Claudio Scajola, il picchiatore
capo del G8 di Genova, conservava nella cantina della sua casa romana
migliaia di dossier. L'essere stato Ministro dell'Interno lo ha messo nella posizione di procurarseli. Politici
(avversari e non), imprenditori, banchieri, giornalisti, mignotte,
reggi-moccoli, alti prelati, pseudo mafiosi erano stati catalogati e
pronti per essere ricattati. A cosa serve altrimenti un dossier? A chi
fossero destinate le informazioni riservate non si sa ancora di
preciso, ma che Scajola fosse un politico funzionale alla 'ndrangheta
sta venendo fuori in tutta la sua drammatica evidenza.
A mali
estremi, rimedi estremi, deve aver pensato Matteo Renzi nella
solitudine del suo studio di Palazzo Chigi. Così, fra un invito alla
speranza e un elogio alla bellezza, Matteo si sta rendendo conto che
in Italia ci sono situazioni senza speranza e soprattutto senza
alcuna bellezza. L'Expo del rilancio economico e d'immagine si sta
trasformando in un incubo. Dall'inizio dell'avventura dell'Expo sono
stati arrestati tutti i dirigenti e i tecnici che avrebbero dovuto
realizzarlo. Tutti di centrodestra e leghisti simpatizzanti meno il
Trota, leghista vero, che il papà aveva inserito nel personale della
Esposizione per fargli guadagnare qualche soldino. Poi, come accaduto
durante Mani pulite, è venuto fuori il “compagno G”, proprio
come il “punto” dell'orgasmo. Primo Greganti, tutore degli
appalti delle Coop, non ha perso il vizietto di truffeggiare e riappare sempre quando
c'è da dire che i politici sono tutti ladri e quindi uguali e quindi
perché non votare per Silvio che fra gli uguali è anche bello, intelligente, ricco
e spiritoso?
Durante l'ultimo concorso per professori universitari ne
sono successe di tutti i colori. Ricorsi al Tar, esposti alla
magistratura, scioperi della fame e della sete, fughe all'estero e
maledizioni come piovesse. Emblematico il titolo dell'Espresso di
questa settimana: “Raccomandazioni,
scambi di favori, meriti negati, titoli ignorati.
Il concorsone
per scegliere i professori
è sommerso di ricorsi. Il consiglio di
stato ha accolto le proteste di un bocciato e potrebbe annullare
l’intera tornata di nomine. Ecco come naufragano gli atenei
italiani”. E a proposito di lotta all'evasione. È venuto fuori che
la Apple da anni aggira il fisco. A fronte di guadagni in Italia per
oltre 300 milioni di euro, la casa di Cupertino versa al fisco la
miseria di 7,9 milioni di euro grazie a una sofisticatissima
struttura societaria che fa confluire in Irlanda tutti i profitti. I
nostri 007 antievasori non sono riusciti ancora a capire il
meccanismo che consente alla Mela più famosa del mondo di non pagare
le tasse, magari sarebbe sufficiente tornare al reato di falso in
bilancio che Silvio, per salvare il suo impero dai tentacoli del
fisco, pensò bene di abolire. Ma questo è un aspetto sul quale i
forzitalioti sono disposti a fare la rivoluzione. Le imprese del
Capo, si sa, sono sacre.
E finiamo con l'intervista di Marcello
Dell'Utri a Repubblica nella quale si definisce “prigioniero
politico”. Ora, vabbè che Marcellino ha letto i diari tarocchi di
Mussolini, ma ci chiediamo se conosca il significato di “prigioniero”
e di “politico”. Secondo noi si è fermato alle “vacanze” di
Carlo Levi nel resort di Eboli, anche se vive attualmente, da
latitante e non da confinato, a Beirut.
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