![]() |
Una immagine del video trasmesso dalla tv svedese, del discorso di accettazione del Nobel |
E Bob
accettò il Nobel, motivando...
Ed
eccolo, l'happy end che questa storia (telenovela?) meritava. Bob
Dylan ha finalmente inviato (sic!) a Stoccolma il discorso di
accettazione del Premio Nobel e, contrariamente a quanto ci si
potesse aspettare, non è stato pro-forma né una marchetta per
ritrovarsi finalmente sul suo conto corrente i quasi 900mila dollari
del Premio. Nel video-discorso, Dylan ha ripercorso la sua formazione
soprattutto musicale ma, trattandosi comunque di un riconoscimento
per la poetica dei suoi testi, anche quella letteraria. Citazioni
solide e nobili (Melville, Remarque e Omero) e quasi la sensazione
che si vergognasse un po' a sentirsi messo sullo stesso piano di
Hemingway e di Steinbeck. E questo è il punto che ci ha fatto amare
ancora di più il menestrello americano del XX Secolo. Perché non
c'è dubbio che se dal punto di vista letterario qualche perplessità
l'abbiamo avuta, da quello musicale e quindi della capacità che solo
un genio può avere di unire generazioni a ideali, gli accademici di
Svezia avevano colto nel segno. Sempre nel suo discorso,
Dylan affronta il tema del linguaggio folk delle sue canzoni, anche
se non cita (omissione volontaria?) il padre nobile del genere, il
Woody Guthrie che ha cantato come pochi i diritti degli ultimi e dei
“profughi” della Route 66 negli Anni '30. Se da una parte Dylan
voleva rendere “popolari” le sue canzoni con un giro di accordi e
uno slang alla portata di tutti, dall'altra l'influenza dei grandi
classici della letteratura con cui era entrato in contatto, gli aveva
lasciato la capacità di strutturare le frasi partendo da una cultura
di base solida, compresa e condivisa, il resto lo fece la sua
genialità e soprattutto la sua sensibilità. Una convinzione, alla
fine, ce la siamo fatta. Tanta riottosità nell'accettare il Premio e
le apparenti manfrine messe in atto da dicembre 2016, non erano state
la conseguenza di un divismo un po' snob e di un modo di voler
apparire “altro” rispetto all'usuale, ma una vera e propria
sindrome di inadeguatezza che lo aveva colto dopo aver ricevuto la
notizia, lasciandolo senza parole per qualche mese. Il
suo, insomma, è stato un discorso di accettazione vero e
sorprendentemente sincero. Quasi a voler dire, “io sono questo e vi
ringrazio per avermi accettato come sono. E ascoltate le mie canzoni, non leggete i testi".
Non capita sempre, non capita spesso.
Non capita sempre, non capita spesso.
Nessun commento:
Posta un commento