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venerdì 29 novembre 2013

Schifani, Sallusti, Cicchitto, Cota, Brunetta, Romani, Alfano... che bell'Italia!

Giuseppe Piscopo "Poltronicidio"
Vivacissimo questo momento “storico” della politica italiana. Alessandro Sallusti si sta prendendo una raffica di querele da chi, fino a ieri, gli ha fornito materiale a gogò per il suo ineffabile “metodo Boffo”. Ultimo in ordine di tempo Renato Schifani il quale, attaccato pesantemente nell'editoriale del Giornale di ieri, ha dato mandato ai suoi legali di querelare Sallusti detto anche “il graziato”. Ma “ghignetto” Sasà ha raggiunto il top delle sue performance contro un avversario affatto accomodante, e cioè 2232, alias Fabrizio Cicchitto. A Matrix dell'”onda-su-onda” Luca Telese, il direttore del Giornale, eufemizzando, ha iniziato a parlare di “corna e di cornuti”. 2232, scattante come una faina, lo ha immediatamente rimbeccato: “Beh, qui se c'è qualcuno che non può parlare di corna sei tu”; riferimento al rapporto di Sasà con la Danielona? Mah... Però il direttore di famiglia ha continuato e Cicchitto, ormai esasperato, lo ha apostrofato con un “cretino” che rende appena l'idea di cosa rappresenti oggi Sasà nell'universo berlusconiano. Il fatto è che di Silvio in Silvio, di berlusconismi ogni giorno ce n'è uno. Ora è venuta fuori pure questa storia dei falsi rimborsi spese dei consiglieri della Regione Piemonte che, a quanto sembra, posseggono anche il dono divino della ubiquità e della bilocazione proprio come Padre Pio. Pensate, il governatore Roberto Cota era a cena contemporaneamente in cinque ristoranti piemontesi e, meraviglia delle meraviglie, ha pagato conti a Torino quando la cella telefonica del suo smartphone lo dava a Vercelli. Se non è un miracolo questo, diteci voi cos'è. E poi c'è l'Innominabile, il quale ancora una volta (vi sembrava fosse cambiato vero? invece naaaaaaaaaa!), ha dichiarato: “È con viva e vibrante soddisfazione che vi annuncio che sono il presidente di tutti e non di una sola parte politica”. Ieri mattina di buon'ora, Cip e Ciop, al secolo Renato-Renato Brunetta e Paolo Romani, sono andati a far colazione al Quirinale, dove sembra che servano dei babà da urlo. Fra un caffè e, appunto, un babà, hanno chiesto a colui-che-siede-sulla-poltrona-più-alta-del-Colle-più-alto-di-Roma, di aprire formalmente la crisi di governo perché una delle componenti che aveva contribuito a formarlo, non c'era più. L'Innominabile, sempre con viva e vibrante soddisfazione, ha preso atto che i due pirl... capigruppo di Forza Italia, avevano sostanzialmente ragione e quindi, preso il telefono a forma di scudocrociato utilizzato per le comunicazioni dirette con LettaLetta, ha detto al premier: “Enri', sient a me, accà ci stanno Brunetta e Romani... c'hanno raggione... tu te dive a fa vutà n'ata vota 'a fiducia”. LettaLetta ha chinato il capo e, sbattendo i tacchi, ha sillabato: “Jawohl mein kommandant” ed è partito per Vilnius. Ma ieri, con Berlusconi silente rientrato di corsa ad Arcore senza muta da sub, la parte del gigante l'ha fatta Angelino 'O schiattamuort Alfano. Dopo che Matteo Renzi aveva detto: “Dal 9 dicembre l'agenda al governo la dettiamo noi”, l'ex (?) maggiordomo di Silvio ha tenuto a precisare: “Sebben che siamo di meno, questo governo si tiene in piedi grazie a noi e, viceversa, lo possiamo fare anche cadere”. Insomma, apparentemente sembra che tutto si muova e invece, come sempre, è la solita storia del gioco delle parti, stavolta però con un poltronicidio.

giovedì 28 novembre 2013

Silvio, Francesca e quel baciamano assurdo anzichenò

Il senso del berlusconismo sta tutto in due immagini. La prima: nonostante il freddo boia di Roma, Silvio si presenta sul palco in “Caraceni” e girocollo nero. Uno dice, “il nero sfinisce”, e la ragione principale forse è quella visto che Silvio è ingrassato pericolosamente. Ma lo scopo è soprattutto quello di sembrare Superman, anche quando le avverse condizioni atmosferiche suggerirebbero una maggiore saggezza. Però è talmente tanta la voglia di “teatro”, che Silvio anche fisicamente (lifting, capelli di plastica, botulino) deve sembrare quello che non è, un giovanotto in piena forma. Sotto il “Caraceni”, Silvio indossa una tuta da sub che “contiene” e non lascia entrare il freddo. Infatti il corpo del Capataz sembra reagire bene ma la voce, che non può essere protetta in nessun modo, testimonia lo stato di estrema fragilità di un uomo al quale, a pochi metri di distanza, stanno togliendo lo scranno da sotto il culo. All'inizio del suo discorso Silvio sembra ubriaco. L'eloquio non è fluente, le parole s'intrecciano e la lingua si arrotola sulle “esse” e sulle “erre”. Pensiamo ai trinchetti di grappa o all'uso spropositato di qualche psicofarmaco (tavor e lexotan procurano questi fastidi), ma non è nulla di tutto ciò né può essere quello spritz che si è fatto di corsa prima di uscire da Palazzo Grazioli. È solo il maledetto freddo che gela consonanti e vocali, e che quando Silvio alza la voce lo fanno sembrare un clochard ubriaco parecchio rincoglionito. Superman, ecco. Silvio deve apparire l'uomo che non chiede mai e che, rotto a tutte le intemperie e le tempeste, è saldamente fermo sulla tolda a impartire ordini. La seconda, se possibile, è ancora peggio della prima. Finito il discorso Silvio scende dal palco per il bagno di folla che deve al suo popolo. Davanti gli si para Francesca, la fidanzata che, invece di abbracciarlo, stringendolo forte e magari piangere sulla sua spalla, gli prende la mano e gliela bacia. Ma non sul palmo (che sarebbe un gesto di grande tenerezza) ma sul dorso, proprio come Silvio fece con Gheddafi. Ecco, allora, che tutto il senso vero del berlusconismo ci è apparso all'improvviso, come una rivelazione divina o un nirvana con anfetamine escluse. Silvio è il “dominus”, il signore incontrastato di una pletora di idolatri senza palle né orgoglio né dignità, che in tutti questi anni gli hanno baciato la mano come si faceva ai signori in tempi bui. E il fatto che lo abbia fatto Francesca ci ha sinceramente sconvolto perché neppure le regine baciano la mano del re ma si limitano a un inchino. C'è un ancora un solo Signore in questo paese (Totò Riina a parte), che pretende il baciamano dai sudditi. L'unica consolazione è che da ieri sarà un sig. anche sulla busta di una lettera.
Uno yogurt scaduto non fa male. Mantiene il colore, il sapore, la sostanza. Una volta scaduto, lo yogurt perde solo i fermenti lattici vivi che, anche se morti, continuano a non far male pur non assolvendo più al loro compito originario di “guardie bianche” dell'intestino. Berlusconi è così, solo che i fermenti lattici di Silvio fanno male sempre, da vivi e da morti... e sono gli unici che da morti diventano tossici, mentre quelli dello yogurt si eliminano facilmente stando seduti sulla tazza del cesso.

mercoledì 27 novembre 2013

Sigh, sob, sniff... il pianto irrefrenabile di Silvio il “candido”

Sigh, sob, sniff... sono il più grande di tutti e mi cacciano fuori dal senato che è stato per anni casa mia... sigh, sob, sniff... quel pretaccio di don Mazzi mi vuole nella sua comunità a pulire i cessi... sigh, sob, nguè... vogliono che porti i vassoi alla mensa della Caritas, io che l'altra sera sono stato a cena con l'uomo più potente del mondo... sob, sniff, sniff... voglio tutti in piazza per difendermi, io sono puro come l'acqua di fonte e vergine come un giglio... sniff, sniff... ho sognato che sedevo al Quirinale, sulla poltrona più alta d'Italia, perché me lo merito, quello che ho fatto io per questo paese non lo ha fatto nessuno... sigh, sob, nguè... ora che avevo messo la testa a posto, trovato la fidanzata e un cane fedele, mi vogliono mettere in galera... sigh, sob, sniff.. Dudù dove sei? Dudù vieni qui, Dudù portami le pantofole porca puttana... sniff, sob, sigh... Putin mi aveva offerto il passaporto diplomatico di console della Russia e io ho rifiutato, voglio bene al mio paese io, ci tengo alle mie imprese, io... sigh, sob, sniff... mi fanno decadere ora che ho trovato sette testimoni che mi possono scagionare, chi sono? Eolo, Pisolo, Mammolo, Gongolo, Brontolo, Dotto e Cucciolo (questa l'ho rubata a un commento sul blog di ieri)... sigh, sob, sniff... devo dire addio alla mia poltrona ora che ho trovato due bracci destri fregni, chi sono? Cip e Ciop, cioè, scusate, Fitto e Alfano... sigh, sob, sniff... cosa resterà di questo mio ventennio fulgido? Lo so io cosa resterà, l'immagine della Banda Bassotti... Sigh, sob, sniff”.
Aula di Palazzo Madama. 27 novembre 2013, ore 19.00. Silvio Berlusconi (forse) sarà dichiarato decaduto. Per evitare l'onta di essere accompagnato fuori dai commessi (è accaduto a Lusi), Silvio probabilmente non si presenterà. A ritirare alla cassa il suo tfr di 180mila euro, penserà Bond, Sandro Bond. Poi opterà per i domiciliari, perdendo l'ultima occasione della sua vita per conoscere in presa diretta le condizioni reali degli italiani, di rendersi conto, cioè, di come ha ridotto questo paese. Lui, che l'altra sera ha cenato con l'uomo più potente del mondo, non proverà l'emozione di portare un vassoio di cibo a un clochard sdentato. Facile rimettere in bocca la dentiera a una terremotata, basta che lo facciano i maggiordomi. Silvio è stato, e continua a essere, un grande bluff iniziato con le lacrime di coccodrillo versate sul barcone degli albanesi. Ve lo ricordate? Ma quando mai, italiani smemorati!

