Il Consiglio di Stato ha dato il
via libera alla ristrutturazione di un vecchio casale sul leopardiano
Colle dell'Infinito da trasformare in una country-house. A parte il
fatto che non abbiamo mai visto aggirarsi sul Colle dell'Infinito
mucche, capre, pecore e galline, più che una country-house dal gusto
vagamente inglese, quello del cottage tanto per intenderci, le
intenzioni dei ristrutturatori del patrimonio artistico marchigiano,
sembrano più indirizzate verso un bed and breakfast di lusso visto
che, considerato il luogo e il valore del paesaggio, non crediamo a
una struttura adibita all'ospitalità di studenti e squattrinati
globe trotter mondiali. Non sentiamo pianti di poeti né vediamo
vesti stracciarsi dopo che la notizia ha fatto il giro degli organi
di informazione locali e nazionali. Anzi. Le poche righe lette su
qualche quotidiano ci sono sembrate estremamente compiacenti nei
confronti di una notizia che non sta facendo gridare allo scandalo
nessuno. Stupisce poi la motivazione del Consiglio di Stato che parla
di “difetto di motivazioni” da parte della Soprintendenza dei
beni artistici e culturali delle Marche, di Italia Nostra, del Fai e
perfino della famiglia Leopardi che si erano opposti alla
realizzazione del bed and breakfast. In poche parole, tutti questi
tutori del nostro patrimonio uniti in un'unica battaglia, non sono
riusciti a spiegare al CdS perché quel bed and breakfest non va
costruito. Di un paesaggio marchigiano del quale si continua a far
scempio senza ritegno, questa sembra l'ultima perla. Non un sit-in,
non una manifestazione di protesta, neppure un flashmob per far
capire ai proprietari della struttura che forse non è il caso di
stravolgere anche quel Colle per “cantare” il quale, a livello
mondiale, la Regione Marche spese ben un milione e ottocentomila euro
in Dustin Hoffman, uno spot visto, forse, da qualche massaia del New
Jersey. Il fatto è che anche la nostra regione segue l'andazzo
generale, quello di far spallucce quando a non essere colpiti sono i
nostri stretti interessi e non quelli dell'intera comunità. Questi
tempi sono diventati talmente brutti, violenti, cinici e volgari che
non ci sorprendiamo più di nulla. Detto ciò, invitiamo i cosiddetti
costruttori, quelli abili a modificare i piani regolatori secondo le
proprie necessità, a investire in altri beni artistici adattandoli
alle moderne esigenze di un turismo di massa ottuso e globalizzato.
Piazza del Popolo di Ascoli Piceno potrebbe trasformarsi in un
parcheggio esclusivo per miliardari russi ubriachi in Limousine. Il
Duomo di San Ciriaco in una esclusiva distilleria di erbe aromatiche
del Conero e dei Monti Sibillini (gestita ovviamente dai frati) e,
perle delle perle, il Palazzo Ducale di Urbino in un esclusivissimo
beauty center per brasiliane dal didietro strabordante (evviva il
BRIC). Dimenticavamo, vista la passione dei coreani del sud per il
turismo religioso, la Santa Casa di Loreto potrebbe diventare lo
showroom della nostra industria calzaturiera, unendo così l'utile al
dilettevole, il sacro alle... scarpe.
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lunedì 31 marzo 2014
sabato 29 marzo 2014
Quando i sindacati flirtavano con Sacconi
Se i sindacati non esistessero
bisognerebbe inventarli. Per noi questo concetto è sempre stato una
sorta di assioma. Con il tempo, e soprattutto dopo il ventennio
berlusconiano, ci siamo resi conto che la nostra continuava a essere
una posizione più “storica” che attuale, più riferita a ciò
che i sindacati hanno fatto, piuttosto che non a quello che stanno
facendo. Consideriamo ferite, ad esempio, le aperture pro-Sacconi (il
marito della capa di Federfarma e dei vaccini anti-aviaria) di Cisl e
Uil. Ma ve la ricordate la strategia sacconiana di emarginazione del
mondo sindacale, di saccheggio dei diritti dei lavoratori, delle
leggi e delle norme favorevoli ai datori di lavoro che hanno
approfittato per togliere del tutto il concetto di “sicurezza”
dalle fabbriche, dai cantieri, dalle raffinerie, dalle campagne? E ve
li ricordate, sempre Bonanni e Angeletti lingua a lingua con
Marchionne? Susanna Camusso è sempre stata a guardare, mai
un'impennata, una protesta seria, uno sciopero feroce... solo
dialettica politica, mai un'incazzatura. Così, a tutelare l'idea di
sindacato come dovrebbe essere, è rimasto sempre e solo il Landini,
quello che Renzi, non a caso, ritiene l'unico sindacalista con il
quale scambiare quattro chiacchiere “perché con Landini io imparo
qualcosa”. Non è una questione di pubblicizzazione dei bilanci
delle confederazioni sindacali, è il porsi una domanda semplice
semplice: “Così come sono strutturati, a cosa servono i sindacati
oggi”? Attendiamo una risposta perché noi, pur essendo attenti
osservatori della realtà politica che ci circonda, non l'abbiamo
ancora trovata.
venerdì 28 marzo 2014
giovedì 27 marzo 2014
mercoledì 26 marzo 2014
“Sarò breve e circonciso”... “Coinciso, si dice coinciso”. A Montecitorio va in scena la commedia delle bestialità
Che cazzo di Paese! Uno si
aspetta che l'ignoranza crassa, la patente da analfabeta di risulta, sia una priorità della premiata ditta Scilipoti-"Master" Razzi, invece il
numero degli abilitati alla castroneria aumenta a dismisura giorno
dopo giorno. E non c'è nessuna cura se non un ritorno sui banchi
della prima elementare, mentre questi ignorantoni siedono su quelli di
Montecitorio. Il fatto. Il presidente di turno della Camera dei
Deputati, il forzaitaliota Simone Baldelli, dà la parola al grillino
Davide Tripiedi per un intervento personale. Il giovane fivestars
esordisce così per dichiarare da subito che il suo sarà un
intervento flash: “Signor presidente, sarò breve e circonciso”.
