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mercoledì 9 aprile 2014
Altre tegole per Silvio. La Corte Europea non esamina il suo ricorso e si profila l'assistenza agli anziani disabili. Quando dice male...
Non c'è che dire, sembra che
Silvio stia pagando la fortuna sfacciata che ha avuto in questi venti
anni. Vabbè che lui, come dice il noto proverbio, una mano a Dio nel
dargli una mano l'ha spesso data, però i “no” che caratterizzano
la fine della sua carriera politica sono davvero tanti, come infiniti
sono stati i “sì” (in tutti i sensi) che si è messo in tasca
dall'ormai lontano 1994. La Corte di Strasburgo ha rigettato il
ricorso d'urgenza presentato da Silvio contro la legge Severino. I
giudici europei hanno detto che lo esamineranno, ma anche che trovano
ingiustificata la richiesta d'urgenza. Si farà tutto ma nei tempi e
nei modi stabiliti dalla stessa Corte. Diciamolo, Silvio non ci
contava. Il ricorso alla Corte dei diritti dell'Uomo era stato più
che altro un modo per tentare di “sospendere” l'effetto della
legge Severino e i giudici di Strasburgo lo hanno capito
perfettamente. Non essendo la Corte composta da fuoriusciti del
Komintern né da esuli post-leninisti della ex Unione Sovietica, dare
dei comunisti anche a loro sarebbe una vera e propria impresa. Ma Silvio,
si sa, riuscirebbe a vendere un fallo di gomma anche a Sarah Palin, magari
facendolo passare per un thermos. Altra tegola, questa anticipata
addirittura da Avvenire quotidiano dei vescovi italiani, riguarda
l'eventuale settore di affidamento ai servizi sociali. In queste ore
sta montando sempre di più l'ipotesi che Silvio potrebbe occuparsi
di assistenza agli anziani disabili. Detta così potrebbe sembrare un
riconoscimento delle sue doti di barzellettiere e cabarettista al
servizio di anziani in crisi di sorrisi invece, quando si parla di
assistenza, ci si riferisce proprio a quelle cose lì: spazzolare
dentiere, cambiare pannoloni, correre con padelle e pappagalli in
mano, radere vecchietti e lavare ascelle. Avuta notizia
dell'eventualità, Silvio ha chiamato Ghedini per un'istanza urgente.
Meglio i domiciliari e la cacchina profumata di Dudù. Lui sì che è
un vero cane, mica Toti.
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