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giovedì 31 luglio 2014
mercoledì 30 luglio 2014
Chiude l'Unità, ma... brindano gli sciacalli e i malpancisti
Da brivido la battuta di Matteo
Renzi: “Se l'Unità fosse stata del PD non avrebbe chiuso”. Anzi,
Matteo ha detto sottilmente “nelle disponibilità” del PD, che è
anche peggio. Dopo 90 anni chiude il giornale fondato da Antonio
Gramsci. Non si sentono squilli di tromba né appelli accorati.
Diciamo che l'Unità chiude in silenzio incapace di urlare, vizio
che, purtroppo, ha perso da tempo. Chiude la testata storica di una
sinistra che per sua colpa, sua grandissima colpa, non è riuscita a
governare un paese che pure era nelle sue “disponibilità”.
Vecchia, stanca, legata ai privilegi come berluscones qualsiasi, la
cosiddetta sinistra rissaiola e radical deve solo piangere se stessa,
perché non troverà un cane disposto a farlo al suo posto. Prima
veltroniana, poi bersaniana, poi non si sa, l'Unità è stata l'Unità
fino a Padellaro, troppo di sinistra per dirigere un giornale che si
stava politicamente riposizionando. Da Concita a Sardo, l'identità
si è andata via via annacquando, con l'aggravante che sono finiti
anche gli sponsor. Quando chiude un giornale c'è solo da piangere. È
una giornata tristissima per tutti quelli che credono ancora che
informare sia un dovere, essere informati un diritto. Ed è proprio
per il vezzo antico di informarci e di capire ciò che accade oltre
quello che si vede, che siamo convinti che l'Unità non morirà. Le
dichiarazioni degli uomini di Renzi portano a questa conclusione.
Chiuderà sicuramente questa Unità non malleabile e bersaniana, ne
arriverà un'altra disegnata sul e dal nuovo leader. Altri volti,
altre storie, altri nomi, la stessa testata, la solita politica stracciona.
venerdì 25 luglio 2014
martedì 22 luglio 2014
Silvio ci riprova e il “fantastico” Antonio Razzi vorrebbe trasformare Palazzo Madama in Palazzo Madammela
Lo scriviamo dal giorno in cui
Silvio rassegnò le dimissioni nelle mani dell'Innominabile lasciando
via libera a Mario Monti: “Chi pensa che Berlusconi sia
politicamente morto non ha capito una mazza”. Al Caimano basta
lasciare un dito che ti si piglia la mano, l'avambraccio, il braccio
e anche una fetta di c... Silvio, a cui i gatti fanno un baffo, ha ancora una ventina di vite a disposizione. Lui è l'”unto del
Signore” e delle leggi che vengono modificate sempre e comunque pro
domo sua. Come quella del 2012 (l'inchiesta sul caso Ruby procedeva
come un treno), nella quale, trattando di prostituzione minorile,
venne introdotto un piccolo comma che salvaguardava i clienti in
grado di dimostrare che, al momento dell'atto impudico, non
conoscevano l'età della bambolina gonfiabile, perché una volta le
mignotte erano le nobili mignotte, oggi sono bamboline o schiave e
non si capisce se sia meglio o peggio. Insomma, l'avvocato Coppi che
conosce le leggi meglio dei legislatori, è riuscito a dimostrare che
Silvio ignorava l'età di Ruby e ha convinto la Corte che
l'imputato era davvero convinto che la signorina Karima El Mahroug
fosse la nipote di Mubarak, proprio come fece il Parlamento italiano.
Di fronte a tanta giurisprudenza ci inchiniamo ammirati, ma non senza
vedere la “premeditazione” legislativa che condizionò fortemente
l'attività del legislatore nel 2012. Così, ed è naturale che così
sia, Silvio vuole ora tornare sulla scena politica da protagonista.