martedì 26 novembre 2013

L'ultima barzelletta di Silvio: “Salvatemi o ve ne pentirete davanti ai vostri figli”. Meglio di Mohammed Esposito

Ci vuole una faccia come il culo, o no? Siccome (forse) domani lo butteranno fuori dal Senato, Silvio ha finito per sentirsi come il marito buttato fuori di casa dalla moglie. E come sempre accade quando un marito sente scappargli dalle mani il potere assoluto sulla moglie e sui figli, da di testa. Silvio non commetterebbe mai un femminicidio, anche perché sarebbe una strage, però fa leva sui sentimenti più profondi e alibizzanti degli italiani: i figli. Presa carta e penna, ha scritto di proprio pugno una lettera ai senatori del Pd e del M5S nella quale dice: “Siccome c'ho sette testimoni nuovi di zecca e otterrò la revisione del processo, attenti a buttarmi fuori dal Senato perché ve ne pentirete davanti ai vostri figli”. Ora, può un uomo normale essere in possesso della stessa bronzaggine di Silvio? Come può l'inventore del bunga-bunga, nonché scopador cortese di veline, aspiranti miss, cantanti, attrici, igieniste orali minorenni e figlie (sempre minorenni) di ex autisti di Bettino Craxi, dire agli altri “vi vergognerete davanti ai vostri figli”? D'altronde non fu lui che giurò sulla testa dei figli che era un marito casto, illibato e fedelissimo? La disperazione gioca brutti scherzi, spesso però è un alibi efficacissimo che di solito fa giocare, nei processi, la carta delle attenuanti. Ma Silvio non è il ladro di polli che ruba per sfamare la famiglia, è un evasore fiscale (lo ha stabilito la Corte di Cassazione) che, tra l'altro, ha inventato di sana pianta i meccanismi per evadere, reato che ha continuato imperterrito a commettere anche dopo l'assunzione di incarichi pubblici. I toni da tregenda, gli ultimatum, le chiamate in correità fanno parte del bagaglio di un ex chansonnier ed ex cabarettista giunto alla fine di una splendida carriera che tira pietosamente a campare ripetendo stancamente le stesse battute che gli hanno dato un po' di celebrità. Chiudere però il ventennio berlusconiano con una battuta non si può. Si potrà parlare della fine di un regno quando il Monarca e i suoi giannizzeri (non solo forzaitalioti o pidiellini, ma anche del Pd, dell'Udc, di An, del Gal, dei Responsabili, di SC e di chi più ne ha ne metta), verranno processati tutti insieme per il reato di genocidio. Sì, delle intelligenze e della memoria storica di un intero popolo. 

lunedì 25 novembre 2013

E Silvio andò alla guerra... Oggi è il 25 novembre

È chiaro che fino a mercoledì 27 novembre 2013 ne vedremo e sentiremo delle belle, mentre nel 2014 e nel 2015 quello che accadrà ci interessa di meno. Silvio è sceso in campo con tutta la sua potenza di fuoco mediatica e i risultati si vedono e si leggono. Prendete l'editoriale di Alessandro Sallusti, oggi, sul Giornale, e il quadro sarà chiarissimo. Toni allucinati, da estremismo giornalistico militante, parole da guerra caldissima vicina al golpe istituzionale, un astio sospetto che supera qualsiasi dimensione di “confronto”. Ma quello che ci colpisce di più sono gli affondi alla “sinistra” come se ne esistesse ancora una. Eppure i berluscones dovrebbero aver chiaro il concetto, soprattutto dopo aver ascoltato ieri Matteo Renzi alla convention democratica, ma questo è un altro discorso. Silvio va alla guerra e, come Johnny, prende il fucile anzi, il bazooka. Tenere incandescente il livello dello scontro è la parola d'ordine consegnata notte fonda ai pasdaran e loro, fedeli alla consegna, eseguono. Sono partiti gli insulti, altro che “toni bassi perché saranno nostri alleati”. Angelino Alfano aveva appena detto che Nuovo Centrodestra non sarà in piazza il 27, che si è beccato di tutto. Compreso uno schiaffo simbolico/verbale da Brunetta che se ci arrivasse glielo darebbe sul serio. Sono annunciati dossier contro tutto e tutti, venti anni di collusione con i servizi segreti qualche risultato l'avranno pure portato altrimenti sai che fregatura. Il più bollente sembra quello contro Matteo Renzi, forse colto dai fotografi di Rete4 mentre faceva pipì dietro una siepe in uno degli intervalli pubblicitari della Ruota della Fortuna, e per dire agli italiani sensibili all'argomento, che Matteo ce l'ha piccolo. Da oggi a mercoledì ne vedremo e ne sentiremo delle belle e, ovviamente, nessuna parola dei forzaitalioti sul 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Chissà perché, in questi anni, i parlamentari della ex Pdl non hanno mai detto una parola contro il femminicidio anzi, hanno fatto di tutto per bloccare qualsiasi provvedimento che potesse intaccarne la portata. Ma si sa, loro le donne le considerano in un modo diverso, maledetto celodurismo. Comunque oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. E l'aspetto che più ci ha colpito, è che l'appello di quest'anno non è rivolto agli uomini ma alle stesse donne, per invitarle ad avere coraggio, a denunciare i picchiatori che si nascondono dentro le mura domestiche, a riprendersi la loro dignità violata dall'ignoranza, dall'arroganza, dalla sindrome del possesso. Meno belle parole più fatti. Meno dichiarazioni di principio più coerenza. 

sabato 23 novembre 2013

I cazzeggi del sabato. Da lunedì FI all'opposizione, e parte il “Ruby ter”. Bond svapora come nebbia al sole

Basta giochi: da lunedì Silvio Berlusconi e il suo esercito passeranno all'opposizione. Lo ha detto, anzi sancito, il “Furioso” dopo la decisione dei gruppi del Senato di votare il 27 novembre (questa settimana) la sua decadenza. Essendo l'uomo più perseguitato nella storia dell'Italia repubblicana, Silvio ha deciso di staccare la spina a tutto e tutti, nel caso specifico al LettaLetta I°, alias “steel balls”. Non c'è verso. A Silvio le sentenze della magistratura, ovviamente quelle sfavorevoli, stanno cordialmente sulle palle, e la sensazione che la sua intemerata contro i giudici continui a colpire l'immaginario collettivo degli italioti, è testimoniata da quanto ci ha detto il nostro amico idraulico che, in tutta la sua vita, non ha mai votato per Berlusconi: “Ma come si fa – ha sibilato mentre cercava di rianimare un termostato morto – a credere a chi in due mesi emana una sentenza quando una causa dura almeno cinque anni?” Stanchi di dover rispondere a chi non si aspetta nessuna risposta, fermo com'è nelle sue posizioni e nulla gli farebbe cambiare idea, abbiamo preferito tacere perché di litigare con una persona alla quale avremmo chiesto di lì a breve la fattura, non ce la siamo sentita. E la visuale non cambia neppure quando passa a parlare del Ruby ter, il processo che il tribunale di Milano intende celebrare contro i testimoni che, a loro dire, hanno spudoratamente mentito durante le fasi dibattimentali del Ruby bis. “Ruby – ha detto sempre l'idraulico – a tredici anni veniva regolarmente violentata dal padre e dallo zio e a quindici si prostituiva. E poi, tu avresti dato diciassette anni a una ragazza che ne dimostrava venti?” Cosa diavolo vuoi rispondere a uno che “siccome a Ruby era stata fatta violenza dal padre e dallo zio tutti potevano stuprarla”, crede che Silvio sia un benefattore e venda laser che fanno crescere i peli? L'unico dato certo è che i berluscones continuano imperterriti a disinformare, l'unico dato certo è che siamo, dentro, profondamente italiani, figli di etruschi e romani, goti e visigoti, francesi, spagnoli, normanni e padani, quindi, senza nessuna identità. Si sa, mettere insieme un'accozzaglia di “figli di”, anche solo per fare un tentativo di rivoluzione, è impresa titanica, forse è per questa ragione che moriremo tutti democristiani, il senso dell'italianità pura: il tutto e il nulla, il pro e il contro, il bianco e il nero, tarallucci e vino. L'unico che spicca in questo marasma di mediocrità, diciamolo, è Bond... Sandro Bond. Di amici come lui vorremmo averne una folla: fedele, innamorato, adorante, mai supplicante, quasi una compagna perfetta se non fosse un uomo. Bond è l'amico pronto all'olocausto, che va perfino contronatura pur di esaudire i desideri dell'”amico-mentore-benefattore”. Ha iniziato a usare un linguaggio che non gli appartiene e che affonda le radici nell'evidentemente mai dimenticato, dna comunista. È diventato, Bond, un violento, un vero e proprio braccio armato di Silvio che, per un breve periodo, gli regalò perfino il ministero dei beni culturali. Della sua presenza in Via del Collegio Romano, si ricordano le prese di posizione contro Sabina Guzzanti, Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Elio Germano, la non presenza a Cannes, il crollo di Pompei e, dulcis in fundo, l'improvvido acquisto di un crocifisso falsamente attribuito a Michelangelo, pagato un paio di milioni di euro e del quale ci siamo lungamente occupati su questo blog. A Bond... Sandro Bond, vorremmo sommessamente chiedere che fine ha fatto il crocifisso di Michelangelo e, soprattutto, se ha mai restituito allo Stato la somma spesa per acquistare un'opera tarocca. E poi ci lamentiamo se i cinesi copiano Prada.

