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lunedì 31 marzo 2014

Un bed and breakfest sul Colle dell'Infinito. Perché non un parcheggio a Piazza del Popolo, una distilleria nel Duomo di San Ciriaco e una beauty farm a Palazzo Ducale?

Il Consiglio di Stato ha dato il via libera alla ristrutturazione di un vecchio casale sul leopardiano Colle dell'Infinito da trasformare in una country-house. A parte il fatto che non abbiamo mai visto aggirarsi sul Colle dell'Infinito mucche, capre, pecore e galline, più che una country-house dal gusto vagamente inglese, quello del cottage tanto per intenderci, le intenzioni dei ristrutturatori del patrimonio artistico marchigiano, sembrano più indirizzate verso un bed and breakfast di lusso visto che, considerato il luogo e il valore del paesaggio, non crediamo a una struttura adibita all'ospitalità di studenti e squattrinati globe trotter mondiali. Non sentiamo pianti di poeti né vediamo vesti stracciarsi dopo che la notizia ha fatto il giro degli organi di informazione locali e nazionali. Anzi. Le poche righe lette su qualche quotidiano ci sono sembrate estremamente compiacenti nei confronti di una notizia che non sta facendo gridare allo scandalo nessuno. Stupisce poi la motivazione del Consiglio di Stato che parla di “difetto di motivazioni” da parte della Soprintendenza dei beni artistici e culturali delle Marche, di Italia Nostra, del Fai e perfino della famiglia Leopardi che si erano opposti alla realizzazione del bed and breakfast. In poche parole, tutti questi tutori del nostro patrimonio uniti in un'unica battaglia, non sono riusciti a spiegare al CdS perché quel bed and breakfest non va costruito. Di un paesaggio marchigiano del quale si continua a far scempio senza ritegno, questa sembra l'ultima perla. Non un sit-in, non una manifestazione di protesta, neppure un flashmob per far capire ai proprietari della struttura che forse non è il caso di stravolgere anche quel Colle per “cantare” il quale, a livello mondiale, la Regione Marche spese ben un milione e ottocentomila euro in Dustin Hoffman, uno spot visto, forse, da qualche massaia del New Jersey. Il fatto è che anche la nostra regione segue l'andazzo generale, quello di far spallucce quando a non essere colpiti sono i nostri stretti interessi e non quelli dell'intera comunità. Questi tempi sono diventati talmente brutti, violenti, cinici e volgari che non ci sorprendiamo più di nulla. Detto ciò, invitiamo i cosiddetti costruttori, quelli abili a modificare i piani regolatori secondo le proprie necessità, a investire in altri beni artistici adattandoli alle moderne esigenze di un turismo di massa ottuso e globalizzato. Piazza del Popolo di Ascoli Piceno potrebbe trasformarsi in un parcheggio esclusivo per miliardari russi ubriachi in Limousine. Il Duomo di San Ciriaco in una esclusiva distilleria di erbe aromatiche del Conero e dei Monti Sibillini (gestita ovviamente dai frati) e, perle delle perle, il Palazzo Ducale di Urbino in un esclusivissimo beauty center per brasiliane dal didietro strabordante (evviva il BRIC). Dimenticavamo, vista la passione dei coreani del sud per il turismo religioso, la Santa Casa di Loreto potrebbe diventare lo showroom della nostra industria calzaturiera, unendo così l'utile al dilettevole, il sacro alle... scarpe.




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