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martedì 25 marzo 2014

Silvio rottama la vecchia classe dirigente di Forza Italia. Verdini, Fitto e Scajola danno di matto

Tutto è legato al 10 aprile, quando i giudici del tribunale di Milano decideranno di che pena deve giudiziariamente morire Silvio Berlusconi. E la questione è talmente delicata che perfino gli avvocati del Sire si sono guardati bene dal presentare al tribunale le “preferenze” del pregiudicato, come avviene di solito quando in discussione ci sono o l'affidamento ai servizi sociali o ai domiciliari. Per Silvio il massimo sarebbe se i giudici optassero per i servizi sociali. Avendo il suo ruolo di leader politico un risvolto sociale non secondario, Silvio potrebbe continuare a fare politica da Arcore, anche se la lista dei visitatori dovrebbe essere comunque approvata di volta in volta dai giudici. Completamente diversa la faccenda qualora i giudici lo inviassero ai domiciliari, provvedimento che ne impedirebbe, di fatto, qualsiasi movimento. In questo caso, il terrore di Silvio di vedersi scippare il partito è evidente e sta assumendo aspetti patologici. Nel mirino la vecchia classe dirigente di Forza Italia, quella composta dal trio Verdini-Fitto-Scajola, che rappresenta anche il vero, potentissimo serbatoio di voti del partito. L'aria che tira è quella di una profonda ristrutturazione di FI che non prevede la presenza attiva dei tre del de profundis. Anzi, il loro siluramento accelererebbe l'arrivo del nuovo cerchio magico, quello composto da Toti, Maria Rosaria Rossi, Francesca Pascale, Dudù e Marcello Fiori che andrebbero a comporre, con altri fedelissimi, il nuovo consiglio di presidenza di Forza Italia (nominato motu proprio da Silvio poche ore fa), 25 membri nuovi di zecca con i cinque restanti, fra cui Fitto e Verdini, in netta minoranza. Con un partito allo sbando, Berlusconi sa che le prossime elezioni europee potrebbero trasformarsi in un delirio collettivo, con il rischio di essere sorpassato dal Movimento 5 Stelle che ieri, per penna di Grillo, ha escluso ogni alleanza con Marine Le Pen. Pronta la risposta della Noire Dame “Veramente nessuno gliel'ha chiesto di allearsi con me”.


PS. Il premier Renzi non ha partecipato alla cena conclusiva del G7. Motivo: “dossier importantissimi da studiare”. La ragione vera era la biciclettata del martedì con Don Matteo.




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