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sabato 29 marzo 2014
Quando i sindacati flirtavano con Sacconi
Se i sindacati non esistessero
bisognerebbe inventarli. Per noi questo concetto è sempre stato una
sorta di assioma. Con il tempo, e soprattutto dopo il ventennio
berlusconiano, ci siamo resi conto che la nostra continuava a essere
una posizione più “storica” che attuale, più riferita a ciò
che i sindacati hanno fatto, piuttosto che non a quello che stanno
facendo. Consideriamo ferite, ad esempio, le aperture pro-Sacconi (il
marito della capa di Federfarma e dei vaccini anti-aviaria) di Cisl e
Uil. Ma ve la ricordate la strategia sacconiana di emarginazione del
mondo sindacale, di saccheggio dei diritti dei lavoratori, delle
leggi e delle norme favorevoli ai datori di lavoro che hanno
approfittato per togliere del tutto il concetto di “sicurezza”
dalle fabbriche, dai cantieri, dalle raffinerie, dalle campagne? E ve
li ricordate, sempre Bonanni e Angeletti lingua a lingua con
Marchionne? Susanna Camusso è sempre stata a guardare, mai
un'impennata, una protesta seria, uno sciopero feroce... solo
dialettica politica, mai un'incazzatura. Così, a tutelare l'idea di
sindacato come dovrebbe essere, è rimasto sempre e solo il Landini,
quello che Renzi, non a caso, ritiene l'unico sindacalista con il
quale scambiare quattro chiacchiere “perché con Landini io imparo
qualcosa”. Non è una questione di pubblicizzazione dei bilanci
delle confederazioni sindacali, è il porsi una domanda semplice
semplice: “Così come sono strutturati, a cosa servono i sindacati
oggi”? Attendiamo una risposta perché noi, pur essendo attenti
osservatori della realtà politica che ci circonda, non l'abbiamo
ancora trovata.
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