Bellissima
la telefonata di don Piero Corsi, il prete ultracattolico e
post-giovanardiano, della parrocchia di San Terenzo di Lerici, al
giornalista del Gr2. A domanda: “Ma scusi don Piero, che
significato ha il suo manifesto?”, don Piero ha risposto:
“Significa che le donne che vanno in giro mezze nude, se le
cercano. Io non so se è frocio anche lei, ma cosa prova se vede
andare in giro una donna poco vestita? Non sente che i suoi istinti
si accendono? E ora basta rispondere che mi sono stufato”. Il
vescovo di La Spezia, mons. Luigi Ernesto Palletti, è andato su
tutte le furie. Lui, questo scandalo, avrebbe preferito evitarlo. Ha
fatto immediatamente rimuovere il volantino di don Piero e ha
dichiarato fuori dalla grazia di dio: “In nessun modo può essere
messo in diretta correlazione qualunque deprecabile fenomeno di
violenza sulle donne con qualsivoglia altra motivazione, né
tantomeno tentare di darne una inconsistente giustificazione”. Don
Piero gongola, anche lui, povero prete di provincia, ha avuto il suo
quarto d'ora di celebrità. Ora, finalmente, la sua chiesa avrà il
tutto esaurito domenicale garantito. Gli insegnamenti mediatici di
Silvio servono, cazzo se servono!
Translate
giovedì 27 dicembre 2012
Primarie a rischio per molti big del Pd. Monti punta al 20 per cento. Ma quanti elettori ci sono in Italia? Ultime da San Terenzo: rimosso il volantino del parroco. A quando la rimozione di don Piero?
Due
giorni, in qualche regione tre, per una campagna elettorale che si
preannuncia foriera di soprese. Quasi tutti i big (maschi) del
Partito Democratico sono a rischio. Il fatto che Bersani abbia scelto
il doppio voto, di cui uno, obbligatoriamente, a una donna, pone i
candidati uomini nella imbarazzante posizione di vedersi surclassati
dal sesso gentile (alla faccia della Santanchè, della Mussolini e di
don Piero Corsi). Nonostante la deroga, che non ha significato
ovviamente la ripresentazione automatica in lista, i dieci decani
ammessi dovranno competere al pari di tutti gli altri. Rosy Bindi, ad
esempio, si presenterà in Calabria, la Finocchiaro in Puglia, Beppe
Fioroni in Sicilia mentre lo spin-doctor di Matteo Renzi, Giorgio
Gori, correrà a casa sua, a Bergamo. Il meccanismo delle primarie,
così come è stato concepito, non permette di dormire sonni
tranquilli a nessuno e questo è un bel gioco, che durerà pure poco
(circa 48 ore) ma che si preannuncia emozionante come un thriller di
Lino Banfi. Ci sono giovani rampanti che stanno cercando in tutti i
modi di farsi largo, depositari di bacini di voti imbarazzanti,
parenti e amici “di”, trombati alle regionali, sindaci ancora in
carica, tecnocrati di lungo corso e potenti ex consiglieri regionali
come nel Lazio, regione nella quale Fassina e Orfini si scontreranno
contro personaggi del calibro di Morassut e Marianna Madia. Una bella
gara, giocata a tutto campo e senza esclusione di colpi, come senza
esclusione di colpi saranno i ricorsi del dopo elezioni che si
preannunciano già, chissà perché, numerosi. Intanto si è saputo
che il Professore, al quale vanno i ringraziamenti degli italiani che
si ritroveranno tassati i conti correnti, punta al listone unico,
prevedendo un 20 per cento dei voti buono a governare con il Pd. Ci
siamo fatti quattro conti, prendendo atto, con sgomento, che c'è
qualcosa che non funziona. Dunque. Il Pd viene dato al 38 per cento,
la lista Monti appunto (secondo un recente sondaggio) al 20. Silvio
punta al 40 per cento mentre il gruppo fiancheggiatore di La Russa si vede intorno al
10. Dato Beppe Grillo al 18 e Vendola all'8, resterà da
vedere il piazzamento della Lega e del Movimento Arancione che,
insieme, dovrebbero essere intorno al 13. Tutti insieme arrivano al
147 per cento, il che significa che poco meno della metà degli
elettori voterà due volte. Improbabile.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento