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lunedì 2 dicembre 2013

Renzi, Alfano e LettaLetta. Se questo è il nuovo che avanza, a ridatece baffone...

Più che di nuovo, magari converrebbe parlare di vintage, ma con l'aggravante dell'età. Messi insieme, o presi singolarmente, questi quarantenni che dovrebbero segnare le sorti prossime e future del nostro Paese non valgono un Gillo Dorfles, per non parlare degli ultimi novantenni che hanno deciso di andare a svernare nelle verdi praterie del cielo in compagnia di Manitù. In questi giorni di pioggia diluviesca, abbiamo avuto la possibilità di seguirne le gesta in tivvù e di leggerne le sfavillanti idee sui giornali. Ebbene, la convinzione che ci siamo fatti è quella che due su tre (Alfano e LettaLetta) abbiano alle spalle una scuola vecchia come Bacucco, e che il terzo, Renzi, ormai parli solo inseguendo Baricco che ha dato (a pagamento) anche a lui i primi rudimenti di “politica creativa”. Ma il meglio di sé, i nostri lo danno durante le interviste o le conferenze stampa. Pur di dimostrare di avere le palle, d'acciaio o di caucciù fa lo stesso, aggrediscono tutti i giornalisti che provano a fare domande non velinate, sapete quelli che ogni tanto vengono colti da un improvviso raptus deontologico? Proprio quelli. E la postura dei tre degli Ovetti Kinder è la stessa: inarcano le sopracciglia, alzano leggermente il tono della voce e smettono quel sorrisetto a metà fra lo scemo e il presupponente che sta a loro come il burlesque a Silvio o il cacio sui maccheroni: la morte loro. Sono cresciuti tutti e tre con le merendine e il sospetto che ci nasce, è quello che essendoci all'epoca pochi controlli, la percentuale di burro nei Buondì fosse davvero molto alta, roba da sconquassare il cervello facendo strage di sinapsi. Democristianamente parlando (la denominazione di origine controllata e protetta è la stessa), il loro proporsi politico è quello della trasversalità: parlare a nuora perché suocera intenda. Si lanciano messaggi di fuoco salvo poi andare in privato su FB e ridere insieme delle ultime puttanate espresse pubblicamente. Vuoti come un guscio d'uovo, cercano di imitare i “padri”, ma sono talmente sbiaditi che la fotografia che ne esce è taroccata come quelle di Silvio in cui dimostra trentanni. LettaLetta ormai ha imparato un refrain e non lo molla. A ogni pensiero aggiunge “con forza” e “questa sarà la nostra priorità”. Facendo i conti, sono talmente tante le priorità del Nipote che non si capisce più quali siano quelle vere e quelle presunte. Sono infatti priorità la disocupazione giovanile, l'immigrazione, la ripresa dei consumi, la scuola, la cultura, la sanità, la tutela ambientale, la salvaguardia dell'orso marsicano, del camoscio trentino, del parmigiano reggiano, delle mandorle di Noto e del pecorino sardo che abbiamo corso il rischio di perderci nel mare magnum delle emergenze. A Renzi se chiedi cosa ne pensa della riforma elettorale, si corre il rischio di fare un giro gratis fra le costituzioni europee e quelle di Marte tanto che, l'ultima proposta, è quella di rifarsi al sistema elettorale spagnolo. Per non parlare di Angelino che sta tentando con tutte le sue forze di apparire un leader quando sa che per dire la sua deve prima inviare un sms ad Arcore. E se tituba un momento, è perché il padrone è impegnato con la cacchina di Dudù o ad asciugare le lacrime di Bondi. Purtroppo nessuno ha ancora spiegato ai tre galletti, che di politica si può anche fare a meno. E poi, c'è la Playstation montata nel salotto...

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