Il Consiglio di Stato ha dato il
via libera alla ristrutturazione di un vecchio casale sul leopardiano
Colle dell'Infinito da trasformare in una country-house. A parte il
fatto che non abbiamo mai visto aggirarsi sul Colle dell'Infinito
mucche, capre, pecore e galline, più che una country-house dal gusto
vagamente inglese, quello del cottage tanto per intenderci, le
intenzioni dei ristrutturatori del patrimonio artistico marchigiano,
sembrano più indirizzate verso un bed and breakfast di lusso visto
che, considerato il luogo e il valore del paesaggio, non crediamo a
una struttura adibita all'ospitalità di studenti e squattrinati
globe trotter mondiali. Non sentiamo pianti di poeti né vediamo
vesti stracciarsi dopo che la notizia ha fatto il giro degli organi
di informazione locali e nazionali. Anzi. Le poche righe lette su
qualche quotidiano ci sono sembrate estremamente compiacenti nei
confronti di una notizia che non sta facendo gridare allo scandalo
nessuno. Stupisce poi la motivazione del Consiglio di Stato che parla
di “difetto di motivazioni” da parte della Soprintendenza dei
beni artistici e culturali delle Marche, di Italia Nostra, del Fai e
perfino della famiglia Leopardi che si erano opposti alla
realizzazione del bed and breakfast. In poche parole, tutti questi
tutori del nostro patrimonio uniti in un'unica battaglia, non sono
riusciti a spiegare al CdS perché quel bed and breakfest non va
costruito. Di un paesaggio marchigiano del quale si continua a far
scempio senza ritegno, questa sembra l'ultima perla. Non un sit-in,
non una manifestazione di protesta, neppure un flashmob per far
capire ai proprietari della struttura che forse non è il caso di
stravolgere anche quel Colle per “cantare” il quale, a livello
mondiale, la Regione Marche spese ben un milione e ottocentomila euro
in Dustin Hoffman, uno spot visto, forse, da qualche massaia del New
Jersey. Il fatto è che anche la nostra regione segue l'andazzo
generale, quello di far spallucce quando a non essere colpiti sono i
nostri stretti interessi e non quelli dell'intera comunità. Questi
tempi sono diventati talmente brutti, violenti, cinici e volgari che
non ci sorprendiamo più di nulla. Detto ciò, invitiamo i cosiddetti
costruttori, quelli abili a modificare i piani regolatori secondo le
proprie necessità, a investire in altri beni artistici adattandoli
alle moderne esigenze di un turismo di massa ottuso e globalizzato.
Piazza del Popolo di Ascoli Piceno potrebbe trasformarsi in un
parcheggio esclusivo per miliardari russi ubriachi in Limousine. Il
Duomo di San Ciriaco in una esclusiva distilleria di erbe aromatiche
del Conero e dei Monti Sibillini (gestita ovviamente dai frati) e,
perle delle perle, il Palazzo Ducale di Urbino in un esclusivissimo
beauty center per brasiliane dal didietro strabordante (evviva il
BRIC). Dimenticavamo, vista la passione dei coreani del sud per il
turismo religioso, la Santa Casa di Loreto potrebbe diventare lo
showroom della nostra industria calzaturiera, unendo così l'utile al
dilettevole, il sacro alle... scarpe.
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