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giovedì 8 maggio 2014

Claudio Scajola arrestato [consapevolmente] dalla DIA di Reggio Calabria

Stavolta l'ex ministro dell'Interno, eroe del G8 di Genova, l'ha combinata grossa. Claudio Scajola, uno dei più capienti serbatoi di voti berlusconiani, è stato arrestato a Roma dalla DIA di Reggio Calabria con l'accusa di favoreggiamento. Avrebbe, in poche e misurate parole, aiutato il suo ex collega forzaitaliota Amedeo Matacena a rendersi latitante, in poche parole a scappare, dopo la sentenza definitiva della Cassazione che lo condannava per concorso esterno in associazione mafiosa. Ovviamente Scajola è stato arrestato perché non più coperto dall'immunità parlamentare, e l'aspetto più ridicolo di tutta la faccenda è che se non ci fosse l'impunità-immunità mezza Forza Italia e un quarto del Nuovo Centro Destra sarebbero in galera, contribuendo così in modo preoccupante al sovraffollamento delle nostre carceri. Berlusconi si è detto “addolorato”. E pensare che è stato proprio lui a sacrificarlo in nome dell'inguardabilità di alcuni esponenti di FI compreso il Cosentino della Terra dei fuochi. Ma ieri Silvio era impegnato in un'altra operazione, ha presentato ufficialmente il dipartimento cultura (proprio così) di Forza Italia. Dopo aver copiato la definizione coniata da Massimo D'Alema del suo impero mediatico: “Mediaset è una grande impresa culturale”, disse Baffetto qualche tempo fa, Silvio ha sottolineato come “grazie alle fiction vendute in tutto il mondo Mediaset fa cultura” e che lui e la sua famiglia amano tanto anche il teatro perché “proprietari del Manzoni di Milano”. Poi si è scagliato contro la Rai, colpevole a suo dire, di girare fiction che favoriscono la mafia, quando è stata proprio la sua azienda a raccontare la vita di Totò Riina (“Il capo dei capi", con Claudio Gioè, 2012, Canale5), descrivendolo come un Robin Hood qualsiasi. È vero – ha detto Silvio – forse in questi anni non abbiamo tenuto in considerazione la cultura, però è arrivato il momento di fare un passo in avanti”. Vabbè che si è messo in testa di diventare “padre della patria”, ma che abbia deciso di abbracciare il mecenatismo disinteressato nei confronti di cinematografari, teatranti, musicisti d'avanguardia e burlesque, suona come un'altra delle sue manovrine elettorali.



PS Ma quanto spendono i 5S in t-shirt? E per tutte quelle manette acquistate al sexy-shop? Ah, saperlo!

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