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giovedì 19 dicembre 2013

Il flop dei fasci-forconi. E Danilo Calvani, un po' 'Nduccio un po' Er Piotta, dice: “Ora godiamoci Natale”

Dovevano essere 15mila, erano appena tremila, scarsi, ieri a Roma, i fasci-forconi. Dopo essere stato pizzicato prima a bordo di una Jaguar fiammante, poi di una Mercedes d'annata, Danilo Calvani, un po' 'Nduccio un po' Er Piotta, leader dei forconi laziali che i forconi veri hanno rinnegato, ha dato in Piazza del Popolo, su un podio montato alla bell'e meglio, l'esempio della sua fulgida e alata oratoria, iniziando il discorso con: “'rreta a la capanna sott a chella fratta”. E tutti in coro “Italia, Italia, Italia”. Più che una manifestazione di incazzati sembrava la fine del raduno nazionale degli alpini quando, dopo ettolitri di vino rosso e grappa a gogò, si canta “Quel mazzolin di fiori” e “Valsugana”. In Italia, sarà l'aria di Natale, sarà che non riusciamo mai a prenderci sul serio, le manifestazioni, i picchetti, i boicottaggi, gli scioperi bianchi finiscono sempre a tarallucci e vino, più vino che tarallucci ma fa lo stesso. Nati con l'intenzione di rompere le palle, “Ci scusiamo per il disagio”, disse qualche giorno fa Mariano Ferro parafrasando i cartelli dell'Anas sull'autostrada, le proteste sacrosante dei forconi si sono trasformate in una sorta di grande happening collettivo, un helzapoppin mal riuscito, un flash mob di danzatori zoppi. Andando in auto per le strade di una città, abbiamo assistito a una di queste manifestazioni volanti. A un semaforo c'era un gruppo di cittadini attraversavano la strada quando il semaforo era verde e restavano fermi quando diventava rosso. Molto educati e per niente disposti a disturbare gli automobilisti impegnati nello shopping natalizio, avevano piantato un cartello con su scritto: “Se condividete la nostra protesta, suonate il clacson”. Mai sentito tanto silenzio in un'arteria sempre congestionata come quella che stavamo attraversando. Ovviamente, siccome sventolavano tutti il tricolore, i manifestanti dovevano essere quelli dello 'Nduccio di Latina visto che davano appuntamento ai cittadini sensibili per ieri a Roma, per la grande adunata del Movimento 9 dicembre, così si chiamano i forconi di Calvani. Scommettiamo che nessuno di loro si è preso la briga di andare nella Capitale, anche perché tremila persone, alla fine, non rappresentano che un decimo della popolazione di una piccola borgata romana. Però i fasci-forconi c'erano tutti, ma proprio tutti. Quando Calvani ha fatto l'appello, si è accorto che c'era perfino qualche imbucato e che qualcuno aveva sbagliato piazza e manifestazione, altrimenti sarebbero stati meno. Inutile riportare gli sproloqui del Piotta latinense e gli slogan dei casapoundini, figli del vin brulè che sora Cesira aveva preparato con amorevole cura nella cantina dei Cesaroni alla Garbatella. L'appuntamento è per dopo Natale quando, digeriti i fritti, i fasci-forconi si ritroveranno in piazza per il fantozziano rutto libero post bottiglia di birra Peroni ghiacciata. 

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