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sabato 10 maggio 2014
Scajola collettore della 'ndrangheta. Tutta la criminalità organizzata aveva un solo referente. Indovinate chi... ma Don Vito Corleone, poffarbacco!
Certo che i forzaitalioti non si
facevano mancare nulla. Pur di prendere, e mantenere, il potere sono
addivenuti a patti con tutti, domineddio compreso nelle
vesti e tonache del quartetto di latina e liscio degli alti prelati:
Ruini alle maracas, Bertone alla tromba, Bagnasco alla marimba e
Fisichella ai bonghi. L'arresto di Claudio Scajola ha chiuso il
cerchio magico del berlusconismo, quello dello strapotere al Sud
tradotto nel 61 a 0 di qualche anno fa. Dunque. Marcello Dell'Utri,
per il quale la Cassazione ha confermato la sentenza dei sette anni
non in Tibet ma in Libano, era il collettore politico, l'interfaccia
istituzionale con la mafia; Nicola o' Mericano Cosentino per la
camorra, in primis per i Casalesi; Claudio Scajola, attraverso Amedeo
Matacena, per la 'ndrangheta e Raffaele Fitto, pregiudicato anche
lui ma candidato alle Europee, per la criminalità organizzata degli appalti pugliesi. Con
questo vero e proprio fuoco di sbarramento, sarebbe stato impossibile
per chiunque contrastare la marcia vittoriosa di Forza Italia,
soprattutto perché al Nord, specie in Lombardia, agiva, con la
benedizione delle alte sfere vaticane, la Compagnia delle Opere, quel
sistema che “dalle panche della cattedrale”, andava a finire
direttamente al Pirellone e nelle aule dei palazzi che contano. Lo
hanno detto tutti: “Milano è stata sgovernata per 20 anni,
impossibile per Pisapia metterci una pezza in tempi brevi”. Quello
che però fa più scalpore è il fatto che gli “eroi” di
Tangentopoli hanno continuato ad agire indisturbati fino all'altro
ieri quando, con un blitz, sono finiti in galera. Ma vi rendete
conto? Ci sono ancora Paris e Greganti. L'unico assente è Mario
Chiesa, ma solo perché è stato pizzicato prima per un traffico di
chewing-gum. Questa volta ce l'avevamo messa tutta per riappropriarci
di un minimo di speranza. Ma dopo gli ultimi fatti e dopo aver
sentito i “giovani” da Santoro, ci siamo resi conto che questo
Paese è senza presente, con un passato dimenticato, e un futuro che
non esiste. Ha vinto Silvio. Il Capataz è riuscito a cancellare
completamente il concetto di cultura (che significa togliere la
capacità di visione critica dei fenomeni) per sostituirlo con un
quacquaraquismo intellettuale che fa scambiare una fiction malfatta
per un capolavoro della storia delle serie televisive. Siamo allo
sbando, governati da una folla di pseudo politici rumorosi e
fastidiosi che a forza di calci nel culo e spintoni, stanno occupando
tutti i gangli di un Paese in agonia: veri e propri sciacalli. Il
nostro personale 25 maggio sarà un giorno di ferie dalla politica, e
se qualcuno ci dicesse che andare a votare è un nostro
diritto-dovere si prenderebbe un vaffanculo colossale. Non ci
sfruculiate i cabasisi, please.
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