Memore dei capolavori stile Ras del quartiere e Eccezzziunale
veramente con i quali è evidentemente cresciuto, l'imperbe Tripiedi
da un saggio della sua scolarizzazione usando un termine a
sproposito, una parola, “circonciso” che nulla ha a che vedere
con la costruzione lessicale della sua frase. I colleghi
ridacchiano, dando la dimostrazione che sono vere le parole di Beppe
Grillo quando afferma: “I nostri deputati sono bravi, seri e
preparati”. Tutto poteva, e doveva, finire con una risata
rilassante da bar dello sport se non fosse intervenuto il presidente
di turno della Camera il quale, pur di far notare l'ignoranza del
collega parlamentare grillino, afferma con tono professorale: “Si
dice coinciso, quello che ha detto lei è un'altra cosa”. A questo
punto, i pochi deputati in possesso di un minimo di conoscenza della
lingua italiana, si sono ritrovati a ridere sotto i banchi dove erano
scivolati colti da un irrefrenabile attacco di delirio comico. E
siccome sia quello di Tripiedi che quello di Baldelli erano
interventi istituzionali, non si può invocare neppure l'alibi della
licenza poetica perché di poesia, in questo parlamento, ce n'è
davvero poca. Questa è una delle ragioni per le quali l'istruzione
in Italia è alla canna del gas e, ne siamo convinti da tempo, il
motivo principale per il quale i politici non si capiscono fra di
loro: usano la parola “circonciso” per significare “conciso”,
e il termine “democrazia” per indicare i cazzi loro.
martedì 25 marzo 2014
Silvio rottama la vecchia classe dirigente di Forza Italia. Verdini, Fitto e Scajola danno di matto
Tutto è legato al 10 aprile,
quando i giudici del tribunale di Milano decideranno di che pena deve
giudiziariamente morire Silvio Berlusconi. E la questione è talmente
delicata che perfino gli avvocati del Sire si sono guardati bene dal
presentare al tribunale le “preferenze” del pregiudicato, come
avviene di solito quando in discussione ci sono o l'affidamento ai
servizi sociali o ai domiciliari. Per Silvio il massimo sarebbe se i
giudici optassero per i servizi sociali. Avendo il suo ruolo di
leader politico un risvolto sociale non secondario, Silvio potrebbe
continuare a fare politica da Arcore, anche se la lista dei
visitatori dovrebbe essere comunque approvata di volta in volta dai
giudici. Completamente diversa la faccenda qualora i giudici lo
inviassero ai domiciliari, provvedimento che ne impedirebbe, di
fatto, qualsiasi movimento. In questo caso, il terrore di Silvio di
vedersi scippare il partito è evidente e sta assumendo aspetti
patologici. Nel mirino la vecchia classe dirigente di Forza Italia,
quella composta dal trio Verdini-Fitto-Scajola, che rappresenta anche
il vero, potentissimo serbatoio di voti del partito. L'aria che tira
è quella di una profonda ristrutturazione di FI che non prevede la
presenza attiva dei tre del de profundis. Anzi, il loro siluramento
accelererebbe l'arrivo del nuovo cerchio magico, quello composto da
Toti, Maria Rosaria Rossi, Francesca Pascale, Dudù e Marcello Fiori
che andrebbero a comporre, con altri fedelissimi, il nuovo consiglio
di presidenza di Forza Italia (nominato motu proprio da Silvio poche
ore fa), 25 membri nuovi di zecca con i cinque restanti, fra cui
Fitto e Verdini, in netta minoranza. Con un partito allo sbando,
Berlusconi sa che le prossime elezioni europee potrebbero
trasformarsi in un delirio collettivo, con il rischio di essere
sorpassato dal Movimento 5 Stelle che ieri, per penna di Grillo, ha
escluso ogni alleanza con Marine Le Pen. Pronta la risposta della
Noire Dame “Veramente nessuno gliel'ha chiesto di allearsi con me”.
PS. Il premier Renzi non ha partecipato alla cena conclusiva del G7. Motivo: “dossier importantissimi da studiare”. La ragione vera era la biciclettata del martedì con Don Matteo.
PS. Il premier Renzi non ha partecipato alla cena conclusiva del G7. Motivo: “dossier importantissimi da studiare”. La ragione vera era la biciclettata del martedì con Don Matteo.
lunedì 24 marzo 2014
Tanto tuonò che... Le Pen
domenica 23 marzo 2014
Ma che bella presentazione...
Da sinistra: Lia Di Tanna (Art Diomar), Vittorio Amadio, Patrizia Rossetti (Sindaco di Castel di Lama) e io, me stesso medesimo
sabato 22 marzo 2014
venerdì 21 marzo 2014
Barroso e Van Rompuy ridono. Ma che ...zzo avranno da ridere 'o bacalao e o' rologiaio?
José
Manuel Durão Barroso (detto 'u bacalao) è presidente della
Commissione Europea da dieci anni, un'eternità. È uno di quei
politici che auspica sempre il cambiamento, però degli altri. Per
lui quella poltrona vale oro e non ha nessuna intenzione di mollarla.
Peccato che, a occhio, prevederne una riconferma è dura, un altro
mandato sarebbe insostenibile da un'Europa vecchia, ingessata e
richiusa in se stessa come un pisello nel suo baccello. Herman
Van Rompuy (detto o' rologiaio) è il presidente del Consiglio
d'Europa, il primo da quando, dopo il Trattato di Lisbona, gli stati
della UE decisero di dotarsi di un presidente a tempo pieno e non a
mandati semestrali. Van Rompuy sconfisse Tony Blair, che come primo atto avrebbe dichiarato guerra ai Papalagi di re Tuiavii di Tiavea, il politico che
tutti davano per nominato sicuro, perché era conosciuto
come l'uomo della mediazioni impossibili, un grande negoziatore ergo,
l'unico che potesse mettere d'accordo 27 stati in una botta sola. Il
fatto che da più parti si dicesse che fosse un massone, non
impressionò gli europarlamentari e il far parte del Gruppo
Bilderberg venne ritenuta da tutti una nota di merito. Ora, lo
stracotto Josè Manuel e il bilderberghiano Herman, come Stanlio & Ollio, hanno ripetuto la scena che fu di Sarko e Angelina quando
qualcuno nominò Silvio Berlusconi durante una conferenza stampa:
hanno risolineggiato al nome di Matteo Renzi. Tutti sanno quanto
amiamo Silvio, però quel prenderlo per il culo, ci sembrò un gesto
riprovevole, specie per la coppia che più di ogni altro aveva
sbeffeggiato l'Europa, la Grecia, Silvio e chi il Capataz
rappresentava, cioè più nel male che nel bene, tutti noi.
