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martedì 17 giugno 2014

Gli autosospesi del PD. La strana idea di democrazia di chi nun ce vo' sta

Da ragazzini, alle elementari eleggevamo il capoclasse. Quasi sempre quella votazione guidata sapientemente dal maestro, anno dopo anno vedeva vincitori (nell'ordine), il figlio del sindaco, del medico, dell'avvocato, del geometra e del prete anche se tutti lo sapevano però non si poteva dire. Alla fine di ogni elezione, noi figli del proletariato ci guardavamo in faccia chiedendoci chi diavolo li avesse votati e perché, ma non sapevamo darci una risposta. Nonostante il capoclasse ci stesse cordialmente antipatico, nessuno di noi si sarebbe mai sognato di dargli una sberla solo perché era figlio di. “È stato eletto democraticamente” ci diceva il maestro, e quindi dovevamo rispettare il volere della maggioranza espresso in voti. Più tardi, esaurito il tempo dei capoclasse, arrivarono i consigli d'istituto e la rappresentanza di noi studenti era anch'essa decisa da una votazione. Mi ricordo che una volta, pur di vincerle, il figlio del preside diede a me e a qualche amico fumatore, un pacchetto di MS da dieci. Capii allora il significato di voto di scambio, ma la voglia di fumare era tanta e i soldi pochi che l'accettammo senza battere ciglio. Il figlio del preside diventò rappresentante di classe con un plebiscito. Ancora più tardi nelle fumose riunioni di AO, le decisioni venivano prese democraticamente a maggioranza. Si presentavano le mozioni e ci si esprimeva liberamente, quella più votata diventava la linea del Movimento, punto. E se provavi a dire “a me non sta bene”, ti indicavano la strada della porta invitandoti ad uscire. La democrazia è questa, passa la linea decisa dalla maggioranza degli aventi diritto e quella decisione diventa di tutti: le regole del gioco sono queste, chi non ci sta fa un passo indietro e se ne va. Pensate, funziona così anche nei circoli anarchici. Funziona così in ogni parte del mondo meno che nel PD. Capito perché per venti anni i pidini hanno consegnato questo paese su un piatto d'argento a Berlusconi? Silvio sta ancora ridendo, e quel blues irrefrenabile di sghignazzate lo accompagnerà nei secoli dei secoli. Amen

2 commenti:

  1. Sua personale opinione. Io resto fedele alla massima che dice: "le democrazie non restano in piedi perché le maggioranze vincono le elezioni ma perché le minoranze accettano di essere governate da esse". Lo stesso Renzi non mi pare che abbia votato il Presidente della Repubblica seguendo la linea dell'allora segretario del Partito Bersani (non votò con i suoi né Marini, né Prodi). Ps. la politica non è il calcio e gli sfottò fanno parte più del sentimento sportivo che di quello amministrativo.

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    1. Sa che c'è? Io non sfotto, ironizzo, perché prendere sul serio questo assetto "amministrativo", come lei lo definisce, comporterebbe il taglio immediato delle vene. La correggo, Renzi non ha potuto votare né per Prodi né per Marini. Non era deputato né grande elettore. Quelli che non hanno votato i due candidati del PD sono stati infatti ribattezzati (non solo da me) 101 zozzoni... La sua idea di democrazia, infine, è davvero strana e non trova riscontro in nessun paese del mondo. Se si dissente dalla linea di un partito, di un'associazione, di un club di perditempo, si alzano i tacchi e si lascia spazio non agli ortodossi, ma a coloro che al momento della elezione sapevano benissimo con chi e per cosa sarebbero stati eletti. Se poi vuole ritenere Monti, Letta e Renzi tre usurpatori sono d'accordo con lei. Gli usurpatori a me non sono mai piaciuti come i rivoluzionari a loro insaputa...

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