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martedì 6 maggio 2014
Santoro: “Grillo la smetta o scendo in piazza anche io”
Il Michele, che è un po' come il
Pasquale di Totò, stavolta è uscito fuori dai gangheri. Nonostante
nella sua trasmissione ospiti Marco Travaglio, il portavoce ufficioso
dei grillini (ufficioso perché lo fa di risulta impallinando tutti
meno il M5S), Beppone lo ha inserito d'ufficio, e come sempre motu
proprio, sul suo blog miliardario nello spazio riservato ai
giornalisti carogne uscite dalle fogne. La colpa è quella di aver
ospitato durante l'ultima puntata di Servizio Pubblico, un operaio
della Lucchini di Piombino che, in sintesi, ha dato dello sciacallo
al venditore dei biglietti del suo show attraverso i comizi. Per la
serie “con la politica non ci guadagnano solo i fessi”, Grillo ha
accusato Santoro di lesa maestà, insomma, quell'operaio non doveva
parlare ma tacere per sempre. Quindi, il Michele è stato additato al
pubblico ludibrio non perché abbia detto qualcosa contro i 5S, ma
perché ha lasciato che un altro lo facesse. Siamo alle ritorsioni,
brutta storia dopo gli ammiccamenti alla mafia che non ha più una
lira. Comunque, Santoro ha minacciato Grillo di andare, dopo le
elezioni, nelle stesse piazze dove il comico ha fatto i suoi comizi
per dire a tutti “come stanno le cose”. Quali cose? Di cosa parla
Santoro? Che diavolo di linguaggio ricattatorio è questo? Cosa
dovrebbero sapere gli italiani di Grillo che già non sappiano? Parla a
nuora perché suocera intenda? Per quanto ci riguarda, sono finiti i
tempi in cui abbiamo seguito Santoro a Bologna al Paladozza in nome della libertà di stampa. Oggi non andremmo neppure dal tabaccaio che
dista appena trecento metri da casa. Non ci sono mai piaciuti i
fazzoletti, soprattutto se usati per spolverare sedie.
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