Il vezzo di ridere sotto i baffi, a Mr. Bacalao e all'Orologiaio dei compromessi impossibili, non passa. In una situazione di merda, qual è quella che stiamo vivendo, i due big europei ridono quando dovrebbero piangere ripensando a tutte le nefandezze commesse in nome del rigore teutonico. Meno male, e lo diciamo senza nessun rimpianto, che Manuel se ne tornerà a cantare il fado nelle cantine di Lisbona e Van Rompuy a fare l'orologiaio, anche se delle rotture di palle impossibili.
Il vezzo di ridere sotto i baffi, a Mr. Bacalao e all'Orologiaio dei compromessi impossibili, non passa. In una situazione di merda, qual è quella che stiamo vivendo, i due big europei ridono quando dovrebbero piangere ripensando a tutte le nefandezze commesse in nome del rigore teutonico. Meno male, e lo diciamo senza nessun rimpianto, che Manuel se ne tornerà a cantare il fado nelle cantine di Lisbona e Van Rompuy a fare l'orologiaio, anche se delle rotture di palle impossibili.
giovedì 20 marzo 2014
mercoledì 19 marzo 2014
Silvio non vota né può essere votato. Cercasi un Berlusconi urgentemente
L'avvocato Niccolò Ghedini (era
un po' che non lo si sentiva), si è detto “amareggiato”. Il suo
principale invece, si è chiuso in un desolato mutismo. Ieri la Corte
di Cassazione ha messo la parola fine sul Berlusconi condannato per
frode fiscale, confermando i due anni di interdizione dai pubblici
uffici. Il 10 aprile, il tribunale di Milano lo affiderà “in
prova”, come uno stagista qualsiasi, ai servizi sociali. Finisce il
sogno di Berlusconi di essere il capofila di Forza Italia alle
prossime elezioni europee, questa volta, insomma, non ci sarà il suo
nome a fare da traino a una lista che senza di lui è come il
Barcellona senza Messi, una normale squadra da centroclassifica. In
attesa di infilare il suo indice nelle parti intime di Landini,
Daniela Santanché (e il di lei compagno Alessandro Sallusti), sta
raccogliendo milioni di firme per permettere a Silvio di figurare su
quella lista che altrimenti sarebbe un elenco di nomi senza senso
buono solo per fare l'appello in una classe di somari. Senza Silvio,
Forza Italia vale il 15 per cento, percentuale ragguardevole ma utile
a niente. È per questa ragione che il Capataz sta cercando in tutti
i modi di convincere uno dei figli, uno qualsiasi, a presentarsi alle
elezioni. Uno che si chiami Berlusconi in questo momento è
indispensabile, ci ha provato con Marina (niet), con Piersilvio
(niet), con Barbara (niet), con Luigi (macché) e perfino con
Eleonora ma il risultato non è stato all'altezza delle aspettative,
nessuno vuole trascorrere cinque anni della propria esistenza in
quella rottura di palle senza fine che si chiama Parlamento Europeo.
E la cosa è addirittura di capitale importanza se si considera che,
dall'altra parte, tutti stanno facendo i conti con l'attivismo
irrefrenabile di Matteo Renzi che sembra uno e trino, un novello san
Giovanni da Copertino in possesso del dono della bilocazione. Via
via, Matteo li sta oscurando tutti, compreso Beppe Grillo che in questa
occasione ha deciso di monetizzare i comizi trasformandoli in
spettacoli da Palasport. Cari lettori, se fra di voi ci fosse un
“Berlusconi”, è arrivato il momento di farsi avanti. Quel
cognome che fino a oggi è stato motivo di derisione, si potrebbe
trasformare in una fonte inesauribile di guadagno.
E' con viva e vibrante soddisfazione che sabato prossimo lo presentiamo
Sei mesi di full immersion per una pubblicazione straordinaria. In compagnia di Vittorio Amadio, Marisa Marconi e Mary Amadio. Un grazie particolare a Lia Di Tanna, Paolo e Gianni Roccetti, Pier Giorgio Camaioni e Rossella Borrone. La presentazione, Sabato 22 marzo alle ore 17.00 al Museo Arteon di Castel di Lama.
martedì 18 marzo 2014
Angela Merkel e quel sorriso un po' così a Matteo de' Medici. Bastava non chiamarla “culona inchiavabile”
Ne siamo convinti da sempre,
Angela Merkel ama l'Italia e gli italiani solo che, fino a ieri,
quelli che le sono capitati a tiro non erano, diciamolo, campioni di
“italianità”. Anzi. Il primo è stato Silvio Berlusconi. Le sue
gaffe con la Cancelliera tedesca hanno riempito pagine di storia e di giornali di gossip. Il
“cucù” di Trieste, la mezzora d'attesa al vertice della Nato sul
Ponte sul Reno e infine, la perla delle perle, quel “culona
inchiavabile” che Angelina deve essersi legata al dito perché,
prima che Cancelliera di una grande potenza economica, è una donna.
