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lunedì 16 giugno 2014
Beppe apre a Matteo. “Ma lo streaming lo voglio io”, dice il Sindaco
Per i duri e puri è stato un
colpo al cuore. La notizia che Grillo e Casaleggio abbiano chiesto
udienza a Renzi, anche se limitatamente al percorso sulla riforma
elettorale, deve aver rappresentato uno shock da cardioaspirina. Per
quelli di Casa Pound, poi, un tradimento da punire con l'olio di
ricino e una botta di moschetto in testa. Della decisione ha gioito
(e ci crediamo) la base del Movimento, quella che dei vaffanculo urbi
et orbi si sono cordialmente fracassati i cabasisi e ha una voglia
matta di rimettere in sesto questo paese. Il fatto è che, visti i
precedenti, stavolta Matteo non vuole né inciuci né fraintendimenti
per cui, facendo saltare tutti i microchip sottocutanei, ha richiesto
espressamente che l'incontro avvenga in streaming. Sentirsi scippare
anche l'arma preferita dei grillini per vantarsi di essere
trasparenti come l'acqua delle Tremiti, non deve aver fatto una bella
impressione a Beppe e al suo socio per cui, dalla disponibilità
dichiarata, ora dovranno dimostrare di saper discutere di fatti e non
dell'ultimo film di George A. Romero, il regista inventore degli
zombie. La balla che hanno raccontato per questa uscita inaspettata,
è quella che le ultime elezioni hanno legittimato Renzi al quale è
scomparsa improvvisamente la “e” finale, quella che faceva tanto
Fonzie, e sulla quale Grillo si sollazzava come un pazzo mentre la
folla rideva. Una scusa dovevano pur trovarla per rientrare in gioco
e per non dover attendere 104 anni prima di governare, così, un po'
tanto paraculi, hanno pensato di dover riconoscere nel Sindaco un
interlocutore istituzionale dal quale sarebbe comunque impossibile
prescindere, visto che è il Presidente del Consiglio. E insieme
all'apertura di Grillo è arrivata anche quella di, udite udite,
Matteo Salvini che ha tanta voglia di farsi quattro chiacchiere con
il difensore dei malati di scabbia che ci distruggeranno come popolo
e come nazione. Quel maledetto 40,8 per cento che Renzi si è preso
alle Europee, sembra insomma aver convinto tutti a giungere a più
miti pretese. Tutti meno uno, Silvio, il quale spalleggiato 'O
Schiattamuort, ha deciso di raccogliere le firme per il referendum
propositivo sulla elezione diretta del presidente della Repubblica.
Silvio, si sa, ama il Quirinale più della sua villa di Arcore ma,
detto fra noi, la speranza che Silvio diventi presidente della
Repubblica è pari a quella della Città del Vaticano di vincere i campionati
del mondo di calcio: nessuna.
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