividere una legge
elettorale con sbarramento al 5 per cento con la conseguenza, per
chi raggiunge una percentuale da prefisso telefonico, di restare
fuori dal Parlamento. Hai voglia di querelare Gazebo, hai voglia di
ricattare il segretario del Pd, hai voglia di parlare di
rappresentatività perché alla fine, per chi rappresenta al massimo
sé stesso e il fratello, è difficile dimostrare di essere in buona
fede. Così finì la carriera di un politico che avrebbe dovuto fare
lo stagnino, se solo avesse avuto un minimo di abilità manuale.
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