venerdì 22 novembre 2013

22 novembre 1963, Dallas, Texas, Stati Uniti d'America John Fitzgerald Kennedy, assassinato

Condivido lo scatto di Patrick Burns per il New York Times. Quelli trucidi di Dallas non mi interessano, roba da voyeur. 50 anni fa, John Kennedy veniva assassinato dalla più grande concentrazione d'interessi "contro" della storia americana, roba che manco la guerra civile. La "concentrazione" uccise le speranze democratiche di una nazione, prima fra tutte la pacifica convivenza etnica. Fu Kennedy che mobilitò l'FBI per accompagnare il "negro" James Meredith all'Università del Mississippi, era il 1962 e l'America non sarebbe stata più la stessa. Cinque mesi prima di quel 22 novembre 1963, a giugno, era morto Papa Giovanni XXIII. Cinque anni dopo, nel 1968, Martin Luther King sarà assassinato a Memphis. Negli USA i conflitti sociali (e politici) si risolvono con uno shoot, in Italia siamo più raffinati. Due giorni fa, Bill Clinton e Barack Obama sono andati ad Arlington per deporre una corona di fiori sulla tomba di John Fitzgerald Kennedy. Quella fiamma eterna voluta da Jackie, che brucia da allora sulla tomba del Presidente, rappresenta molto di più del terminale di un tubo del gas, è il simbolo di quella democrazia e di quella libertà che, pur con incertezze a volte imbarazzanti, i tre presidenti democratici hanno incarnato. 50 anni fa, uno shoot.
Neppure in una ricorrenza come questa, i servi hanno deciso di tenere un basso profilo. Alessandro Sallusti, questa mattina sul Giornale, ha paragonato Berlusconi a Kennedy. La vergogna non ha mai né una fine né un limite.

giovedì 21 novembre 2013

Silvio: “In Forza Italia servono forze nuove”. Le vecchie la prendono malissimo

Tira una brutta aria in Forza Italia. Appena rinato, il partito personale e padronale di Silvio Berlusconi mostra le crepe dovute all'anzianità di servizio, anche perché una ri-fondazione non è minimamente paragonabile a una overdose di botulino. Silvio è stato chiaro. Prendendo la parola alla convention dei berluschini targati Luiss, e convocati dalla Santanchè, ha detto: “Cari ragazzi, dovete iniziare a studiare la politica, a operare sul territorio, a fare proseliti, a diventare ufficiali dell'esercito di Silvio. Forza Italia ha bisogno di forze nuove, fresche, entusiastiche”. E non è un caso che Silvio non abbia ancora nominato il nuovo capogruppo di FI al Senato e che, tanto per far capire che il partito è saldamente nelle sue mani, sta pensando seriamente di assumere l'interim dell'incarico. Fra le tante cariche che ha avuto, quella di capogruppo al Senato gli manca e, così come l'album Panini non si poteva considerare finito senza Pizzaballa (il mitico portiere dell'Atalanta la cui figurina era introvabile), prima della decadenza Silvio vuole provare l'ebrezza di fare lo Schifani. Questo fatto l'hanno preso male in tanti. Il primo a risentirsi è stato Antonio Razzi che, fino all'ultimo, ha sperato di poter dire con la veste dell'ufficialità del ruolo ai colleghi senatori: “Fatev' li cazz vostri”. Tutti questi orpelli insignificanti (e ce sono a decine partendo da “testina di minchiuzza” Mimmuzzo Silipoti), saranno miseramente lasciati al loro destino di esseri inutili dal nuovo corso del partito dei forzaitalioti. Silvio non ha nessuna intenzione di riproporli né di farsi sbeffeggiare per mantenere nel partito personaggi dal tasso intellettivo inferiore a zero. Tanti vecchi parlamentari di lungo corso se ne resteranno a casa per far posto ai nuovi berluschini rampanti di cui abbiamo avuto un assaggio televisivo nel quale, l'unico motivo di interesse era rappresentato da Dudù che lecca i piedi al padroncino. Poi c'è Francesca, che di tutti quei polident e pannoloni si è cordialmente annoiata e che vorrebbe tanto organizzare cene galanti con suoi coetanei. Insomma, Forza Italia è in piena fibrillazione, tanto che Razzi sta pensando seriamente di passare con Alfano.
Sul ministro Cancellieri non sprechiamo neppure una parola. Vince la vergogna e noi siamo ancora capaci sia di vergogna che di grandi passioni, l'unica qualità richiesta dagli antichi greci per essere considerati “uomini”. 

martedì 19 novembre 2013

Renzi: “D'Alema ha perso il suo primo congresso”. D'Alema: “Renzi è ignorante e superficiale”. Tranquilli, stanno solo ciurlando nel manico

Dice Pippo Civati: “È tutta una manfrina, D'Alema non vede l'ora di accordarsi con Renzi”. Pippo ha ragione. Se negli ultimi due giorni fra Baffetto e Fonzie sono volati stracci e maleparole, non fateci caso, è tutta una sceneggiata per altro mal recitata. Certo che di questo passo, riuscire a districarsi fra il reale e il supposto tale ci vorrà la pazienza degli italiani (madonna quanta ne abbiamo!) perché a noi, il gioco della parti, ci fa un baffo: “E lei stia zitto onorevole Trombetta”. Vedete, diamo i numeri anche noi. Ormai in Italia fra chi finge, chi gioca, chi fa finta d'indignarsi, chi s'indigna e tira sassi, chi insulta tanto per buttare fumo negli occhi e chi lo fa per il gettone televisivo, non si capisce più una mazza. I commentatori politici sono tutti sotto analisi e prima di riprendersi dovrà accadere che Silvio, ad esempio, non smentisca la sera quanto dichiarato la mattina. Lo sappiamo, è difficile comprendere come si possa entrare in Senato decisi a votare no e, fatti trenta metri, cambiare idea e votare sì, perché non c'è nulla di normale in tutto ciò, quasi una patologia da sottoporre all'attenzione di quelli di Telethon, una distorsione genetica da dna azzoppato. I venti anni appena trascorsi, quelli che hanno fatto dire a Vladimir Ilic Lenin-Cuperlo: “Renzi non dice niente di nuovo, riproduce il ventennio che vorremmo lasciarci alle spalle”, sono stati un incubo. Forse Cuperlo, fuori dai giochi anche quando era segretario della Fgci, non si è reso conto che in tutto questo tempo il suo partito e il suo capo sono stati proni (eufemismo) ai desiderata di Silvio, e che a vincere due volte, fino a portare per la prima volta al governo la sinistra, non è stato Baffetto ma Romano Prodi, tanto per la storia e per la precisione. Ci risiamo, niente di nuovo sotto il sole calante di questa nazione germanocentrica. Si ciurla nel manico, da guitti arrivati all'ultima recita di una commedia che sta continuando ad andare in scena dopo aver battuto perfino il record di longevità di Il re ed io con Yul Brynner a Broadway. Ma ci avete fatto caso? Nessuno ha ancora detto a Bondi che la scissione è tutta una scena. Arrivato in tivvù con la di lui compagna Manuela Repetto, ha continuato a insultare i vecchi camerati di partito chiamandoli “fessi” e provocando la risata isterica di 2232 che, sganasciandosi, ha perduto la dentiera, mannaggia a Polident e ai ponti mobili. Tranquilli, prima dell'8 dicembre anche D'Alema dirà che Renzi è (in fondo) un bravo ragazzo. E c'è ancora qualcuno che continua a credere che non siano tutti uguali (meno Silvio e i Ligresti che lo sono di più).

lunedì 18 novembre 2013

Continua la scissione-farsa del Pdl. Ora litigano anche le province e le regioni. Falchetti e colombine come i tarallucci con il vino