Subito dopo Silvio il “galantuomo”, è arrivato Mario Monti detto
o' Iceberg. Trovarsi di fronte Mario Monti deve essere un'esperienza
unica. Il professore incarna l'anti-italiano strutturale: non sorride
mai, fa battute senza senso e, ci scommettiamo, stringe la mano con
una mollezza tale da denotare una atonia fisica sospetta. Difficile
pensare a una cena con lui, men che meno a una serata da trascorrere
a birra, wurstel, insalata di patate e rutto libero. Dopo Monti,
LettaLetta. Chissà perché abbiamo sempre pensato che la stretta di
mano di o' Nipote sia come il tentare di afferrare un'anguilla:
rischio scivolosità altissimo. Troppo rispettoso del ruolo,
Enrichetto, per essere anche un interlocutore credibile, troppo
sottomesso per incarnare il ruolo dell'italiano un po' guascone e un
po' paraculo che evidentemente Angela Merkel ha conosciuto durante le
vacanze giovanili a Rimini. Poi arriva questo Matteo che ha alle
spalle una gavetta di partito simile alla sua, che si attacca male il
cappotto ma che stringe la mano con forza e la bacia con le labbra
che le sfiorano la guancia, mica guancia a guancia... E la simpatia è
immediata perché Angela ama la Toscana, e Matteo toscano lo è
davvero, mica come quell'aretino spurio di LettaLetta. Il sorriso
della Cancelliera è naturale e spontaneo e Matteo, da quel gran
furbo che è lo capisce al volo. Si chiama empatia, non fisica dei
Quanti, basta essere “umani” non supereroi machisti o
intellettuali per parlare con una donna potente senza dare
l'impressione di una virilità messa a rischio dalla forza
dell'interlocutrice. Matteo incassa una apertura di credito che, di
questi tempi, vale molto più di una messa. In Italia la cosa non è
stata presa bene. Invidiosi peggio di un Pupi Avati qualsiasi,
politici e giornalisti del Bel Paese hanno iniziato lo smontaggio del
kit Renzi/Merkel. Maurizio Belpietro, i cui segugi vanno sempre a
caccia di case e di affitti di favore (meno che quando si parla di
Brunetta e di Scajola), ha sparato sulla prima pagina del suo
giornale, finanziato abbondantemente dallo stato, “Matteo mostraci
le ricevute dell'affitto di casa”. Non potendo attaccarsi ad altro,
continua il metodo Fini-Boffo che tanta fortuna ha portato al padrone
indiscusso della vittima dell'attentatuni, non identificabile nel suo
editore che è tutt'altra persona. I destrorsi si sentono minacciati
da Matteo e reagiscono come sanno: calunniando. E chi si è accodato
alla campagna anti-Renzi di Belpietro? Ma Beppe Grillo, poffarbacco, chi sennò...
Dal suo blog ha tuonato “Matteo tira fuori le ricevute
dell'affitto”, sapendo che è una cazzata ma dimostrando di avere
poche idee e pure confuse. Beppe è straordinario, non sapendo più
che pesci pigliare, prima insegue la Lega poi Belpietro. Casa Pound
no, quella ce l'ha già in casa portata, e rappresentata,
direttamente dal gruppo romano dei pentastelluti. Per oggi basta
così. E poi, fanculo ai fasci e ai loro protettori.
lunedì 17 marzo 2014
Matteo Renzi testimonial inconsapevole di Italia1. Quando pecunia non olet
L'immagine di Matteo Renzi
“tira”. Su questo non ci sono dubbi. Il de' Medici piace a grandi
e piccini e pure alle nonne, visto che cita senza tentennamenti
Goldrake e Raffaella Carrà. Piace per la forza comunicativa e il
dire “se sbaglio la colpa è mia”, “se non trovate i soldi in
busta paga sono un buffone”. La gente, alla canna del gas, un po' è
costretta ma un po' gli vuole credere. Se n'è accorto anche Beppe
Grillo che, ormai certo di non poter più fregarsi elettori al Pd, si
sta rivolgendo a quelli della Lega, gli piace sparare
sulla Croce Rossa. E che l'immagine di Matteo “tiri” se ne sono
accorti anche gli strateghi della comunicazione delle reti Mediaset,
soprattutto quelli di Italia1, il canale più giovanilista del
gruppo. Insomma, mentre Brunetta, Toti, la Gelmini e la Santanché
continuano a sparargli addosso raffiche di pallettoni dum-dum,
Italia1 lo elegge testimonial della sua programmazione, per la serie
non proprio da educande “pecunia non olet”. Niente di preparato
in studio, per carità, i creativi hanno preso le sue conferenze
stampa, le hanno mixate fino a quando Matteo dice: “Vogliamo
rottamare il pomeriggio noioso”, frase tratta paro paro dall'ultima
conferenza stampa. Il bello è leggere le parole di Luca Tiraboschi,
che di Italia1 è il direttore, il quale paragona Matteo Renzi a un
“patrimonio nazionale e quindi di tutti”, più e meglio del suo
padrone. Qualcuno può pensare che il Sindaco si offenda e chieda il
ritiro dello spot? Ma quando mai! Secondo noi sta già facendo il
conto dei voti.
domenica 16 marzo 2014
sabato 15 marzo 2014
Silvio: “Alle europee mi candido in 5 circoscrizioni”. D'Alema in corsa per un posto da Commissario UE
Inguaribile Berlusconi. Telefona
a una convenscion di venditori di Forza Silvio, ai quali ha appena
aggiornato il kit del campionario, per dire: “Tranquilli, mi
candido alle elezioni europee in cinque circoscrizioni perché da
solo porto a casa 3 milioni di voti”. Silvio sta alzando il tiro
contro la magistratura che il 10 aprile dovrà stabilire se mandarlo
ai servizi sociali o ai domiciliari nella residenza dorata (ma stretta) di Arcore.
