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mercoledì 4 giugno 2014
La solita sinistra poco radical e tanto chic. Si spacca la Lista Tsipras
Dice la signora Paola Bacchiddu,
ex capo della comunicazione della Lista Tsipras: “Il
mio culo? Può essere servito a far circolare il nome della lista”.
Culo o non culo, la Lista Tsipras ha raggiunto un obiettivo nel quale nessuno credeva: è riuscita a superare il quorum del 4 per cento
e a portare in Europa un esponente che si unirà a quelli eletti in
Grecia. Erano anni che una lista della sinistra radicale non riusciva
nell'impresa e in molti si saranno detti: “Visto? Non siamo morti”.
Ma si sa, i sinistri radical chic sono fantasiosi ma anche parecchio
rissosi così, all'indomani del successo elettorale, e tanto per far
sapere agli italiani che sono sempre gli stessi, si sono spaccati.
Esistono due linee di pensiero. La prima fa capo a coloro che
chiedono all'eletta italiana, Barbara Spinelli, di farsi da parte
come aveva promesso prima delle elezioni. La ragione? La signora
Spinelli non ha nessuna intenzione di farsi da parte. La seconda,
invece, tifa apertamente per la suddetta e riafferma che la volontà
popolare non può essere disattesa, dentro, quindi, la Spinelli.
Negli attici dei Parioli, fra un prosecco e una tartina, il clima è
tesissimo. “La Bavbava deve andavsene”, dice il Duca Bordeaux.
“La Bavbava deve vestave”, dice il Marchese Amaranto mentre i
flute tintinnano e i tacchi 12 risuonano “sinistramente” (è il
caso di dirlo), sul finto cotto toscano fine '700. Passano gli anni,
le stagioni, i capelli imbiancano, spesso cadono, ma gli adoratori
del cachemire sono sempre lì, a discutere di classe operaia quando
non sanno neppure a cosa serva un giravite. Sono sempre gli stessi
attrezzi arrugginiti di una sinistra litigiosa, capziosa, arruffona e
inconcludente che ha portato la sinistra-sinistra a perdere tutte le
elezioni dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi. Sono
superstipendiati che, annoiati dal benessere e dalle agiatezze,
sognano di fare la rivoluzione e vengono colti dal terrore se il
vento fischia e la bufera urla. Borghesi dentro e fuori, per loro
l'apparire è sempre stato più importante dell'essere, perché le
palle non le acquisti in boutique né le rinvigorisci con un lifting.
Sono loro, i rossi-rossi di sempre, che si riuniscono nei salotti al
caldo quando fuori nevica e tra una mano di burraco e l'altra,
parlano di “ultimi”, di “senza tetto”, di “affamati”, di
cassintegrati, di cococo, di partite Iva, di sfruttati senza mai
nominare gli sfruttatori, quando l'ultima partita giocata è stata
una mano di bridge da togliere il fiato. “Signova mavchesa, come se
la sente staseva”. “Oh cavo bavone, cvedo di aveve un po' di
pvuvito pvopvio lì”. Ma andate affa...
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