Se si inzuppano uno nell'altro viene fuori un dessert disgustoso perché il vino perde il sapore del vino e i tarallucci quello dei tarallucci, il risultato? Un pappone come quello della bertuccia di Alberto Sordi. Altro che zuppa e pan bagnato, i forzaitalioti e i nucedesti apparentemente si odiano, ma non è vero. Ci sono due versioni dei rapporti attuali fra i falchi e le colombe del Pdl, quella pubblica, e quindi ufficiale, e quella privata. Nel privato, se Brunetta telefona a Cichitto, gli dice: “Ciao vecchio trombone”, mentre 2232 gli risponde: “Ciao Pisolo”. In pubblico invece è tutta un'altra storia. Brunetta da del piduista a Cicchitto, mentre 2232 da del “Faccia di culo” a Brunetta. Lo stesso discorso vale per Bondi che da quando non verseggia, è diventato di una volgarità e di una violenza uniche. Ieri se n'è uscito dicendo: “Facciamolo cadere sto cazzo di Letta”. Mentre ha continuato a dare dei “vigliacchi traditori”, “ingrati”, “parricidi” e “grandi teste di cazzo” ai fuoriusciti del Popolo della Libertà; Silvio a Bondi non l'ha mica detto che è tutta una finta. E il “Sandrino poeta sopraffino”, non è l'unico a non conoscere le trame segrete del Divin Signore. In queste ore ex pidiellini sparsi in tutta Italia se le stanno dando di santa ragione. Il Piemonte è tutto schierato con Berlusconi, mentre la Sicilia sta con Alfano. Sulla stessa lunghezza d'onda schiattamuortesca i pugliesi, mentre nel Lazio i berluschini e gli alfaniani sono praticamente alla conta finale dei voti dopo un testa a testa degno della lotta fra caproni. Tutt'altro discorso in Emilia dove, memori di aver dato i natali a Benito, si sono dati randellate d'altri tempi. Ieri sera, da Fazio, Matteo Renzi lo ha detto chiaramente: “Questa è la prima scissione a termine della storia italiana, fra un anno staranno ancora tutti insieme. Ma non vi sembra strano?” Eh no, Matteo, a noi non sembra strano, quello che ci sembra strano è che lo abbia capito pure tu che questa è una pessima recita da compagnia di giro. A proposito di compagnia di giro. Nel Pd ferve la conta dei voti. A sentire Cuperlo ha vinto lui, a sentire Renzi lo stesso, anzi. Alzandosi leggermente sulla poltrona di Che tempo che fa, il Sindaco ha detto: “Sapete che c'è? Questa è la prima volta che D'Alema perde un congresso. Sapendo che Cuperlo avrebbe perso le primarie, ha lottato fino all'ultimo per fargli vincere i congressi locali e dimostrare che gli iscritti del Pd stanno con Cuperlo. Gli è andata male”. Domanda di Fazio: “Ma perché D'Alema dice che se vince lei la sinistra rischia di scomparire dal Pd”? “Beh, veramente – ha risposto il Sindaco – la sinistra l'ha fatta sparire lui”.
Bella la trovata dei leghisti a Adro. Sono andati tutti (Salvini, Calderoli, Borghezio&Co.), sotto la finestra di Oscar Lancini a manifestare la loro solidarietà al sindaco ai domiciliari. E tanto per fare un po' di caciara padana, si sono ammanettati in segno di protesta contro la magistratura politicizzata. Un vecchio partigiano che ha visto la scena, alzandosi dalla sedia del bar, ha alzato il bicchiere di rosso e urlato: “Cazzo, era ora”, ma era una finta anche quella. Commovente, però, la dichiarazione della moglie di Oscar Lancini: “Povero marito mio – ha detto la signora – è una settimana che Oscar non mangia”. Esatto signora, proprio come i bambini extracomunitari nella mensa scolastica di suo marito. È la nemesi signora, è la nemesi (trad.: distribuzione del fato; giustizia compensatrice).

domenica 17 novembre 2013

La scissione del Pdl? Il più grande imbroglio dell'Italia repubblicana

Silvio è un genio, del male ma lo è. In un colpo solo è riuscito a tenere buoni i falchi e le colombe semplicemente accontentandoli. In un colpo solo è riuscito a stare per 1/3 al governo e per 2/3 all'opposizione. In un colpo solo si è posizionato per le prossime elezioni europee, con le dichiarazioni di euro-scetticismo anti-germanico, e italiane (tassa sulla prima casa comunque essa si chiamerà, ripresa dei consumi, Iva, Irpef, disoccupazione, libera imprenditoria, meno stato più mercato che poi sono la sintesi della sua ideologia liberista). Tutto quello che è successo ieri, è il più grande imbroglio messo in scena dall'inizio della storia repubblicana di questo paese, per meglio dire, andato in onda. Ci giochiamo gli stanchi e fracassati attributi in una surreale scommessa contro noi stessi se ci spingiamo ad affermare che non c'è stata nessuna scissione ma un riposizionamento di ali dell'esercito di Silvio che, "non avendo i numeri per far cadere il governo" (cosa che non vuole assolutamente) e non potendo far nulla per evitare la sua decadenza, ha cercato, riuscendoci, di restare al centro della politica italiana. "Non fate dichiarazioni contro Alfano e compagnia bella - ha detto Silvio - perché saranno nostri alleati nelle prossime elezioni". E dall'altra parte, Alfano ha detto: "Silvio è il nostro punto di riferimento, faremo del tutto purché non decada". In prima fila, Renato Schifani rideva come un matto perché, se qualcuno non lo avesse ancora capito, l'ex capogruppo al senato del Pdl, è il garante della fedeltà di Nuovo Centro Destra all'Imperatore. Tutta la giornata di ieri è stata una farsa, recitata secondo il copione che un regista inarrivabile quale è Berlusconi, ha messo in scena facendo cadere tutti nella trappola che le menti sopraffine del Pdl hanno elaborato per gli italiani inconsapevoli e parecchio rimbambiti. Ci sono cascati tutti, perfino noti commentatori politici, perfino quel democristiano doc e indefesso che risponde al nome di Pierfy Casini. Silvio, da solo, è riuscito nell'impresa di incarnare tutte le correnti della DC che fu: essere contemporaneamente maggioranza e opposizione, dispensatore di carote e bastonate (a seconda dell'interesse del momento), proprietario unico del pallone e del campo di calcio, per cui la partita finisce quando lo decide lui. Silvio è un genio, del male ma lo è, e ne dovrebbero prendere atto gli schizofrenici del Pd, i ridanciani di Sel, i baluba della Lega, i malpancisti degli italiani alias i pentastelluti, gli inconsistenti montiani, i morti di fame dei popolari. Silvio, insomma, forever. Lo abbiamo sempre scritto, iniziamo a crederlo. Finito? Mai, forse un po' acciaccato ma, come ieri, ci pensa il dottor Zangrillo a rimetterlo in sesto con un bicchiere di acqua e gocce miracolose.

sabato 16 novembre 2013

I cazzeggi del sabato. Tutti “in nome del padre” Silvio. Falchi, falche, falchetti e colombe, il caravanserraglio della vergogna. E falliscono 10mila imprese in nove mesi

Si dividono ma il leader resta uno anzi, unico: Silvio I° imperatore di Arcore. Si dividono, a meno di un coup de theatre che questa volta sarebbe un coup e basta, con l'alibi della governabilità, mentre non è che per portare a casa gli ultimi privilegi concessi a deputati e senatori, vitalizi compresi. Non solo. C'è chi, se non avesse l'impunità, correrebbe il rischio di finire in galera, a quel punto meglio “il Capo”, no? Gli ultimi tentativi disperati di metterci una pezza sono falliti miseramente di notte, quando l'agitarsi dei carbonari e dei massoni, è stato fermato da una telefonata lapidaria di Silvio che ha detto a Quagliariello: “O con me o contro di me”, perché il succo della sostanza, alla fine, è proprio questo. Berlusconi non riesce a digerire il fatto che, mentre lui decadrà da senatore e non potrà più utilizzare la sua tessera per andare al cinema a vedere Checco Zalone, Formigoni, Lupi e Cicchitto potranno continuare a farlo senza vergogna. Ma come potevano pensare, le colombe, che Silvio potesse davvero travestirsi da statista quando per tutta la vita ha pensato solo ai cazzi suoi? Ma quanti lodi avevano dovuto ideare per salvargli il culo in tutti i modi possibili, per pensare che il vento fosse cambiato? La potenza di fuoco elettorale di Silvio la conoscono tutti. Prendiamo le ultime elezioni. Ha ripreso in mano un partito decotto e in venti giorni, mentre un pirla emiliano cercava di smacchiarlo, è riuscito a tornare al governo passando pure per il salvatore della patria. Ridotto ai minimi termini, il Pdl è riuscito in un'impresa che nessuno si sarebbe mai aspettato, neppure l'inconsapevole Capezzone. Eccole, quindi, le paure di quelli del Nuovo Centro Destra (che cazzo di nome originale!). Hanno cercato fino alla fine di restare attaccati alla tetta di Silvio per suggere l'ultimo latte disponibile, ma da parte del Capataz, di latte non ce n'è più e il rischio che corrono i vari Quagliariello, 2232, i trenta senatori e i 25 deputati governativi, è quello di squagliarsi come neve al sole di agosto. E non saranno sufficienti le manovre di Pierfy Casini-Caltagirone per metterli nelle condizioni di contare ancora qualcosa nel panorama politico italiano. Non crediamo sia un caso il fatto che ieri Scelta Civica si sia spaccata in due. Mentre Mario Monti aveva deciso di divorziare dal Pierfy (che aveva tramato alle sue spalle) e di dare un calcio nel culo all'Udc, i popolari si erano già allocati nel Casini rifondatore della DC e propugnatore di un nuovo centro-destra nettato da Silvio. C'è da sottolineare però, la genialità di Daniela Santanché la quale, proprio in vista della fuoriuscita dei governativi dalla nuova Forza Italia, ha fatto incontrare a Silvio la carne fresca dei nuovi, giovanissimi forzaitalioti. E a Silvio, si sa, la carne fresca piace da morire, anche perché l'altra l'ha già assaggiata tutta.
Spaccato un partito per riaffermare che gli unici cazzi che contano in questo paese sono quelli di Silvio, continuano a venir fuori le statistiche di chi continua a monitorare lo stato di salute di una nazione di saltimbanchi. Il Cerved, ad esempio, ci dice che negli ultimi nove mesi hanno chiuso 9.902 imprese, il 12 per cento in più dello stesso periodo del 2012. La Confcommercio, invece, ci dice che siamo ancora in piena recessione e che gli “spiragli” aperti dal duo LettaLetta/Saccomanni, su una possibile ripresa, rappresentano un sogno mentre la realtà è una cosa diversa. In più, c'è da dire che la UE ha sonoramente bocciato la legge di stabilità affermando che non ci sono le richieste riforme strutturali né le privatizzazioni auspicate. LettaLetta ha risposto che non è possibile continuare a percorrere la via del rigore, ma a Bruxelles hanno fatto orecchie da mercanti, la riprova che l'Italia è un paese commissariato nonostante qualcuno si preoccupi ancora di dirci che non è vero. Se questo governo dovesse rispondere a tutte le richieste della UE, sarebbe peggio di quello del Professore, e non si vede all'orizzonte nessun politico che possa metterci una pezza. In questo momento servirebbero un colpo di reni, uno di genio, uno di fantasia. Invece siamo ancora vittime dei burocrati/tecnocrati benedetti dalla UE. Serve uno strappo e, alla fine, un po' di coraggio, caratteristiche che, purtroppo, non fanno parte del dna democristiano.

giovedì 14 novembre 2013

Pur di mandare in pensione Silvio, i No-Cav tifano per Alfano e Cicchitto. È un delirio o no?

Stanotte c'è stato l'ennesimo incontro tra Berlusconi e Alfano per scongiurare la scissione dell'ex Pdl. Al momento non ne conosciamo gli esiti anche se, considerati gli stracci volati nelle ultime ore, la sensazione è quella che Dudù abbia azzannato i polpacci d'O Schiattamuort, provocando una serie infinita di bestemmioni da parte del vice premier. Situazione tutto sommato delirante, quella che si è venuta a creare nel monolite silviesco, perché sembra più un problema di ripicche covate astiosamente nel tempo, piuttosto che una spaccatura su valori e ideali che dovrebbero fare la differenza. Così, com'è successo quando Gianfranco Fini ha tentato di mettersi di traverso sulla strada della marcia trionfale di Silvio, i No-Cav hanno iniziato, più o meno apertamente, a tifare per “i governativi” del Pdl dimenticando chi sono, cosa hanno fatto in questi anni, il loro identikit personale e politico, i guasti causati alla democrazia con il loro lavoro puntuale e scientifico di demolitori di storia e di valori repubblicani. Ritrovarsi a tifare per Alfano, Quagliariello, Cicchitto, Sacconi, Formigoni, Lupi, Giovanardi (dio bono, Carlo Giovanardi!) è il segnale dello sfascio totale nel quale versa la politica in questo paese anestetizzato e privato di ogni dignità umana e sociale. Eppure accade, ed è una frase che sentiamo ripetere con sempre maggiore frequenza anche da alcuni amici: “Speriamo che Sacconi... “, ma Sacconi chi? Il demolitore dell'unità sindacale? Il marito di cotanta moglie madre di cotanti vaccini antiaviaria? Lo sfasciatore dello statuto dei lavoratori e della sicurezza nei luoghi di lavoro? Ma questi sono i personaggi per i quali dovremmo avere un occhio di riguardo e perfino un po' di simpatia? Siamo arrivati al punto che meglio di Silvio sono perfino i massacratori della socialità italica, una preferenza per il meno peggio che è sintomo di una disperante solitudine e non di una sana prospettiva. Ma le prospettive, ormai, sono tutte legate al democristiano di ferro che guida questo governo contro natura e che dovunque va, dice che la questione della quale si occupa in quel momento, è la “questione centrale”. LettaLetta lo ha detto nell'ordine: del lavoro, della disoccupazione, delle telecomunicazioni, dei trasporti, della cultura, dell'ambiente, della scuola e, ieri, pure dello sport. Tale a quale al suo modello ispiratore: Amintore Fanfani, l'inventore della “finanza differenziata” che pure ci portò all'Oscar alla Lira. E se uno non ci sta a santificare i governativi del Pdl, a chi dovrebbe rivolgere la sua attenzione, al Pd? Ai 5S? A Scelta Civica? Alla Lega? O all'appassito Vendola di Sel? L'impressione che ci sia una forza politica peggiore del Pdl che si chiama Pd, aumenta giorno dopo giorno e man mano che si avvicina la data delle primarie. Nelle prossime ore, Gianni Cuperlo sarà da queste parti, invitato da un circolo di marinai. Cuperlo è la fotografia esatta dell'apparatnik del Pd: grigio come la facciata del Politburo, plastificato come la mummia di Lenin. Fateci caso, è tale e quale: stessa pelle liscia, stesso sguardo spento, stessa postura, la medesima immobilità. Gli assomiglia (alla mummia) perfino nel tono della voce: inanimato. 

mercoledì 13 novembre 2013

Altro che maltempo, la politica italiana è una tempesta. Manette, marchette, mignotte e mammasantissima

Tremonti continua a essere miseramente smentito. Con la cultura si mangia, eccome! Dopo i guadagni stratosferici del British Museum con i quattro cocci di Pompei ed Ercolano (che hanno attirato l'attenzione di mezzo milione di visitatori e un incasso di undici milioni di euro), segno che all'estero sanno valorizzare i beni artistici e culturali italiani mentre noi no, un'altra prova che la cultura rappresenta un buon investimento in tutti i sensi, ci arriva dall'Abruzzo, regione vicinissima alla nostra, dove negli ultimi anni le manette tintinnano che è un piacere. Dopo due giunte falcidiate dalla magistratura, con arresti spettacolari simili a vere e proprie retate, e indagati a gogò compreso l'attuale governatore Gianni Chiodi, berluschino doc (che ha ultimamente giustificato la costruzione delle new town scandalose all'Aquila affermando che la “fretta di dare un tetto ai terremotati” valeva bene il 158 per cento pagato in più per il calcestruzzo), l'altro ieri è toccato all'assessore alla cultura, un altro berluschino doc, Luigi De Fanis, finito in manette per concussione, truffa aggravata e peculato. Ai domiciliari è stata spedita anche la di lui segretaria particolare, tale Lucia Zigarello che, sembra, condividesse con il capo l'amore per lo champagne, gli alberghi di lusso e qualche petit cadeau sempre gradito. Nonostante fosse stato messo sull'avviso da una funzionaria della regione, Rosa Giammarco, “Assessore – dice l'impiegata al telefono – qua finiamo tutti in galera”, De Fanis, forte della convinzione che se lo avessero beccato avrebbe sempre potuto farsi passare per un perseguitato politico, ha continuato imperterrito a chiedere mazzette, il 10 per cento dei fondi erogati dalla Regione, tariffa unica, le 2.800 lire del self-godeur di Renato Pozzetto. E siccome non disponeva di grandi cifre, l'assessore si accontentava e consigliava ai richiedenti di gonfiare il preventivo. Le ultime bravate, 4mila euro chiesti a uno degli organizzatori del “Mario Nascimbene Award” e a quelli dei festeggiamenti per i 150 anni di Gabriele D'Annunzio, il Vate, che ha prestato il nome all'operazione che ha condotto in galera De Fanis. Con la cultura si mangia e, soprattutto, si beve champagne non pagandolo. E questa è la cultura al tempo di Silvio, quella che ha fatto dire a uno dei giovani falchetti intervenuti ieri sera alla cena di proselitismo che Danielona Santanchè ha organizzato per dare nuova linfa a Forza Italia: “Sono cresciuto a pane e Silvio e stasera sono qui”, che manco Luigi Tenco. Belli i ragazzotti di Forza Italia, eleganti nel loro completo giacca e cravatta. Quasi tutti provenienti dalla Luiss, quasi tutti affascinati dalla bravura manageriale del Capataz, quasi tutti figli di papà e di mammà, ieri sera hanno ricevuto la benedizione di Silvio in persona personalmente, che li ha invitati ad aprire nella loro città un circolo di Forza Italia, trampolino di lancio per una carriera all'insegna della cultura che fa mangiare, e bene, chi la sa utilizzare. Lavati, sbarbati, profumati e inquadrati, gli studenti della Luiss hanno capito che quella è la strada più breve per arrivare a un successo che è già, in fieri, all'interno delle famiglie di provenienza, Silvio non è che il sigillo. Non sappiamo se ieri sera i ragazzotti abbiano già ricevuto consigli su come far quattrini in tempo di crisi, quello che però sappiamo è come li faceva De Fanis. Finiamo questo post con una delle intercettazioni che hanno incastrato l'assessore, senza nessun commento.
Dalla Fiera del Libro di Torino del maggio scorso, l'assessore De Fanis chiama la segretaria: “Stiamo al Caffè Torino, ho offerto io una bottiglia di champagne”.
Lucia Zigarello: “Come al solito tu...”
Luigi De Fanis: “E che devo fare amore mio? Mo' vedo di pagarla con la carta della Regione, viene 130 euro la bottiglia... “
Lucia Zigarello: “Eh be', pagala con quella della regione... “
Luigi De Fanis: “Eh, a me piace fare così...”
Lucia Zigarello: “Eh...”
Luigi De Fanis: “Purtroppo chi nasce signore e dispendioso... è così...”
Lucia Zigarello: “Scusa ma pagala con quella della regione almeno una volta...”
Luigi De Fanis (in dialetto): “Io e te passem li guai, se stem uniti gli frecliem tutt, quadagnem quindici spende'm vent...” .

Amen.

martedì 12 novembre 2013

Il perseguitato Silvio. L'assessore alla sanità lombardo lo paragona ancora agli ebrei... a Gerusalemme. E tutti risero

Questo delirio è destinato a non avere una fine. In Italia si è appena spenta l'eco della cazzata silviesca del millennio, che l'assessore regionale lombardo alla sanità, Mario Mantovani, ha pensato di rilanciare la storiella della persecuzione contra-Silvium, non durante la festa domenicale degli ospiti di Villa Sorriso (con tanto di Viagra diluito nell'aranciata) ma a Gerusalemme, a casa di chi la persecuzione l'ha vissuta sul serio, mica pifferi. L'assessore Mantovani, andato in Israele per piantare l'albero dedicato ai lombardi che hanno salvato famiglie ebree dalla deportazione nel Giardino dei Giusti, accanto a un basito Benjamin Netanyahu ha detto: “Questo albero è l'inno ad ogni forma di vita e di libertà contro i mille volti della persecuzione che, come nel caso del leader dell'opposizione Silvio Berlusconi, può manifestarsi anche con la negazione della parità dei diritti”. I presenti si sono guardati sgomenti, tirando però un sospiro di sollievo quando si sono resi conto che l'interprete non aveva tradotto l'ultima parte del discorso dello statista longobardo. A questo punto non sappiamo più se i berluschini ci sono o ci fanno. Lasciamo perdere Renatino Brunetta che ha detto, “Silvio ha nelle vene sangue ebreo, lo sanno tutti”, salvo scrivere una lettera riservata ai guaglioni di Casa Pound che avevano già preso le mazze ferrate in mano. Lasciamo perdere Sandro Bondi che, revisionando un po' la storia, ha fatto entrare di sguincio Silvio nel Diario di Anna Frank. Lasciamo stare le ragazze che hanno testimoniato sotto giuramento che Silvio è circonciso, resta la sensazione che i pidiellin-forzaitalioti, per tappare una falla ne aprono un'altra di proporzioni maggiori e più pericolose, perché puzzano di servilismo lontano un miglio. Poveri pidiellini, il partito della libertà (di Silvio) si sta sfasciando giorno dopo giorno. Perdono pezzi a ogni refolo di vento, si staccano tiranti di lifting mal riusciti come fossero elastici cinesi e, in attesa del Gran Consiglio Nazionale, quello che passerà alla storia come la Notte dei Cristalli di Arcore, si tirano fendenti e si mollano ceffoni come fossero villici qualsiasi con il mulo che si è messo in sciopero. Così, in attesa di sapere quante amanti ha Alfano, il colore dei calzini indossati da Lupi, la taglia dei pannoloni di 2232-Cicchitto, i gerarchi del Pdl stanno lustrando i galloni e oliando gli speroni pronti a saltare addosso ai governativi. Scorrerà sangue? Macché, al massimo colerà un po' di cerone.
E comunque, guardate, il Pd non sta messo meglio. Anzi, in questo momento, la situazione all'interno dei democrat è incandescente. Nel Pdl ci sono due fazioni che si fronteggiano in attesa di spartirsi l'eredità del Capo, nel Pd sono tutti contro tutti, un caravanserraglio di uccelli in libera uscita, pensieri nebulosi e sinapsi solitarie che preludono a un'altra bella scissione di stampo semi-sinistra. Ma che ci fa Pippo Civati nello stesso partito di Beppe Fioroni?

lunedì 11 novembre 2013

Alfano a Silvio: “Niente metodo Boffo e ti ricandidiamo a 80 anni”. Il nuovo che avanza

Venerdì scorso, mentre era alle prese con una dose massiccia di collirio per umettare gli occhioni, 'O Schiattamuort ha ricevuto la telefonata di un amico fidato anzi, fidatissimo. “Angelì – gli ha detto l'amico – va in giro un giornalista di (…) che sta facendo un sacco di domande sulla tua vita privata. Ha sentito il parroco, il giornalaio, il panettiere, l'idraulico, il barbiere e, con l'aiuto di una talpa della tua security, sta intercettando le telefonate della tua segretaria e di tutti i tuoi assistenti. Sta attento, è iniziato il metodo Boffo”. Angelino, che ha sempre dichiarato che il 'metodo Boffo' non è mai esistito e che era il frutto delle elucubrazioni della stampa disfattista di sinistra, ha avuto un sussulto simile a un coccolone ma, contrariamente a quanto si potesse immaginare, non è stato colto dal panico. Stanco di essere trattato come quello il cui compito è di pulire le cacchine di Dudù, ha iniziato a picchiettare sui tasti del cellulare e chiamato nell'ordine: Quagliariello, Cicchitto, Giovanardi, Lupi e Formigoni per dare loro il triste annuncio della rottura (quasi) definitiva con il Cavaliere. Cos'era successo? Era accaduto che mentre (davanti) Silvio corteggiava il suo ex delfino, assegnandogli per l'intera esistenza il numero due di tutto e per tutto, gli scherani dei suoi house organ, quatti quatti, compivano silenziosamente indagini per aprire il fuoco di fila sul traditore del Capataz, sul Bruto dell'era moderna, sul Giuda della cristianità targata Mediaset, sì, proprio quella del “tette e culi”. Prima lusingato, poi sempre più sospettoso, il vice premier ha infine avuto la prova provata che il padrone stava adoperando con lui il solito metodo, quello della carota e del bastone con in più uno sputtanamento globale a mezzo stampa tenuto sottochiave fino al momento opportuno. Vistosi scoperto, il Cavaliere ha rinunciato definitivamente alla carota (seguendo anche il consiglio di Francesca che ne ha visto il prezzo di mercato), e messo decisamente mano al bastone, un attrezzo molto più economico di cui, tra l'altro, sono piene le Case Pound. In una lunga intervista all'Huffington Post Silvio, rivolto ai “governativi”, ha detto: “Ma come potete rimanere con coloro che hanno decretato la mia morte pubblica?” Poi ha aggiunto minaccioso: “Ricordatevi di Fini”. Non sappiamo di quante ville a Montecarlo goda Alfano, quello che sappiamo è che lo stesso Angelino, affermando “Noi non abbiamo paura del metodo Boffo”, ha esplicitamente ammesso che il metodo esiste, che è stato utilizzato a scopi politici, che le strategie dell'insulto, dell'intimidazione, del sospetto, della denigrazione a mezzo stampa fanno parte integrante del repertorio silviesco, che i giornali di gossip rappresentano il braccio sporco e violento del regime dell'imperatore di Arcore, che il giornalismo italiano non ha ormai più nulla a che spartire con l'etica e la deontologia che regola da secoli quello anglosassone e non solo. L'editoria e l'industria hanno sempre avuto un rapporto molto stretto. Una testata giornalistica, per molti industriali, rappresentava il fiore all'occhiello, uno strumento per acquisire quella visibilità sociale che nessuna fabbrica di frigoriferi gli avrebbe mai dato. Enrico Mattei, da presidente dell'Eni, per rispondere agli attacchi della stampa paludata dell'epoca, un giornale lo fondò. Era “Il Giorno”, del quale Tiziano Terzani scrisse: “Il Giorno di Milano era il giornale più indipendente che ci fosse in Italia”. Mattei fondò un giornale che aveva nel suo dna la schiena dritta, Silvio non ha fondato nessun giornale, ne ha fregato uno a Indro Montanelli. E che il quotidiano diretto da Sallusti abbia la schiena dritta beh, non si discute, soprattutto quando ci sono da sputtanare i nemici del padrone.  

domenica 10 novembre 2013

Lo schiaffo di Prodi al Pd, sempre meno partito sempre più nebulosa

Ha ragione Massimo Cacciari: "Il Pd è un partito mai nato". Aver tentato di far convivere Beppe Fioroni e Pippo Civati è stata una pessima idea e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Romano Prodi, massimo teorico e ispiratore del Partito Democratico, lo ha capito sulla sua pelle e quei 101 zozzoni (ma erano molti di più) che lo hanno impallinato sulla strada verso il Quirinale, sono stati solo la punta di un iceberg che si chiama non-identità. Così, se il segretario Epifani annuncia di voler ospitare a Roma il congresso del Pse, Fioroni minaccia il ritorno della Margherita che, se fosse solo un fiore, non farebbe un cent di danno. Romano Prodi non ha rinnovato la tessera del Pd e non parteciperà alle primarie, annunciando il suo ritiro dalla politica attiva. D'Alema sarà contento, Veltroni pure, Bersani idem. Impossibile vincere con questi personaggi, impossibile parlare di sinistra. Ciao Italia.

sabato 9 novembre 2013

Arrestato Oscar Lancini, il Kit Carson di Adro. Salvini-Tex: “È un attacco contro la Lega”

Alla fine, un esponente del magna-magna Lega è stato arrestato. Premessa. Secondo noi Oscar Lancini, primo cittadino di Adro, fervente adoratore di Odino e inventore dello zerbino con il Sole delle Alpi, non ha preso neppure un cent bucato. È troppo scemo per essere anche furbo e la furbizia, si sa, almeno un paio di sinapsi attive le prevede. Non avendone a disposizione neppure una, Oscar Lancini non ha esportato capitali in Tanzania, non ha investito in diamanti, non ha comprato la Porsche né “Uncharted 2: Covo dei ladri”, l'ultimo videogame della Playstation. Ha semplicemente favorito aziende leghiste di amici bevitori accaniti dell'acqua della sorgente del Dio Po, commettendo qualche reato: falso in atto pubblico, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e turbata libertà degli incanti. I favoriti e aggiudicatari dell'asta mai effettuata, sono due imprenditori suoi amici, Alessandro Cadei e Emanuele Casali i quali, grazie a piccoli trucchi politico-amministrativi, non correvano il rischio di vedersi soffiare da altri gli appalti più appetitosi. Il giochetto è semplice, “si fanno passare per gratuite opere che non lo sono, ma così artatamente aumentando il consenso popolare sulla persona del sindaco che assume la 'paternità' delle stravaganti idee e facendo lavorare, costantemente, i classici 'amici degli amici', cioè la coppia Casadei-Casali, politicamente legati al Lancini". Kit Carson non è stato l'unico a finire ai domiciliari. Infatti, a tenergli compagnia, sono Carmelo Bagalà (che dal nome deve essere originario del Brennero), segretario comunale; l'assessore ai Lavori pubblici, Giovanna Frusca; il responsabile dell'Ufficio tecnico, Leonardo Rossi, e gli imprenditori edili di cui sopra Alessandro Cadei e Emanuele Casali. Dire che nell'Italia di oggi ad aggiudicarsi gli appalti (e non solo) pubblici sono gli amici, gli amici degli amici e i finanziatori delle campagne elettorali è l'ennesima scoperta dell'acqua calda. E non deve stupire la dichiarazione farneticante del segretario regionale della Longobardia, Matteo Salvini (Tex) che, dopo aver accusato la magistratura di complotto anti-leghista, ha avuto il tempo di rivelare all'Italia intera come funziona la questione. Ha detto Tex: “Lancini, da buon leghista, ha sempre lavorato per favorire la nostra gente e le nostre imprese ovviamente nel rispetto della legge. A qualcuno questo non piace. A me sì!” Ora, il fatto che tra leghisti non si indicano gare d'appalto per assegnare lavori pubblici, ma si favoriscano le “nostre imprese” è a dir poco scandaloso, una specie di confessione involontaria che ci fa capire, ma lo sapevamo già, come diavolo funziona il gioco sporco della politica italiana attuale. Tradotto in volgare, così lo capisce anche Salvini: o hai in tasca la tessera della Lega e ci finanzi o non lavori”, e questo è un reato. Lo diceva anche Benito Mussolini, infatti chi non prendeva la tessera del fascio se ne andava al confino e senza passare dal via. Altro che multe milionarie della UE per le quote latte pagate da tutti i contribuenti, i leghisti in un ventennio berlusconiano, si sono mangiati non solo le bistecche d'orso e la pajata con Alemanno, ma un vero e proprio domineddio. Oscar Lancini (Kit Carson), salì alla ribalta nazionale per aver, nel 2010, vietato ai bambini con famiglie non in regola con i pagamenti per la mensa scolastica e lo scuolabus, di mangiare e di essere trasportati a scuola. Il caso fece scalpore perché un concittadino, Silvano Lancini (omonimo ma non parente), si fece carico delle spese per i piccoli, gesto che l'Innominabile premiò allora con un cavalierato. Ma la storia è continuata e continua ancora perché, ci dicono da Adro, dieci bambini “morosi” sono stati 'adottati' dalla Croce Rossa, mentre altri se li sono presi in carico il dirigente scolastico e una decina di insegnanti. C'è infine da dire che i bambini e gli insegnanti, convivono in quello splendido plesso scolastico intitolato a Gianfranco Miglio, teorico della Padania e ideologo della Lega, che Oscar Lancini pensò di personalizzare mettendo il marchio del Sole delle Alpi dappertutto, tazze dei cessi e cestini dell'immondizia compresi. Ebbene, la Corte dei Conti, ha ritenuto quell'arredo urbano un danno per l'erario (i simboli furono rimossi a furor di popolo) e condannato Kit Carson al pagamento in solido della cazzata messa in atto: 7.398 euro. Un po' di tempo fa, quando scrivemmo di quello che stava accadendo ad Adro, qualche burlone militante leghista, ci invitò a prendere un caffè al bar della cittadina padana, con stecche da biliardo annesse e non per giocare a carambola. Ora lo sapete dove mettervi la stecca da biliardo...

giovedì 7 novembre 2013

“I miei figli come gli ebrei con Hitler”. Dio bono che scemenza!

Silvio è disperato e, oltre a essere disperato, non conosce la Storia, non l'ha studiata, la ritiene una materia inutile come l'italiano, il latino, la geografia, la fisica, la filosofia, l'informatica, le applicazioni tecniche, l'educazione civica e fisica, l'arte e l'economia domestica. A lui interessa solo la matematica e, all'interno della matematica, una sola operazione: la moltiplicazione. Dopo aver letto i Diari di Mussolini, ritrovati dal suo sodale Marcello Dell'Utri, Silvio ha iniziato ad avere grossi problemi di identità. Tanti e tali i paragoni, i raffronti, i punti e le sensibilità comuni con il Duce, che Silvio ha iniziato a sentirsi un po' Benito e ne ha adottato le idee e i comportamenti. Così, come se ci fosse stato, ha cominciato a dire che il fascismo è stato una dittatura “all'acqua di rose”, che gli esuli erano turisti fai-da-te-no-Alpitour, che le leggi razziali furono una imposizione dell'”alleato germanico”, che Giacomo Matteotti “si suicidò menandosi da solo” e che “Claretta Petacci era una gran figa per la quale chiunque avrebbe perso la testa”. Non contento di incarnare così intimamente lo spirito del Dux, ha tentato in tutti i modi di rivedere la Storia patria, iniziando a stroncare la Resistenza, criminalizzando i partigiani ed esaltando i “martiri di Salò”. Una vergogna continuata a forza di fiction revisioniste su Mediaset e sulla Rai che hanno portato perfino alla rivalutazione dei mafiosi e dei bancarottieri. Ma l'ultima sparata di Silvio-Dux ha sollevato un'ondata tale di proteste da non poter passare sotto silenzio, o da essere derubricata come l'ennesima uscita infelice di un uomo alla canna del gas colto dalla sindrome di “San Vittore”. 
E così, come se si trovasse ancora fisicamente al Binario 27 della stazione di Milano, ha detto a Bruno Vespa (che lo ha scritto nel suo nuovo best-seller in corso di pubblicazione) : “I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso”. Non sappiamo se i figli di Berlusconi abbiano detto o meno le parole che il papà gli attribuisce, quello che è certo è che se lo fosse, ci chiediamo a cosa siano servite le migliori scuole di Milano, che tipo di insegnamento abbiano ricevuto e soprattutto chi fosse il loro professore di Storia, magari Robert Faurisson, teorico dei casapoundini. Immediata la reazione degli ebrei italiani che, dimenticando la kippah indossata con stile da Silvio allo Yad Vashem di Gerusalemme, si sono lasciati andare a una serie di commenti così violenti da tramortire un toro ma non Brunetta. Ha detto Marcello Pezzetti, storico dell'ebraismo e direttore della Fondazione per il Museo della Shoah: “Dio mio no, ma come si fa a dire una cosa simile, una stupidità del genere? Non è possibile. E' una dichiarazione assurda, sostenere una cosa del genere è anche antistorico”. Gli ha fatto eco il presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia, Alessandra Ortona, che ha detto: "Non mi risulta che nessuno dei figli di Silvio Berlusconi è stato rinchiuso in un ghetto, bruciato in un campo di concentramento, fucilato, o trattato in altre feroci maniere". Eppure uno statista della levatura del Cavaliere dovrebbe sapere che inserire nella stessa frase due parole come “ebrei” e “Hitler”, se lo si fa a sproposito succede l'ira diddio. Ma lui è talmente tronfio e sicuro di sé che se ne infischia della storia, della geografia, dell'arte e della cultura. A Silvio interessa solo la matematica, e della matematica un'operazione: la moltiplicazione. 

mercoledì 6 novembre 2013

Impossibile graziare Silvio. Impensabile una gratiam ad personam suam a chi si è inventato le New Town

Sweetie
Dicono che quando il Capataz ha visto per la prima volta il viso di Sweetie sull'Iphone next generation, sia stato colto da un raptus maniacale. C'è voluta tutta la pazienza di Bondiarchuk per fargli capire che era solo una trappola virtuale di quei terroristi di Terres des Hommes, ansiosi di acchiappare pedofili in tutto il mondo. Alla fine, dopo essersi finalmente reso conto che non si trattava di una immagine reale ma di un 3D realizzato da geni un po' artisti e un po' programmatori, si dice che abbia spento il cellulare e tirato un sospiro come quello che si fa sul ponte veneziano prima di entrare ai Piombi. Vedete, è facile scherzare sul miglior presidente del consiglio della storia d'Italia, perché è un personaggio che “porge la battuta”, come nel miglior varietà, quello nobile dei fratelli De Rege. Così come è facile prendere un po' in giro uno che affida le sue ansie nascoste e i desideri più inesprimibili a un giornalista come il Vespone, noto contestualizzatore, con modelli in scala e piantine street view, di delitti e di qualche pena. L'ultimo desiderio/minaccia, Silvio lo ha riservato all'Innominabile. “C'è ancora tempo per un provvedimento di grazia ad personam meam – ha detto Berlusconi a Bruno Vespa – attendo fiducioso che la cosa avvenga il giorno dopo che avrò iniziato il mio anno di servizio sociale presso la comunità di Don Gelmini, noto redentore di mignotte nigeriane”. Come sia possibile concedere la grazia a un evasore protetto dalla mafia, invece che da nerboruti body-guard provenienti direttamente da “Uomini e Donne”, non si sa. Quello che è certo è che dopo lo scandalo delle New Town dell'Aquila, con tutto quello che sta venendo fuori, una grazia a Silvio avrebbe come conseguenza la stessa della rottura di uno specchio, 7 anni di disgrazia e non in Tibet, perché gli italiani non hanno le palle neppure per urlare, a meno che non ci siano le telecamere a riprenderli. Scandalo New Town. Il miracolo dei miracoli di Silvio, delle dentiere riparate in tempi record, delle tendopoli trasformate in lager. Dopo quattro anni, le aree delle New Town sono degradate, soffrono di sciatteria ambientale. Gli isolatori sismici che sostengono i 185 palazzi non funzionano anzi, si sbricioleranno se dovesse riverificarsi un'altra scossa come quella del 6 aprile. Gli intonaci cedono, il riscaldamento non funziona, ci sono infiltrazioni d'acqua dappertutto. Il miracolo di Silvio non fu realizzato, come annunciato trionfalmente a Porta a Porta, con i soldi degli italiani ma con quelli della UE. Il fatto è che quel quasi mezzo miliardo di euro doveva servire per l'immediata urgenza e non per la ricostruzione. La storia è chiara. Mercoledì prossimo, Søren Bo Søndergaard, l'eurodeputato incaricato delle verifiche sull'uso corretto dei fondi comunitari, depositerà il suo rapporto al Parlamento Europeo. Uno schiaffo violentissimo, ma non in faccia a Bertolaso e al suo mentore divino, ma agli aquilani che, con ogni probabilità, dovranno pagare l'affitto di quei loculi per concorrere alla restituzione alla UE dei fondi indebitamente spesi. Il sindaco Massimo Cialente, intervistato dal TG3, ha quantificato il costo che la comunità aquilana dovrà sostenere: 6 milioni di euro l'anno, una tombola. Ve lo ricordate Silvio con il casco da Vigile del Fuoco? Sì? Godetevelo tutto e dategli quella cazzo di grazia. Non se può più!