Incurante di tutto ciò, il Capataz spera nella sentenza del
Tribunale europeo che, secondo lui, lo scagionerà fino a
permettergli di riprendere una vita quasi normale. E, tanto per far
capire a suocera cosa la nuora intende, ha dichiarato: “Sarebbe
vergognoso se mi mandassero ai servizi sociali”. Infatti. Silvio ha
ragione. Considerato che, estero a parte, si muove più e come meglio gli
aggrada, i domiciliari sarebbero la soluzione migliore. Ma quando mai
si è visto che un condannato definitivo in terzo grado se ne va a
fare campagna elettorale in Sardegna con tanto di scorta pagata dallo
Stato? È iniziato il disgelo pernicioso fra Massimo D'Alema e Matteo
Renzi. I due fanno boccucce, si accarezzano, si complimentano a
vicenda, mandano segnali di pace e di amicizia imperitura. Le
elezioni europee sono alle porte e a Massimo di stare senza far
niente non piace proprio. Dopo essere stato trombato (nel peggiore dei
modi) da Berlusconi per la candidatura a “ministro degli esteri
europeo”, D'Alema sta puntando decisamente su Matteo per portare la
sua lunga e larga esperienza di statista nella UE. Lo dicemmo allora,
lo ripetiamo oggi. Sono stati tanti e tali i danni che D'Alema ha
fatto in Italia, che togliercelo dalle scatole per cinque anni, fino
alla pensione, non può essere che cosa buona e giusta. Trovare 101
zozzoni in Europa è un po' più difficile che reperirli in Italia,
dove il voto, di solito, vale tanto al chilo.
venerdì 14 marzo 2014
Le perversioni dei forzaitalioti. Arrestata la “dama bianca” dei voli di stato di Berlusconi
C'è qualcosa di strano, diremmo
di perverso, nella destra forzaitaliota che ha accompagnato,
governandoli, gli ultimi venti anni della storia d'Italia. C'è la
sensazione che stando al potere, anche se raggiunto democraticamente
attraverso elezioni comunque drogate dallo strapotere dei media per
casalinghe e pensionati, qualsiasi cosa sia permessa, ogni reato
lecito, ogni violazione delle regole sacrosanta sulla base del “sono
stato eletto dal popolo”. C'è qualcosa di strano, diremmo di
perverso, nella destra tout court che ci ha sgovernato per vent'anni;
qualcosa che sa di sesso a gogò, di machismo esasperato, di un
marciume che non prevede il rispetto di alcunché se non il proprio,
intoccabile piacere. “Non lo fo' per piacer mio...”, dicevano le
suore che cadevano nel baratro dell'orgasmo mistico, “ma per
piacere a Silvio”, dicevano le deputate e senatrici del
berlusconismo. Senonché, intruppata dopo intruppata, siamo arrivati
al momento in cui tutti i “pentoloni si sono scoperti”, come
amavano dire alcuni amici un secolo fa, e la brodaglia che è venuta
fuori parla di violazione sistematica di tutte le regole politiche e
umane. Roberto Saviano, subito dopo l'arresto di Federica Gagliardi
(assunta alla Regione Lazio da Renata Polverini), ha scritto: “I
trafficanti usano spesso voli diplomatici. I voli di Berlusconi le
servivano a questo”? È scoppiato un casino tanto che Luca
D'Alessandro, forzaitaliota doc, ha scritto: “Se
Saviano scrive libri con la stessa superficialità e leggerezza con
cui, pur di attaccare Silvio Berlusconi, spara queste idiozie,
vestendole come gravissime quanto false insinuazioni, stiamo
freschi”. Caro D'Alessandro, siamo stati al fresco dell'ombra
perversa del suo Capo per tanto tempo, ci lasci scaldare alla luce di
un sole più pulito.
giovedì 13 marzo 2014
FI, Lega, M5S e FdI: gufi, peracottari, pressappochisti e nullafacenti. Ma i bluff, come i nodi, vengono sempre al pettine
I più spiritosi sono, come
accade spesso, quelli del M5S ai quali comincia a mancare davvero il
terreno sotto i piedi. Della conferenza stampa del de' Medici hanno
detto: “Renzi è come il pesciolino rosso delle sue slide. Non ha
nulla da dire anche se apre la bocca. E infatti in conferenza stampa
è partito, significativamente, dalle cose di cui non avrebbe
parlato. Per il resto, il suo piano per il lavoro e l'economia è
fuffa allo stato puro". Peccato che il commento venga da chi
preferisce guardare le partite di calcio sul computer piuttosto che partecipare ai lavori d'aula, altrimenti sarebbe più credibile. I
pentastelluti si svegliano solo quando ci sono cartelli da brandire
ad usum televisivo, per il resto non si è ancora capito cosa stiano
a fare a Montecitorio e a Palazzo Madama dopo aver minacciato di
aprirli come scatole di tonno. Il secondo più spiritoso è stato
Gnazio La Russa, il leader della lista civetta messa su per
catturare un po' di voti dei destri: “Bravissimo Renzi che si vede
che ha imparato molto da Silvio Berlusconi. Alla fine però, non
capivo più se stava parlando il presidente del Consiglio o l'ottimo
Giorgio Mastrota mentre vendeva materassi. Ma almeno nelle
televendite c'è il 'soddisfatti o rimborsati'”. Non poteva essere meno sarcastica la camerata di partito, quella che sembra reduce da
una giornata di vendite tarocche a Porta Portese. Ha detto Giorgia
Meloni: “Valuteremo dalla reale qualità delle pentole se
acquistarle. Speriamo di non doverci accorgere, quando non saremo
soddisfatti, che non ci sono più i soldi per essere rimborsati”. E
mentre la pace con i sindacati diventava effettiva, si
materializzavano sgravi effettivi nelle buste paga dei lavoratori, si
tagliava l'Irap, si aumentava la tassazione sulle rendite
finanziarie, ecco apparire Renatino Brunetta, il Nobel per l'economia
in pectore che dava, ai suoi tempi, dei mangiapane a tradimento a
tutti i lavoratori dello stato meno, ovviamente che a se stesso,
baby-pensionato (e non è una battuta, l'altezza non c'entra). Ha
detto Brunetta: “Conferenza stampa di chiacchiere, di slides e di
figurine. Non c'è un testo, non c'è un numero, non c'è un
provvedimento. Nulla di nulla. Imbarazzante”, dimenticandosi dei
litigi letali per l'Italia, portati avanti per mesi con il suo
avversario di sempre, Giulietto Tremonti detto “Mimì la tisica”.
