Mettiamola
così: Renzi è giovane, fonziano, più paninaro che freak,
decisamente post-sessantottino, però non è affatto sprovveduto e
questo, onestamente, ci spaventa un po' perché vorremmo capire chi
sono i suoi veri maestri. Stiamo alle cronache. L'Innominabile dice,
ricattando un po', che la riforma elettorale va fatta partendo dalla
maggioranza che c'è, da quella che regge le sorti di questo governo.
Renzi gli risponde che la nuova legge elettorale e le riforme
costituzionali vanno fatte con chi ci sta. Quindi inizia a sondare il
terreno. Zitto zitto, quatto quatto, manda il fido Nardella a parlare
con Brunetta per capire quali sono le intenzioni di Silvio.
Al
contrario di quanto avveniva con i suoi predecessori pidini, il
Sindaco prende l'iniziativa, dà la sensazione di avere la forza per
dare agli altri il cerino in mano, e non per tenerlo costantemente tra
le dita in attesa di bruciarsi.
Colui-che-siede-sulla-poltrona-più-alta-del-Colle-più-alto non la
prende bene, e fa sapere per vie traverse, un parlare a nuora perché
suocera intenda, che è sempre pronto a fare il passo solenne (che
aspetta a dimettersi non si sa, nda). Renzi tratta, insomma, a tutto
campo non facendosi fagocitare dalla presenza sempre ingombrante di
Silvio sulla scena politica e sapendo che la crisi economica ha
spuntato al Cavaliere l'arma che lo ha reso forte in questi anni:
dare agli italiani l'illusione che andava tutto bene, che i
ristoranti erano pieni e che possedevamo almeno due cellulari a
testa, una casa al mare, il pied-a-terre e l'amante. Renzi sa che con
tutte le armi ormai scariche, a Silvio non resta che l'antieuropeismo
e l'essere anti-Napolitano, che però è un fatto più personale che
politico. Facendo in questo modo, assumendo queste posizioni, Silvio
crede di riportare a casa i voti della sua gente che Grillo ha
acchiappato alle ultime elezioni, ma sbaglia i conti, quei voti non
torneranno mai soprattutto perché Renzi ha iniziato a cavalcare tre
punti forti del programma dei 5S: il non considerarsi “casta”
(rifiutandosi di partecipare al buffet presidenziale), la rinuncia
all'auto blu (è andato al Quirinale a piedi), il taglio delle spese della politica (abolizione delle province e dei rimborsi elettorali).
Il Sindaco sta posizionando le sue truppe e non è affatto detto che
da questa battaglia, a uscire con le ossa rotte, sia lui. Intanto
anche LettaLetta (di Enrico invece conosciamo tutto, maestri
compresi), ha iniziato a prendere posizione in vista delle prossime
elezioni europee. Ha chiamato Fabrizio Saccomanni e gli ha detto:
“Muovi quel culo da boiardo e batti un colpo”. Il ministro
tecnico ex Bankitalia, il culo lo ha mosso davvero. Ha preso carta e
penna e scritto una lettera di fuoco ai suoi colleghi europei,
accusando apertamente la Germania di non volere l'unità bancaria. E tutto per
non far scoppiare lo scandalo planetario delle Casse di Risparmio (e
degli aiuti di stato mascherati da prestiti e fideiussioni bancarie
alle imprese tedesche), che hanno rappresentato, e rappresentano, la
vera forza del boom teutonico. La Germania questo lo sa ma fa orecchie
da mercante e continua a porre il veto nonostante i movimenti
antieuropeisti rischino di fare il pieno alle elezioni di maggio.
Situazione in assoluta e costante evoluzione, fatto che in tutti
questi anni di berlusconismo anestetizzante, non era mai accaduto.
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