L'unico scoglio resta la “Severino”, ma passerà anche quello,
tanto costa l'appoggio alle riforme. Poi, per finire, c'è l'ultima
dichiarazione di un politico che se non ci fosse bisognerebbe
inventarlo, perché è esattamente l'esponente massimo della politica
nel terzo millennio: Antonio Razzi. Intervistato come sempre dalla
“Zanzara”, Razzi ha detto testualmente che se Palazzo Madama
diventasse una casa chiusa “sicuramente darebbe migliaia di posti
di lavoro in questo momento molto delicato”. Insomma, il senatore
Razzi ha già pronto il cartello da mettere all'ingresso del Senato:
“Benvenuti a Palazzo Madammela”.
lunedì 21 luglio 2014
La storia di don Stefano, pusher consapevole
I preti, si sa, sono fatti della
stessa materia degli uomini e delle donne, carne, sangue, ossa e
qualche volta anche lacrime (di queste ultime, in verità,
ultimamente non c'è traccia). E anche se dovrebbero avere qualche
vincolo in più rispetto ai cosiddetti laici, i preti ci stanno
dimostrando che sono uomini, ma uomini più degli uomini peccatori
che vanno da loro a confessarsi per liberare l'anima dai peccati. Ora
pensate, facciamo che sia un film di John Landis, al parrocchiano che
ogni domenica prima della messa, andava a confessarsi da don Stefano
Maria Cavalletti. A Stresa, è notorio, bestemmiano come in ogni
altra parte d'Italia; qualche vaffanculo scappa e ci può scappare
anche un parcheggio in divieto di sosta. Le corna invece sono un
affare più complicato e quindi i cattolici, fedeli al loro credo
“fallo purché non si sappia”, non sono così propensi a rivelare
il peccato, “tanto – dicono – non lo sa nessuno”. Pensate al
pensionato che andava ogni domenica a confessarsi da don Stefano
Maria Cavalletti e gli diceva contrito: “Don Stefano, ho rubato una
mozzarella al supermercato, non avevo un euro e non posso mangiare
perché la Asl non mi paga la dentiera. Che faccio, ogni tanto rubo o
muoio di fame?” E don Stefano che gli risponde: “Figliolo è
peccato... non lo fare mai più... e per penitenza 35 rosari con i
misteri dolorosi”. Tutto bene, penitenza secondo le regole e
qualche smadonnamento del peccatore che senza denti dovrà sibilare
35 rosari. Se non che il reverendo, secondo le cronache, è un
reverendo di mondo pur non avendo fatto il seminario a Cuneo, e lo
beccano in un appartamento mentre spaccia e consuma droga, cocaina,
mica uno spino da morti da fame, white suffle a gogò che, come in un
film, tenta in tutti i modi di gettare nel water senza riuscirci
mentre, in un momento di disperazione totale cerca di strappare il
passaporto dove c'è la sua foto in abito clericale. Finora le
cronache giudiziarie hanno parlato di preti mafiosi, camorristi,
pedofili, truffatori, collusi con i ricattatori e i corrotti, a volte
“ambasciatori” di reclusi con tanto di pizzini in tasca, ma un
prete che spacciasse coca non era ancora mai stato beccato con le
dita nella marmellata e una banconota da cinquanta euro arrotolata
nel naso. E non ci si venga a raccontare la storia che i preti non
sono tutti uguali, che ci sono gli eroi e i vigliacchi, perché gli
eroi fanno solo il loro mestiere, gli altri sono solo uomini,
purtroppo.
venerdì 18 luglio 2014
giovedì 17 luglio 2014
Paola Taverna-Beppe Grillo. Se questo non è amore, cos'è?