Ultimi, ma non in ordine di cazzate, i baluba leghisti che
dovrebbero, almeno, avere il buon senso di tacere visto che, grazie a
Renzi e a Berlusconi, potranno continuare a essere rappresentati in
Parlamento. Il salva-Lega, infatti, grida ancora vendetta al cospetto
di Adolf Hitler.
PS. Enrico LettaLetta, detto o' Nipote, non ha partecipato alle votazioni sull'Italicum. Il popolo-cittadino se ne farà una ragione.
PS. Enrico LettaLetta, detto o' Nipote, non ha partecipato alle votazioni sull'Italicum. Il popolo-cittadino se ne farà una ragione.
mercoledì 12 marzo 2014
Venticinque anni fa Internet. E avanza la crassa ignoranza della Lega
Avremmo voluto dedicare le poche
righe del post all'inventore del www. 25 anni fa, nel 1989, Tim
Berners-Lee, informatico inglese, propose il progetto globale
sull'ipertesto. Nacque il www e tutti sappiamo com'è cambiata la
nostra vita quotidiana. Ma poi i giornali di oggi ci danno una
notizia che non possiamo non riportare e commentare perché ogni
occasione deve essere utile per combattere l'ignoranza e il razzismo.
La leghista Maria Teresa Baldini, eletta consigliera regionale della
Longobardia nella Lista Maroni, ha proposto un emendamento che
attualmente è in discussione in commissione sanità della Regione
fra i suggerimenti relativi al prossimo programma di lavoro della
Commissione europea. Si parla di “sicurezza alimentare nella
distribuzione di alimenti nelle mense” e la consigliera, mogia
mogia quatta quatta, ha deciso di inserire le seguenti righe: “Con
particolare attenzione alle problematiche infettive dovute anche
all'impiego di personale immigrato nei processi di distribuzione e
somministrazione di alimenti negli ambienti scolastici, sanitari e
socio-sanitari”. Dunque, secondo la maroniana Baldini, gli
immigrati sarebbero portatori di pericolosi bacilli infettivi, per
questa ragione, nel caso in cui operatori extracomunitari delle mense
dovessero entrare in contatto con cibi e alimenti, il rischio di una
pandemia totale e letale sarebbe altissimo. In questo paese, giocare
sulla paura del diverso è diventato un Risiko insopportabile tanto
che, in alcune fasce sociali, quella stessa paura si sta trasformando
in terrore. Ma in questo caso, la semplice propaganda (le elezioni
europee fra poco più di un mese), si sta trasformando in pericolosa
e perniciosa ignoranza. Non bastava Borghezio con le bombolette di
antiparassitario sui treni, ora ci si è messa anche la consigliera
Baldini. Il tutto mentre il Parlamento, così restio alle quote rosa,
sta mettendo a punto l'emendamento salva-Lega nella prossima legge
elettorale. Non occorre tirar fuori nessuna morale perché questa,
cari amici, fratelli, compagni e semplici conoscenti, non è una
favola.
martedì 11 marzo 2014
Evviva lo Stato Pontificio (sic!)
Il PD è un partito
autolesionista, non c'è più nessun dubbio. L'anima vera del “sogno”
di Prodi è costituita da zozzoni inneggianti al “o con me o contro
di me”. Intolleranti verso ogni regola democratica che non sia la
loro, mascherano il tradimento da “coscienza” e la viltà da
dissenso. Lontani mille miglia dai problemi reali della gente,
asserragliati nel loro fortilizio come i tartari nel deserto, non
appena sentono puzza di privilegi in scadenza, si mascherano dietro
al voto segreto per silurare domineddio, e non c'entrano nulla le
quote rose. Sapete, a loro delle quote rose non frega una mazza...
eppure, la situazione è chiara. Vabbè che in questo paese i
sondaggi hanno la stessa durata di mezzo giro di valzer, però i
numeri sono impietosi. La coalizione di centrodestra è saldamente in
testa, il M5S è in costante, sensibile aumento. Se si andasse a
votare domani, il rischio di un ballottaggio Grillo/Forza Italia non
sarebbe poi così lontano dalla realtà. Le prossime elezioni europee
costituiranno il punto massimo di rottura all'interno di un partito
che, semplicemente, non esiste. Basterebbe prenderne atto e agire di
conseguenza. Il tutto, mentre il nostro “amico”
Buonanotte/Buonanno si veste di bianco e il marito di Alessandra
Mussolini risulta indagato come cliente del giro di baby squillo dei
Parioli. Tutti contro tutti e tutti contro Renzi, per la serie: i
privilegi non moriranno mai. Quasi quasi, considerato chi siede sul
Soglio di Pietro, un ritorno allo Stato Pontificio non sarebbe male,
vero Beppe?
lunedì 10 marzo 2014
Renzi-Paperino. Ma non è detto che la 313 vada sempre a sbattere
Ce l'hanno tutti con
lui e la cosa è quantomeno sospetta. I media non lo difendono né
hanno intenzione di farlo. I sindacati, compresi quelli affini, già
parlano di sciopero. I privilegi sono duri da abbattere, soprattutto
se se ne gode. Matteo-Paperino sembra essere circondato da un'aura di
sfiga, quella brezza che ti fa toccare le palle quando l'avverti
spirare. Nell'Italia delle arti, dei mestieri e delle rendite di
posizione, uno come lui fa paura. Lo sanno tutti che ha dovuto
accettare compromessi così come parlamentari e boiardi, dirigenti e
paradirigenti, primari e comprimari sanno che se dovesse andare
avanti, beh, un po' di terreno sotto i piedi gli verrebbe a mancare.
