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giovedì 19 giugno 2014
Quando chiude un giornale non è una festa ma un lutto. Cercasi disperatamente qualcuno disposto a spiegarlo a Beppe
Bla bla bla. Si parla tanto per
hablar. Giorni decisivi per l'Unità e non solo. Ragioni economiche,
è vero, però una redazione che si scioglie sarà sempre una
sconfitta e non c'è nulla da ridere, nessun motivo per far festa.
Faremmo lo stesso discorso anche se chiudesse Libero o se Silvio
decidesse di non finanziare più il Giornale. Anche Giuliano Ferrara
che dovesse smettere di scrivere e il Foglio di uscire ci causerebbe
un dispiacere. Ma forse siamo pochi a pensarla così. I giornali
chiudono, meglio, vengono chiusi dai regimi totalitari, quando è
indispensabile l'affermazione del pensiero unico. In democrazia è
una sconfitta per tutti. Non sempre apprezziamo le cosiddette linee
editoriali, non sempre (quasi mai) ci troviamo d'accordo su quanto
scrivono alcuni organi di informazione, ma da qui a gioire perché
una testata chiude il passo è lunghissimo. Poi, si potrebbe
discutere su quanto possano giovare all'educazione politica degli
italiani alcuni giornalisti e le loro idee tanto al chilo, ma anche
questo è il gioco delle regole della libera informazione.
L'informazione è il pane della democrazia, e la pluralità delle idee
e delle posizioni il lievito e il sale di un popolo che non si
accontenta. Qualche tempo fa, seguimmo Michele Santoro pure a Bologna
perché le epurazioni non ci sono mai piaciute e la parola “censura”
ci incute una fifa blu. La nascita del Fatto è stato un
momento indimenticabile, come indimenticabile (per ragioni
esattamente opposte), l'avvicendamento di Scalfari alla direzione di
Repubblica. Da quel giorno, dalla presa del potere totale dell'editoriale
Repubblica-L'Espresso da parte di Carlo De Benedetti, non abbiamo più
acquistato un giornale che ci ha tenuto compagnia e informato per
anni. La tessera numero 1 del PD non ci è mai piaciuta ieri né ci
potrebbe piacere domani; a distanza di anni, che sembrano secoli,
continuiamo a tifare per monsignor Bettazzi. Ma questa è tutta
un'altra storia. Così ci amareggiano le parole di Beppe Grillo,
ancora una delusione, sul rischio che l'Unità chiuda e gli
attacchi ad personam alla Oppo e a Jop. Spiegateci voi la differenza
fra il Grillo dei giornalisti da sottoporre al pubblico ludibrio e il
Berlusconi di Biagi, Luttazzi, Santoro e Travaglio. Questione di
delirio di onnipotenza o voglia matta di lapidare chi non la pensa
come noi? Quando chiude un giornale non è un giorno di festa,
qualcuno glielo spiega al Beppe che vuole incontrare “la Peste”
per tentare di governare fra 104 anni?
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grillo è troppo arrogante per stare ad ascoltare.
RispondiEliminadella serie: le orecchie degli stupidi sono assordate dai loro stessi strepiti
Perchè l'unità lo chiamate giornale???
RispondiEliminama siamo seri per favore!!
Perché il blog di Grillo, pubblicità a parte, è un blog?
RispondiElimina