A volte gli sguardi contano più delle parole. Senza nessuna ironia anzi, con malcelata ammirazione, non possiamo fare a meno di osservare lo sguardo di adorazione che la grillina di ferro Paola Taverna ha nei confronti del leader del suo movimento. E ci prende una botta d'invidia perché a noi, in quel modo, non ci ha mai guardato nessuno. Neppure la mamma. Ah... matri!
martedì 15 luglio 2014
Indagato Maroni. Neanche stavolta ha letto la notizia sul Fatto
Non riusciamo a capacitarci di
come la Lega sia riuscita ad arrivare al 6 per cento alle ultime
europee. Oltre che personaggi indefinibili, con la sindrome del KKK e
degli investimenti in diamanti in Tanzania, i leghisti fanno finta di
combattere il sistema (non sono gli unici, in verità) mentre sotto
sotto ne seguono le regole peggiori. Il democristianesimo è lungo da
morire, sono passati venti anni dalla dissoluzione apparente della
Balena Bianca, ma i balenotteri nati nel frattempo continuano a
crescere e a moltiplicarsi. Il democristianesimo è un'aberrazione. È
quel vezzo intollerabile di far passare qualsiasi fatto della vita
come un favore. Il “devi conoscere altrimenti non sei nessuno”,
lontano dal morire continua a essere concettualmente baldanzoso, roba
da far gonfiare i petti come per una medaglia al valore. Il
democristianesimo è paraculismo allo stato puro. Leggete Maroni:
“Sono assolutamente sereno e, allo stesso
tempo, molto sorpreso. Per quanto a mia conoscenza, è tutto
assolutamente regolare, trasparente e legittimo. Si tratta di due
contratti a termine per persone che svolgono, con mansioni diverse,
attività quotidiana di supporto della Regione dalla sede di Roma. La
loro attività è finalizzata alla ottimizzazione e alla efficienza
della macchina organizzativa in vista dell'evento Expo. Sono,
ribadisco, sereno e fiducioso che le cose verranno al più presto
chiarite”. Tutto trasparente, no? Se non fosse che una delle due
assunte è la signora Mara Carluccio, fedele collaboratrice dello stesso
Maroni quando era ministro dell'Interno, e l'altra, Maria Grazia
Paturzo, viene descritta genericamente come vicina al Presidente. L'indagine dei
giudici di Busto Arsizio, ha stabilito invece che queste assunzioni
sono state fatte per supplire a quelle mancate per l'ingresso nello
staff di Roberto Maroni. Mancate perché sarebbero passate sotto la
lente di ingrandimento della Corte dei Conti. Lo abbiamo detto
all'indomani dell'assunzione per chiamata diretta della compagna di
Matteo Salvini in Regione: la Lega punta decisamente a debellare la
disoccupazione giovanile e quella femminile in particolare.
sabato 12 luglio 2014
La Lega combatte la disoccupazione femminile. La compagna di Salvini assunta in Regione per chiamata diretta
Non si sa se per combattere la
disoccupazione, o la disoccupazione femminile in particolare, sembra che i nostri politici siano diventati molto sensibili circa
l'ingresso nel mondo del lavoro del gentil sesso. Dopo la storia di
Silvio e le donne (siamo in attesa della sentenza d'appello sul
processo Ruby, e il tribunale di Bari lo ha rinviato a giudizio –
ieri – per sfruttamento della prostituzione), altre storie di
questo genere emergono ogni giorno dalle cronache dei giornali. Dal
Piemonte alla Lombardia, dall'Abruzzo alla Calabria, l'Italia sembra
essere diventata un immenso ufficio di collocamento femminile. Mogli,
compagne, fidanzate, amiche, amiche delle amiche, amanti, prostitute
ricattatrici, vergini per caso e per credo religioso, geni in
gonnella e ragazzotte che geni non lo sono e non lo saranno mai,
vengono assunte dai loro protettori politici senza neppure passare
attraverso lo straccio di un concorso pubblico. Troppa fatica far
imparare a memoria alle raccomandate le risposte ai quiz, tanto vale
assumerle per chiamata diretta, nessuno se ne accorge e le poverine
non sudano sui libri ma in un bel lettone morbido. Nella trappola
della compagna assunta per non si sa quali meriti, è caduto anche il
duro e puro Matteo Salvini, quello che tuonò contro Belsito e i
familiari spendaccioni del Senatur. La compagna di Matteo è stata
insomma assunta in Regione Lombardia direttamente nello staff
dell'assessore Maria Cristina Cantù, leghista anche lei,
responsabile della famiglia, solidarietà sociale e volontariato.
L'assunzione, denunciata dal Fatto Quotidiano, non ha causato quello
scalpore che avrebbe meritato, visto che uno dei protagonisti è
anche uno degli assertori più convinti della slogan “Roma
ladrona”. Ma tant'è. Intervistato a proposito, Salvini ha detto:
“È stata assunta perché è brava”. Amen. Non discutiamo, non
avendo prove, la bravura della compagna di Matteo, ma quello che ci
ha sconvolto, come sempre, è stato il governatore lumbard Roberto
Bobo Maroni, il quale ha detto: “L'assunzione della compagna di
Matteo Salvini? Non leggo il Fatto”. Ma ti venga un bene, Bobo.
Vabbè che non leggi il Fatto, ma almeno le delibere delle assunzioni dirette nella regione che governi, le vuoi controllare o no?
venerdì 11 luglio 2014
Morire a 14 anni per incuria. Insopportabile
Se muore Salvatore Giordano, un
ragazzino di quattordici anni, per il crollo del cornicione di un
monumento storico, la prima considerazione che una persona
normodotata fa è “questo paese sta cascando a pezzi”. Poi, anche
per un minimo di rispetto per i genitori del ragazzino che prima di
morire è riuscito a scansare due amici, si pensa “speriamo che i
colpevoli paghino”. Infatti sono partiti 44 avvisi di garanzia ai
soliti pesci senza pinne e boccheggianti per mancanza di ossigeno, le
solite mezze seghe che pagheranno (poco, pochissimo, quasi nulla),
per responsabilità che non sono assolutamente loro. Sono anni
infatti che vediamo crollare i monumenti italiani senza che nessuno
ci abbia messo una pezza. Sandro Bondi addirittura, lo fecero dimettere da
ministro per i crolli di Pompei. Bondi di suo non c'entrava una mazza
ma il suo padrone sì. E c'entrava parecchio anche quel genio
dell'economia creativa che risponde al nome di Giulio Tremonti, che
Raffaello, Giotto e Leonardo gli possano apparire in sonno per
molestarlo fino alla fine dei suoi giorni! Gli statisti del governo
Berlusconi, così indaffarati nel tenersi buoni i preti che votano,
per anni hanno destinato i fondi dell'8 per mille di spettanza dello
Stato al recupero delle chiese, degli oratori, delle basiliche e dei
duomi sparsi in tutta Italia. Ma possibile che nessuno ha mai fatto
caso che dopo un terremoto le chiese (quelle di proprietà del
Vaticano naturalmente) venivano recuperate nel giro di pochi mesi
mentre le altre, gli edifici civili, i monumenti dello stesso Stato
andavano in rovina? In venti anni, i berluschini hanno fatto scempio,
oltre che delle coscienze e delle intelligenze degli italiani, anche
di un patrimonio unico al mondo, tagliando fondi non solo alla
cultura e alla scuola pubblica ma anche ai musei, ai restauri e alla
manutenzione ordinaria. E ci lamentiamo delle inondazioni e
dell'ambiente lasciato al degrado più assoluto. Pagheranno 44
quacquaracquà ma i pochi, pochissimi colpevoli veri, non pagheranno
mai. E continuiamo a parlare tosco-inglisc in Europa che fa tanto
“in”...
mercoledì 9 luglio 2014
L'Italia dei mille misteri. Ora spunta “Faccia da mostro”
I pentiti di mafia (ora anche
quelli di camorra) chiacchierano. O quanto chiacchierano! Così, fra
una confessione e l'altra, un sentito dire e l'altro, nei colloqui
giornalieri con i “collaboratori di giustizia” spunta
all'improvviso un personaggio che ricorre nei racconti di almeno
quattro uomini e una donna. È un tipo strano, “bruttissimo”
dicono in coro i pentiti, che di mestiere faceva il poliziotto ma che
nel tempo libero si dilettava in omicidi, un killer insomma, e dei
peggiori. Lo citano oggi, lo citano domani, i magistrati aprono un
fascicolo a suo carico e vengono a scoprire che si chiama Giovanni
Pantaleone Aiello, nato a Montauro (Catanzaro) nel 1946, arruolato in
polizia nel 1964, congedato nel 1977 ma residente presso la caserma
Lungaro di Palermo fino al 1981. Scrivono Bolzoni e Palazzolo su
Repubblica: “Vi raccontiamo per la prima volta la storia di
Giovanni Aiello, 67 anni, ufficialmente in servizio al ministero
degli Interni fino al 1977 e oggi plurindagato dai magistrati di
Caltanissetta e Palermo, Catania e Reggio Calabria. Vi riportiamo
tutte le testimonianze che l'hanno imprigionato in una trama che
parte dal tentativo di uccidere Giovanni Falcone all'Addaura fino
all'esplosione di via Mariano D'Amelio, in mezzo ci sono segni che
portano al delitto del commissario Cassarà e del suo amico Roberto
Antiochia, all'esecuzione del poliziotto Nino Agostino e di sua
moglie Ida, ai suoi rapporti con la mafia catanese e quella
calabrese, con terroristi della destra eversiva come Pierluigi
Concutelli. E con l' intelligence. Anche se, ufficialmente, "faccia
da mostro" non è mai stato nei ranghi degli 007”.
Aiello-Faccia da mostro, è l'ennesimo personaggio dai tratti
indefiniti che popola la storia davvero complicata di un Paese in cui
la differenza fra i buoni e i cattivi non è facilmente individuabile
come nei film western né c'è il capoclasse che li segna sulla
lavagna. Giovanni Pantaleone è un personaggio che attualmente fa il
pescatore in un piccolo centro della Calabria. Ufficialmente dichiara
al fisco un reddito di 22mila euro l'anno, ma gli hanno trovato
titoli per un miliardo e 195 milioni delle vecchie lire,
probabilmente frutto dei servizi resi ai mafiosi, ai terroristi e,
udite udite, allo Stato. Aiello è insomma uno di quei tizi ai quali
un colpo di revolver non ha mai fatto difetto, tanto che dicono che
nella sua carriera parallela abbia freddato anche un bambino.
Restiamo convinti che uno Stato senza verità non è uno Stato civile e
che troppe sono ancora le stragi anonime. Civiltà e dignità. Ma
quando mai!
martedì 8 luglio 2014
Flop Pos. Nessuno ce l'ha, nessuno ha intenzione di metterlo. T'odio, pia macchinetta succhiasangue
E dire che ci eravamo spinti fino
al punto di proporre una colletta nazionale per medici, dentisti e
artigiani. La norma che introduce l'obbligatorietà del Pos
per i pagamenti sopra i 30 euro è, di fatto, carta straccia. Nessuno
l'ha applicata, nessuno ha intenzione di farlo nel prossimo futuro.
La prima ragione è che la legge non prevede sanzioni in caso di
mancato adempimento, fatto che ci spinge a pensare che l'obbligo non
esiste, altrimenti gli inadempienti sarebbero automaticamente
sanzionati. Non è propriamente come le more che Equitalia applica
sul mancato pagamento del bollo dell'auto o dell'abbonamento tv, e se
il cittadino s'incazza, ha tutte le ragioni. Poi c'è un altro
aspetto legato all'introduzione del Pos che gli interessati
contestano: i costi troppo alti delle commissioni bancarie (1000,
1500, 2000 euro l'anno a seconda della banca). Così, mentre da una
parte lo Stato incentiva, quasi pretende, l'uso della moneta
elettronica per la tracciabilità del denaro, dall'altro le banche non fanno nulla per venire incontro
alle esigenze dei clienti. Ma voi avete presente quanto spendete per
una carta di credito? E vi siete mai fatti quattro conti su quanto
costa un prelievo al bancomat in una banca diversa dalla vostra? No?
Ahi ahi ahi...
lunedì 7 luglio 2014
I mafiosi e lo sciopero della messa. Don Corleone ha detto "stop"!
Stavolta si sono proprio
incazzati. I mafiosi, boss, uomini, mezz'uomini, uominicchi e
quacquaracquà hanno deciso di dar vita a una protesta senza
precedenti, roba che gli operai sui tetti degli stabilimenti occupati
sembrano dilettanti allo sbaraglio. Il plateale abbandono della
processione di Oppido Mamertina da parte dei carabinieri, la
scomunica di Papa Francesco, qualche segnale di ribellione ai
mammasantissima ormai non più nascondibile, li ha messi nella sgradevole
posizione, loro, figli del silenzio omertoso delle cosche, di dover
uscire allo scoperto. E lo hanno fatto nel modo che ritenevano più
spettacolare, disertando in massa la messa domenicale in
carcere. Così, se qualcuno avesse avuto ancora dubbi sulla loro
mafiosità, lo sciopero dell'ostia li ha resi praticamente reo
confessi. Oltre che furbi di quattro cotte, i picciotti scioperanti
rappresentano ancora l'ala dura e pura di quella che fu, è e resta
l'impero mafioso, altro che quattro disperati senza più un soldo. E
da vecchi mafiosi hanno dato la dimostrazione di cosa sia stata la
mafia fino a qualche anno fa, il collettore di interessi vari che
coinvolgevano tutte le strutture sociali: la politica, le forze
armate, la chiesa, la magistratura e, infine, le confraternite
religiose e i loro affiliati. Pensate se il santino di Santa Rosalia
potesse parlare quante storie potrebbe raccontare di giuramenti fatti
a Pater Noster e sangue, ostie consacrate e dito sul grilletto della
lupara. Pensate se per un momento quello stesso santino avesse avuto
la forza di ribellarsi. Ne avremmo viste delle belle. Altro che
scomunica papale, una serie ininterrotta di calci nel culo.
domenica 6 luglio 2014
Se la madonna si inchina ai boss
La madonna ovviamente non c'entra
niente. Lei è solo una statua, anche se per chi ci crede è molto di
più. E forse è per quel “molto di più” che a Oppido Mamertina,
i preti e i procuratori della processione che la riguarda, hanno
pensato di farla inchinare davanti alla casa di Giuseppe Mazzagatti
(un cognome, un programma), boss della n'drangheta ottantaduenne
condannato all'ergastolo per omicidio e ora agli arresti domiciliari
per motivi di salute. Questo fatto, che fa pendant con altri mille
fatti analoghi avvenuti in Calabria, in Sicilia, in Puglia e in
Campania ha avuto però un finale inaspettato. Il comandante della
locale caserma dei carabinieri infatti, nel momento in cui la madonna
è stata fatta inchinare al boss, ha chiamato i suoi uomini e se n'è
tornato in caserma. Nessuno lo ha seguito ma la cosa non è passata
inosservata tanto che il comportamento degli uomini della Benemerita
è stato sottolineato e apprezzato da (quasi) tutti gli organi di
informazione nazionali. E dire che appena una settimana fa, Papa
Francesco, in visita in Calabria, aveva di fatto scomunicato tutti i
mafiosi, e i cattolici sanno perfettamente cosa una scomunica
comporti. Ma i preti di Oppido Mamertina, degli atti di quello che
dovrebbe essere il loro capo supremo, se ne sono infischiati, segno
inequivocabile che in alcune parti d'Italia non solo non c'è lo Stato ma neppure la Chiesa, presente ovunque e più capillarmente
delle caserme dei carabinieri. Per questa storia una morale non c'è.
C'è un paese ancora prigioniero di una tradizione dura da morire e
di un senso di paura che solo chi non è votato al martirio sa
gestire al meglio, inchinandosi.
mercoledì 2 luglio 2014
martedì 1 luglio 2014
Con l'introduzione del POS si apre la colletta nazionale a favore dei medici e dei dentisti. I poveretti rischiano di morire di fame
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