Lo sa perfino Beppe Grillo che, persa ogni battaglia sul fronte
interno, intento a tappare i buchi di una dissennatezza senza
confini, ha preso a parlare di ritorno al Regno Sabaudo, a quello Borbonico e al Granducato di Parma, per la serie, cervello
vuoto-sinapsi in pappa. Noi un'idea ce la siamo fatta. Renzi ha
iniziato a rompere i cabasisi a tutti, compreso Vittorio Feltri. E
questo non è un male né una nota di demerito. Anzi. Si stanno
rivoltando anche quelli che non troveranno una straccio di
strapuntino nell'Italia che verrà: vecchi, sono vecchi. E vadano a
fanculo.
domenica 9 marzo 2014
sabato 8 marzo 2014
Scoppia il “caso” Boschi, poco incline alla satira, per nulla alle buone maniere
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Le scarpe della Ministra alla Leopolda |
venerdì 7 marzo 2014
Cosa è cambiato? Renzi “Gattopardo” con l'aggravante del culto della personalità
Il ministro Poletti ci dice che
da “luglio sono a rischio i soldi per la cassa integrazione in
deroga”. Cosa è cambiato? Olli Rehn ci bacchetta ancora non
tenendo conto dei “fondamentali” italiani migliori, addirittura,
di quelli tedeschi. Cosa è cambiato? La disoccupazione è lì,
immobile, coerente, indifferente al bello al giovane al brutto
all'intelligente. Cosa è cambiato? Pompei crolla e non si riescono a
spendere i soldi che la UE ci ha mandato. Cosa è cambiato? Il
vestito della Boschi è sempre lo stesso, lei lo sa che mette in
risalto alcune doti fisiche figlie non di studi ma di madre natura, e
quindi continua. Cosa è cambiato? I soldi a disposizione per il
“rilancio” sono sempre 10 miliardi. Cosa è cambiato? Pensandoci
bene però, una cosa, oltre alla targhetta sulla porta del primo
ministro, è cambiata. Antonio Gentile, sottosegretario appena eletto
del NCD, neppure indagato, si è dimesso. Quattro, diconsi quattro
sottosegretari del Pd, tutti indagati, non solo non si dimettono ma
sono stati difesi a spada tratta dalla Boschi di cui sopra. Si tratta
di Francesca Barracciu (peculato), Umberto del Basso de Caro
(rimborsi non rendicontati alla Regione Campania), Vito De Filippo
(filone lucano di rimborsopoli) e Filippo Bubbico (abuso d'ufficio).
Qualcosa è cambiato tanto che Alessandro Sallusti sulle pagine del
Corriere dei Piccoli, ha dato il benvenuto a Matteo Renzi nel gruppo
dei garantisti. Matteo ha ovviamente ringraziato, e per sentirsi come
noi quando guardiamo “Il gladiatore”, se n'è andato in una
scuola di Siracusa per sentire ripetere il suo nome ad libitum da una
banda di ragazzini infoiati per le ore di lezione perse con il presidente del consiglio.
Qualcosa è cambiato: nulla.
giovedì 6 marzo 2014
Il Nobel per la Pace a Putin come l'Oscar a Checco Zalone. Ma che siamo su Scherzi a parte?
“Almeno uno fa ridere”, ci ha
risposto un amico quando abbiamo provato ad avanzare questo
parallelismo azzardato nei termini e nella sostanza. A parte il fatto
che a noi Checco Zalone più di un insano attacco di prurito da
rabbia canina non ci ha strappato, di risate poi manco a parlarne,
l'aver saputo della candidatura di Vlady Putin al Nobel della Pace, questo
sì, ci ha scatenato una risata frenata solo dal nostro essere
perdutamente tabagisti. Il Nobel per la pace a Putin sarebbe come
quello per la fedeltà dato a Hollande, per la protezione di minori a
Silvio, per l'intelligenza a Alfano, per l'umiltà a Renzi. Ma come
viene in mente, ai diplomatici cortesi della commissione per il Nobel
della Pace di inserire Vlady nelle nomination? Ma che sono al Grande
Fratello? Passi Papa Francesco che tra una telefonata e l'altra, un
bacio e un abbraccio ai bambini, viaggiare in utilitaria e rifondare
lo Ior, almeno qualche simpatia se l'è guadagnata, ma il Nobel per
la Pace a Putin, qualora dovesse verificarsi, sarebbe lo svilimento
totale e assoluto del termine “pace”. Il mandante delle
pistolettate in faccia alle giornaliste non allineate, il protettore
di Assad e di Kim Jong Un, il massacratore di georgiani e ceceni si
ritroverebbe così, di punto in bianco, a incassare un bel assegno e
a diventare un simbolo di umanità al pari di Madre Teresa di
Calcutta e della Croce Rossa. La sensazione che ricaviamo da queste
notizie è di totale sperdimento. Una volta, gli svedesi premiavano
Rigoberta Menchu e Albert Schweitzer, Martin Luther King e Aung San
Suu Kyi, oggi, più modestamente, premiano l'Unione Europea, Barack
Obama e Jimmy Carter. Non c'è più nessuno che meriti un premio
tanto ambito, quindi si ricorre alle scartine. A meno che... a meno
che gli svedesi non temano di essere invasi dall'Armata Rossa, che
non è solo il coro che accompagna Toto Cutugno, ma (ancora)
un'autentica macchina da guerra. Ergo, meglio prevenire.
mercoledì 5 marzo 2014
Danielona ovvero, la stupidità delle domande sceme
Domandare “perché” è tipico
dei bambini, quasi un incedere in attesa di diventare grandi e dare
risposte invece di fare domande. Crescendo, chiedere “perché” è
sinonimo di curiosità, guai a non esserlo, guai a lasciarsi scorrere
il mondo addosso senza cercare di capire. “Domandare è lecito,
rispondere è cortesia”, dice un vecchio adagio. A noi ci capita
sempre più spesso di essere scortesi, di non rispondere perché non
c'è niente da dire. Ormai grazie a Internet siamo in grado di dare risposte a domande apparentemente di una complessità
mostruosa. Se non basta la Rete ci rivolgiamo agli scienziati,
madonna quanti ce ne sono, di tutte le razze e risme, qualcuno con il
bollino dop altri con quello blu di Chiquita: una risposta val bene
una banana. Poi ci sono domande alle quali non si può non
rispondere, ma per una ragione, perché sono capziose, settarie,
fuorvianti, da campagna elettorale 365 su 365 (giorni) e sinonimo di
presa per il culo colossale, quindi: intollerabili.
