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sabato 19 gennaio 2013

L'Italia vista da fuori. Silvio e le liste. Sciacalli e iene, e Ingroia dice no a Bersani. Ancora un maledetto giorno uguale agli altri.


Anche se sei un giornalista accreditato, da queste parti basta la parola “giornalista” per essere guardato in un certo modo. Fieri del nostro badge ce lo siamo tolto dopo 10 minuti. Non si sa mai. C'è venuto un attacco di curiosità e abbiamo chiesto se anche in Slovacchia valesse il teorema berlusconiano sulla stampa di sinistra. “Quello di Berlusconi no – ci hanno risposto – piuttosto quello di Putin”. Meglio, perciò, far finta di nulla e, fischiettando, avviarci verso il palco della mega inaugurazione dell'anno europeo della cultura mischiandoci fra la folla. Prima, però, in sala stampa, avevamo dato un'occhiata ai titoli dei giornali italiani. Chissà perché uno spera sempre in notizie positive, perché per quelle belle occorreranno anni. Veniamo così a sapere che non erano solo gli sciacalli ricostruttori a gioire per il terremoto dell'Aquila, ma perfino la neo prefetta, la dottoressa Giovanna Iurato, aveva finto commozione andando a compiere la doverosa visita pastorale alla Casa dello Studente. Gente strana, i prefetti, piangono per dovere e bastonano i preti anti-amianto. Ma che scuola di specializzazione frequentano, la Bocconi PA (Pubblica Amministrazione)? Abbiamo anche letto, con un minimo di sollazzo antigelo, dei dubbi atroci che stanno tormentando Silvio alla vigilia della presentazione delle liste. Il fatto è che quei birichini dei giudici comunisti, proprio in questo periodo stanno tirando le conclusioni di processi che vanno avanti da anni. Così, ieri, la tegola Dell'Utri e la richiesta di sette anni di carcere (non in Tibet ma a San Vittore), oggi la rivolta dei pidiellini campani che si sono accorti, con sgomento, che le loro liste erano piene di mariuoli e hanno chiesto di non ricandidare almeno Cosentino. Poi, a tarda sera, la rivolta di Scajola che non intende essere esaminato dai saggi del partito per l'inserimento in lista. “Sono un uomo di specchiata moralità”, ha detto il golpista del G8 di Genova. Magari lo è, ma a sua insaputa. Antonio Ingroia ha detto il “no” finale a Bersani. Nessuna alleanza, né prima né dopo, né la tanto desiderata desistenza. Ognuno per i fatti propri e dio per tutti. Chi congola è il solito Pierfy che, da buon pappagallo, stavolta si è piazzato sulla spalla di Mario Monti e guai a chi lo sposta da lì. Sapete che c'è? Meglio un sano hipoppista, magari slovacco.

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