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martedì 25 dicembre 2012
La desolante povertà di un Natale di guerra.
Ieri
pomeriggio, ultimo giro, ultima corsa. Non occorre una grande
fantasia né una sottile capacità di analisi per rendersi conto che
questo è stato un Natale diverso dagli altri. Lo scorso anno,
tiravano già venti di guerra eppure, il 24 sera, molti negozi erano
pieni, non file disumane, ma l'aria che si respirava era quella di
un paese che aveva ancora un po' di fiducia in se stesso. Alla fine,
i dati di Confcommercio ci dissero che c'era stata una flessione
notevole ma che, comunque, seguiva di poco il trend negativo degli
anni precedenti. Non conosciamo ancora le statistiche di quest'anno
però, a naso, si potrebbe già parlare di crollo. Molta gente per le
strade, anche tanti pacchi e pacchetti in mano. Gli italiani, si sa,
sono dei ritardatari cronici e la spesa all'ultimo minuto rientra
nelle nostre caratteristiche strutturali, però, ieri sera, c'era
qualcosa di diverso nelle facce che abbiamo incontrato: una scarsa
propensione al sorriso. Su quelle dei negozianti, era addirittura
stampata in modo chiaro la tristezza, così come su quelle degli
amici senegalesi che devono aver venduto due, al massimo tre,
collanine e braccialetti made in Naples. La malinconia profonda di
questa nazione è emersa in modo ancora più prepotente davanti alla
tv, in quel buco nero nel quale ci siamo persi fin poco dopo l'una di
notte, quando abbiamo deciso che il nostro Natale poteva finire lì.
Non si tratta di essere atei o credenti, tristi di carattere o
ridanciani, il fatto è che il Natale è l'unica festa al mondo che
non lascia indifferenti nessuno, dai bambini ai serial killer, tutti aspettano, fino alla fine, un regalo, uno qualsiasi, purché
ci sia. L'atmosfera che si respira a Natale non è la stessa della
Pasqua né di quella del Ferragosto, il 2 novembre è diventato un
rito, l'Ascensione molta gente non sa neppure cosa sia. Natale no, è
una festa-fenomeno che una volta spingeva perfino le nazioni atee a
sospendere i combattimenti, qualora si fossero trovate in guerra.
Allora, che Natale è stato quello del 2012 degli italiani
terrorizzati da un futuro che non esiste e da un presente pieno zeppo
di incubi? Che Natale è stato quello di una nazione ripiegata su se
stessa, che non riesce a ritrovare quella dignità che potrebbe
spingerla a reagire, a non subire, a rialzare la testa dopo venti
anni di asservimento a modelli nei quali tutti, indistintamente, si
sono ritrovati, godendo come mandrilli, dopo aver sputtanato le loro
intelligenze? Che diavolo di Natale è stato quello che ha spinto
milioni di famiglie a investire le loro tassate tredicesime in beni
alimentari e giocattoli idioti per i bambini? Perché ieri sera, i
negozi di abbigliamento erano vuoti, quelli della telefonia
altrettanto, in quelli hi-tech i proprietari giocavano con l'ultimo Gameboy mentre, in quelli che vendono oggetti che non servono a un
beneamato cazzo, si aggiravano facce disperate alla ricerca di
qualcosa che costasse meno di 5 euro, ma già abbondantemente
esaurito. Fatto strano, abbiamo visto molta gente in una
erboristeria, se l'Italia fosse l'Olanda sarebbe stato facile
immaginare quale tipo di merce stesse acquistando, ma poi ci siamo
detti che una tisana antistress da “delusione di Natale”,
poteva sostituire almeno parzialmente una buona dose di fumo. Dalle
nostre parti, un chilo di scampi, ieri sera, costava ancora 100 euro.
Non sappiamo l'esito della vendita ma ci scommettiamo gli attributi
che in una nazione che negli ultimi venti anni ha idolatrato la
funzione catartica del cibo, qualche idiota ci sarà stato
sicuramente. Un altro esercizio era stato preso d'assalto da un
numero considerevole di avventori, quello che vende biancheria intima
pret à porter. Perché vedete, dopo una lauta cena, almeno una volta
l'anno, cosa c'è di più esaltante di una sana scopata? È quello che ci
hanno insegnato descrivendo minuziosamente le cene galanti dei
potenti e poi si sa, dopo un'abbondante mangiata e una sana
bevuta, cosa c'è di meglio di un po' di sano esercizio fisico?
L'impero romano iniziò la sua decadenza in questo modo. Dopo venti
anni di berlusconismo, parlare ancora di decadenza ci sembrerebbe
prenderci in giro. Silvio è tornato anche per questo, per farci
continuare a godere una vita piena di sogni e di modelli da imitare,
ovviamente il suo. E gli italiani ci cascheranno, az... se ci
cascheranno!
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Triste ma vero. Sottoscrivo in toto.
RispondiEliminaV.
Ringrazio oggi, qui, tutti coloro che mi hanno fatto gli auguri. Chi mi conosce sa quanto io sia stitico, parlando del Natale, degli auguri in genere, di quelle manifestazioni di affetto che nascono "spontanee" una volta l'anno, perché per il resto puoi anche sprofondare. Ringrazio i pochi che lo hanno fatto, perché so che vengono dal cuore, compresi quelli presunti ironici. E voglio chiedere scusa se non rispondo ad personam, per quello c'è già chi ci pensa. Pensate un po', il 31 dicembre avrei chiuso (stavolta sul serio e senza ripensamenti), il mio blog. Poi è tornato Silvio e io, Silvio, non lo mollo, proprio come sono abituato a fare prima di essere messo da parte dagli altri. Sono un inguaribile, romantico testone. Che volete farci? Sopportatemi così...
RispondiEliminaE' vero, sei un ignuaribile, romantico testone. Ce ne fossero di testoni come te!
RispondiEliminaan
inguaribile...ovviamente...
RispondiEliminari-an
Meno male che Silvio c'è, allora! Che diavolo avrei fatto, altrimenti, durante i turni di notte?
RispondiEliminaCarlo
Una cosa devo dirtela, e posso permettermelo perché ti ho conosciuto poco meno di trentanni fa, qualche giorno... Ho sempre ammirato la tua coerenza e una cocciutaggine che in qualche momento mi era sembrata fuori luogo. Però non è mai stata una sovrastruttura mentale, so quanto ti è costata. Sono felice di averti conosciuto, rincontrato dopo anni e ancora di più di essere tuo amico. Chi non sa, chi non capisce, teniamolo fuori dalle nostre vite. Non ci meritano. Scusa la lunghezza e il "luogo pubblico", ma quando ce vo'...
RispondiEliminaalfred