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venerdì 14 dicembre 2012
Berlusconi non molla. A Bruxelles c'è andato giusto in tempo per sentirsi dare del populista. A sopresa arriva Monti e gli applausi sono tutti per lui.
Lo ha
scritto il New York Times: “Oltre ogni possibile vergogna”. E di
vergogna, Silvio, sembra non averne affatto. Come se ieri non fosse
successo nulla (la proposta di espulsione dal PPE fatta dal gruppo
dei liberal-democratici, nda), oggi Silvio è arrivato a Bruxelles
dando una sua personalissima chiave di lettura dei fatti politici
italiani. Non solo. Arrogandosi un diritto che non ha, quello cioè di parlare a nome del PPE, ha avuto il coraggio di affermare che il
Partito Popolare non è preoccupato del suo ritorno sulla scena
politica, ma “dal rischio che in Italia possa comandare la
sinistra”. Insomma, una cazzata a caratteri cubitali che il PPE ha
prontamente smentito. Non ha smentito, invece, la sua posizione
Joseph Daul, che del gruppo del PPE è il presidente. Leggete cosa ha
dichiarato: “Il
Gruppo Ppe è unito contro tutte le forme di populismo e contro le
posizioni antieuropeiste. Non siamo dalla parte di quelli che non
dicono la verità ai loro concittadini sperando di ottenerne voti in
cambio di vane promesse populiste”. Siccome tutti hanno capito che
il signor Daul non stava parlando di Monti, a Silvio devono essere
fischiate le orecchie. Ma lui, incurante del ridicolo, ha salutato
con una pacca sulle spalle il pacioso Barroso, ha dato una sculacciata a
Hollande, una tastatina di palle a Cameron, dicendogli: “Ce l'ho
più grosso io” e, guardando con occhio convesso il decoltè di
Angela Merkel, ha chiosato: “È
proprio una culona inchiavabile, però a tette non sta messa male”.
Dopo di che ha provato a raccontare ancora una volta la barzelletta
di Mohamed Esposito, ma è stato prontamente bloccato da Van Rumpoy
che gli ha detto: “Silvio basta, e che cazzo, ancora?”. Allora ha
provato a scherzare nell'ordine: su Roberto Formigoni e gli Ufo, sul
Papa ingrillato da Twitter, su Sallusti che cerca inutilmente di
fuggire da casa Santanché e ha chiamato Amnesty International per
essere condotto a San Vittore, sugli occhi di Alfano, la fedina
penale di Marcello Dell'Utri e sull'ultimo avviso di garanzia a Denis
Verdini, accusato anche di finanziamento illecito ai partiti. Rimasto solo,
Silvio ha provato a chiamare Erdogan che, però, si è fatto negare
memore della figuraccia rimediata fornendo a Silvio l'alibi per la
telefonata che fece attendere una buona mezzora Angela Merkel, sulla porta, il suo
arrivo al G8. L'impressione ormai è che Berlusconi rappresenti
(male) solo la versione un po' pazzerellona di se stesso. Dissanguato dagli avvocati, reduce da un
lifting devastante, Silvio è alla vana ricerca di un po' di
visibilità, perché per uno come lui, stare lontano dai riflettori,
è peggio che andare di notte a raccattar rospi. Che diavolo c'entri
non lo sappiamo, però c'è venuta così.
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Fantasmagorico lo show di Silvio descritto da te...
RispondiEliminaCarlo