martedì 5 novembre 2013

Antonio Razzi forever. Intervista inventata (a metà) all'abruzzese più famoso del momento

Quella che segue è un'intervista inventata a metà ad Antonio Razzi, eletto in Abruzzo e rappresentante dell'Abruzzo in Senato. A metà, perché le domande e le risposte sono vere, solo che le abbiamo estrapolate da diverse interviste che in questi ultimi mesi hanno visto il senatore protagonista indiscusso di gag memorabili. Il fatto è che, accanto all'ilarità che nasce di fronte a un ignorante con tanto di patente, c'è la rabbia che monta dentro pensando che i contribuenti italiani sono costretti a pagare un lauto stipendio al nulla assoluto. L'unico risvolto positivo di tutta la faccenda, è che l'assessorato al turismo della Regione Abruzzo, sta pensando seriamente a fare di Antonio Razzi il testimonial per il 2014, la visibilità che gli sta dando Maurizio Crozza, lo sta rendendo infatti più celebre di Gabriele D'Annunzio, del Parrozzo, dell'Aurum e della Presentosa.

D Senatore Razzi, cosa ne pensa di questa legge di stabilità?
R Le leggi so' le leggi e come tali vanno rispettate.
D Ma questa è ancora in discussione.
R E che cazz' c'entra, se non è legge lo sarà e va rispettata lo stess...
D Ma lei perché tradì Di Pietro e andò con Berlusconi, per i soldi?
R I' so' uno responsabbile. Tu lo sai che significa la parola “responsabbile”? Vuol dire che per l'Itaglia sei disposto a fare tutto, anche a cambiare poltrona.
D Ma si dice che lo lei abbia fatto per pagare il mutuo della casa...
R E perché la casa non è come la patria della famiglia? Tu ce l'hai la casa?
D Veramente io no...
R E allora lo vedi? La casa è importante anzi, se vuo', nu' mutuo piccolo co' Mediolanum te la faccio ave' basta che cambi idea perché tu me pari nu poco communista. Cominci piano piano a parla' bbene di Silvio e le cose s'aggiustano...
D Meglio dormire sotto i ponti, no?
R Tu si' scemo, i' lo sapevo che tu si' scemo.
D Senatore Razzi che ne pensa dello scandalo delle New Town dell'Aquila?
R Di che?
D Le new town, le case per i terremotati che non sono antisismiche, che il rilevatore dei terremoti non funziona, che cala l'acqua dai soffitti, che...
R Eh sì', sti cazzi... ma quelle so' case nuove e po' perché non dici che c'hanno tutte la televisione?
D Ma non le sembra che aver pagato il calcestruzzo il sessanta per cento in più dei costi di mercato, possa far adombrare l'ombra di bustarelle miliardarie?
R Tu lo sei mai lavorato lu calcestruzzo? Lo sai che te pela le mani? Lo sai che se te casca addosso te buca li calzoni? È chiaro che costa tanto, c'ha l'indennità operaio... pure se è rumeno.
D Senatore ma quella è la calce viva...
R Viva, morta, sempre calce è... mo' nu struzzo di più, nu struzzo di meno...
D Ma lo sa che corriamo il rischio di una messa in stato d'accusa per aver utilizzato male e contro la legge, il finanziamento europeo?
R Sent' a me... I' l'Europa la conosco, so' stato in Svizzera a Zurigo, anzi, so' provato a fa' pure il volo diretto Pescara-Zurigo, ma non lo pigliava nessuno e l'hanno cancellato... L'Europa è 'na nazione de matti...
D Ma l'Europa non è una nazione, è un continente...
R Senti a me, ma perché non te fai 'nu bello viaggio a Zurigo, te lo pago i', così vedi che è l'Europa...
D Ma Zurigo è in Svizzera...
R E che so' detto i'... la Svizzera do' sta, in Africa?
D Senatore Razzi, un'ultima domanda. Ma lei quanto prende al mese?
R A occhio e croce, 12 mila euro ma non ce faccio gnente, non me remane gnente.
D Ma senatore, 12 mila euro al mese...
R Ma tu lo sa' quanto costano 'na carbonara, 'na matriciana, 'na vaccinara, nu carciofo alla giudia a Roma? 'na notte in albergo a Roma, costa 200 euro, due collaboratori 3mila euro al mese, in nero perché se pago pure li contributi non me remane 'nu cazzo. A me resta poca robba. Razzi fa la politica per “responsabbilità”. Ma tu lo sa' che vo' di' responsabbilità?

lunedì 4 novembre 2013

Più di un milione di nullasapienti vivono grazie alla politica. È iniziata la corsa alle tessere (del Pd)

Sono 1.128.722 le persone che vivono di politica. Non lo dicono né Anonymous né il bollettino degli anarchici insurrezionalisti. Lo dice la Uil, che di tutto può essere tacciata meno che di disfattismo, vero Angeletti controfirmatore dei patti scellerati con Marchionne? Il costo di questo esercito di nullafacenti e nullasapienti è di 24 miliardi di euro l'anno, 6 volte l'Imu. Il solo vicepremier, detto 'O Schiattamuort, fra consulenti e segretari, amici e conoscenti, costa all'erario, cioè a noi, 3 milioni e mezzo di euro l'anno. Gli altri soldi vanno a parlamentari, amministratori locali, dipendenti di società statali, funzionari di partito, portaborse, portagiornali, portacappuccini, portabrioche, portasniffate, portaerba, portasfiga vari, porta e basta. A volte, intorno ai nostri politici prosperano vere e proprie industrie del lavoro che, almeno, contribuiscono a far scendere il tasso di disoccupazione giovanile. Sono tutti parenti, amici degli amici, figli di amanti e concubine, nipoti di capibastone, prole illegittima dei signori delle tessere, quelli che scendono in campo (investendo in proprio qualche centinaia di migliaia di euro), solo quando occorre. Come ad esempio in questi giorni in cui si stanno svolgendo i congressi provinciali del Pd. A leggere le cronache, fra tessere in bianco, quelle pre-compilate, quelle che arrivano con l'Ups in scatole di “campioni senza valore”, quelle che si raddoppiano lungo il viaggio fra Roma e la sede di destinazione, quelle che si triplicano senza un Cristo pronto a ripetere il miracolo dei pani e dei pesci, il Pd sembra essere diventato il partito dell'una e trina, una specie di moltiplicatore delle illusioni che Renzi, Cuperlo, Civati e quell'altro di cui non ricordiamo il nome, ah, sì, Frittella, cercano in tutti i modi di possedere proprio come si fa con le mignotte di strada: semplicemente pagandole. A sentirli sembrano tutti anime candide, quelle che non sanno niente, non hanno visto niente, non vedranno niente e, soprattutto, non capiscono niente. Cuperlo dice: “Blocchiamo i congressi provinciali”. Renzi risponde: “E 'sti 'azzi!” Così succede che a Roma si prendano a randellate, a Catania scoppi uno scandalo da prima pagina di Libero, a Trapani si svolgano due congressi con un solo circolo, mentre sono centinaia le tessere distribuite a perfetti sconosciuti che si sono ritrovati dalla sera alla mattina, iscritti al Pd. Qualche anno fa successe anche a noi. Il segretario cittadino dei socialdemocratici, con il quale avevamo preso qualche volta un caffè, ci fece dono, recapitandola direttamente a casa, della tessera del suo partito. Il prenderla, rimetterla nella tasca del legittimo proprietario dopo avergli pagato un caffè e detto sorridendo “Ma che sei scemo?”, rappresentò un momento di grande soddisfazione. C'è da dire che, negli anni, ci ritrovammo a nostra insaputa iscritti al Psi, al Pli, al Pri e perfino alla DC. Ma quando arrivò la tessera del MSI ci incazzammo come iene maculate del Sudafrica in crisi di astinenza da carcassa di zebra del Perù. Ma era morto Almirante e anche il Mis si stava democristianizzando. Non ci scandalizza mica il fatto che nel Pd vigano ancora certe regole aberranti, quello che ci sconvolge è sapere che tutto questo spendere soldi e agitarsi non servirà a niente, men che meno a cambiare qualcosa in un paese di morti in avanzato stato di decomposizione. La prova che siamo un paese di morti? Eccone due. La prima: i malati di Sla hanno scritto al governo affermando: “O ci state ad ascoltare oppure, tutti insieme, staccheremo i respiratori”. Stiamo parlando di malati di Sla e non dei finti ciechi di Canicattì. La seconda. Sapete a chi sono andati i soldi destinati dai governi che si sono succeduti in quest'ultimo periodo alle vittime della mafia? Alla figlia di Salvo Lima. Agli altri, solo la pensione e un morto da piangere. Ovviamente i morti da piangere non erano e non sono le vittime della mafia.