Bauman
e la vita a episodi
Lo
pensiamo da sempre, ora abbiamo la certificazione di qualità
d'intuizione, il bollino blu addirittura di Zygmunt
Bauman,
un uomo che di sociologia ne capiva parecchio. Che la vita fosse una
sit-com divisa in puntate ce ne siamo accorti tanto tempo fa, quando
alcuni episodi hanno pesantemente condizionato la nostra esistenza
costringendoci a repentini cambi di prospettiva. L'occasionalità, o
come li chiamerebbero in molti, gli imprevisti, sono parte integrante
del nostro essere cittadini pensanti di un mondo che si è stancato
di pensare. Consapevoli che il fato (non il fatalismo) esiste, ci
siamo convinti che agitarsi troppo in alcuni momenti, sarebbe stato
fare il gioco del nemico. Non stiamo parlando di rassegnazione ma di
consapevolezza, battersi sì ma non contro i “mulini a vento”,
combattere ma non contro chi di combattere non ha nessuna intenzione.
D'altronde, la vita è piena di sorprese e se non accadono ci
chiediamo che minchia di vita è. Ma Bauman, in una intervista
rilasciata nel 2007 a Sabina Guzzanti e uscita postuma in questi
giorni, conclude il suo pensiero dicendo: “... (siccome la vita si
divide in episodi) non siamo incoraggiati a pensare a lungo termine”.
Ora, volendo sgombrare il campo da qualsiasi esperienza personale,
possiamo dire di aver capito perché, ad esempio, questo è un Paese
che non ha neppure un abbozzo di progettualità, che non riesce a
pensare al futuro e che si accontenta di vivere il presente cercando
di trarne il maggior beneficio possibile. Sembra quasi che la presa
d'atto della brevità della vita, costringa i nostri politici a
guardare dritto e a non avere neppure quel pizzico di curiosità che
spinge i normodotati a sbirciare un po' a destra e un po' a sinistra.
Per anni si sono costuiti edifici con il cemento armato, tutti
sapevano che il cemento armato ha una data di scadenza come uno
yogurt qualsiasi e che soprattutto ha bisogno di manutenzione.
Siccome però il concetto di manutenzione implica quello di
progettualità a lungo termine, una volta tagliato il nastro
inaugurale di un viadotto si pensa che duri per sempre, come l'amore
vero cantato dai romantici. Quando poi ponti e viadotti crollano
miseramente, ci si rende conto che di eterno non c'è proprio nulla
(amore compreso). Siamo diventati tutti miopi, non riusciamo a
guardare oltre il confine di noi stessi e questo comporta che i
giovani, un giorno lontano, non avranno uno straccio di pensione con
la quale vivere. Così sopravviviamo, scoprendo un gratta&vinci,
un miliardario, un turista per sempre, sperando che un episodio ci
cambi la vita non avendo la forza e il coraggio di cambiarla
mettendoci la faccia. Facciamo finta di incazzarci con gli altri
quando dovremmo farlo solo con noi, inebetiti dallo scarico di un
Suv, storditi dalle movide, abbagliati dallo scintillio di un rolex,
rincoglioniti dalla tv del pianto e dall'animalismo elettorale di
politici poveri di idee ma ricchi di supponenza. È vero, “non
siamo incoraggiati a pensare a lungo termine”, ma a sparare un
solenne vaffa, sì.
Nessun commento:
Posta un commento