Domanda Daniela Santanché dopo una breve introduzione: "Vergognosa la decisione del tribunale di Milano. Dovrebbero spiegarci quali motivazioni inducono a negare il permesso al leader del maggiore partito di centrodestra a recarsi a Dublino il 5 e 6 marzo in occasione del congresso Ppe, con le elezioni Europee alle porte. La mia è molto chiara: che certi magistrati continuano a fare politica, calpestando l'ordinamento. Dobbiamo reagire, anche per salvaguardare la tripartizione dei poteri, prevista dalla nostra Costituzione". Onorevole Santanchè, la risposta è semplicissima. Silvio Berlusconi è un pregiudicato condannato in via definitiva, dopo tre gradi di giudizio, dalla Corte di Cassazione. Un condannato che inizierà a scontare la pena dopo tempi biblici dalla sentenza (alla faccia della magistratura comunista), e al quale è stato intimato di riconsegnare il passaporto, non può recarsi all'estero. Questo è uno di quei casi in cui la legge è uguale per tutti, anche per il suo capo. Risposta semplicissima, onorevole, non è la fisica dei Quanti.
Domanda Daniela Santanché dopo una breve introduzione: "Vergognosa la decisione del tribunale di Milano. Dovrebbero spiegarci quali motivazioni inducono a negare il permesso al leader del maggiore partito di centrodestra a recarsi a Dublino il 5 e 6 marzo in occasione del congresso Ppe, con le elezioni Europee alle porte. La mia è molto chiara: che certi magistrati continuano a fare politica, calpestando l'ordinamento. Dobbiamo reagire, anche per salvaguardare la tripartizione dei poteri, prevista dalla nostra Costituzione". Onorevole Santanchè, la risposta è semplicissima. Silvio Berlusconi è un pregiudicato condannato in via definitiva, dopo tre gradi di giudizio, dalla Corte di Cassazione. Un condannato che inizierà a scontare la pena dopo tempi biblici dalla sentenza (alla faccia della magistratura comunista), e al quale è stato intimato di riconsegnare il passaporto, non può recarsi all'estero. Questo è uno di quei casi in cui la legge è uguale per tutti, anche per il suo capo. Risposta semplicissima, onorevole, non è la fisica dei Quanti.
martedì 4 marzo 2014
Lo strano concetto di solidarietà di zar Putin. E la Russia minaccia di abbandonare il dollaro come unità di cambio
Non soddisfatto di far sparare in
faccia ai giornalisti non allineati, zar Putin sta dimostrando di
avere, proprio come i suoi predecessori, uno strano concetto di
solidarietà baltica. La Russia, già Unione Sovietica, non perde
infatti tempo a dare una mano agli amici e sodali della ex Europa
dell'Est, testimonianza di un cuore grande e di un concetto di
libertà e autonomia dei popoli e delle genti veramente smisurati. I
compagni ungheresi avevano difficoltà a tenere sotto controllo il
vento di libertà che spirava a Budapest? Ecco i carri armati
sovietici che in un amen ripristinavano l'ordine costituito. I
compagni cecoslovacchi si volevano bere una birra in più al giorno?
La CCCP non poteva permettere il dilagare della cirrosi epatica in un
paese vicino, e i carri armati servirono a impedire una strage
alcoolica. Non potendo “aiutare” la Polonia con i tank,
preferirono appoggiare un colpo di stato, a Roma avevano appena
eletto un papa polacco, sarebbe successo un casino. Così, fra un
aiuto al Vietnam del Nord, uno alla Corea (sempre) del Nord, un altro
alla Georgia, un altro ancora alla Cecenia, ricatti petroliferi
sparsi all'Ucraina e alla Bielorussia e del gas all'Uzbekistan, Vlady
continua a tenere sotto controllo tutto l'ex impero staliniano, alla
faccia della Glasnost gorbacioviana e della caduta di un Muro di Berlino che se
fosse stato per lui, non avrebbe mai permesso di picconare. Basta una
parola per far scattare l'aiuto. Basta che qualcuno dica “fascista”
che Putin parte a razzo e, novello Speedy Gonzales, rimette a posto
le cose. Che poi i manifestanti che smanichettano su Facebook e
Twitter tutto siano meno che fascisti, poco importa, i confini di
Madre Russia sono “delicati”, quasi quanto quelli di Israele che
invece di invadere i territori palestinesi, costruisce muri e
fanculo. L'invasione della Crimea (che pure qualche ragione potrebbe
esserci, ricordate il Kossovo?), ha causato una sollevazione mondiale
di proporzioni colossali. La Merkel non vuol sentire parlare di Putin
neppure davanti a un piatto di würstel,
la Gran Bretagna ha momentaneamente sospeso ogni rapporto, la
Francia, attraverso Hollande, ha detto “parbleu!”, l'Italia tace
sennò Silvio (e l'Eni) s'incazza mentre l'America ha alzato la voce. I Russi
però non hanno fatto una piega. Anzi. Il ministro del tesoro ha
fatto sapere a Obama che se non si farà i cazzi suoi, la Russia non
farà più affari in dollari. Il dollaro, insomma, non sarà più la
moneta base di cambio con il resto del mondo. Fermo restando che con
il rublo zar Putin non farebbe affari neppure con la Corea del Nord,
resta da vedere quale sarà la reazione americana perché, cari amici
e fratelli, non è che gli USA siano proprio mammole. O no?
lunedì 3 marzo 2014
domenica 2 marzo 2014
Ritratto di famiglia in un governo. Il cast
Con: Graziano Del Rio, Angelino
Alfano, Pier Carlo Padoan, Roberta Pinotti, Stefania Giannini,
Federica Guidi, Maria Elena Boschi, Federica Mogherini, Beatrice
Lorenzin, Marianna Madia, Andrea Orlando, Dario Franceschini,
Gianluca Galletti, Maurizio Lupi, Giuliano Poletti, Maria Carmela
Lanzetta, Maurizio Martina
sabato 1 marzo 2014
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