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martedì 20 maggio 2014
Le rivoluzioni si fanno, non si annunciano (a Vespa)
Chissà se il 13 luglio del 1789,
Joseph-Ignace Guillotin, scrisse a Luigi XVI una lettera di questo
tenore: “Cara Maestà tua, voglio informare te e quella zoccola di
Maria Antonietta, che domani mattina il popolo di Parigi darà
l'assalto alla Bastiglia per quella che la Storia chiamerà
Rivoluzione Francese. Ci hai scassato i cabasisi e il pane costa
troppo”. Chissà se il 5 novembre del 1917, Lenin scrisse una
lettera allo zar di questo tenore: “Caro Zar, ti informo che nei
prossimi due giorni daremo l'assalto al tuo Palazzo d'Inverno dando
inizio alla Rivoluzione Bolscevica. Con un copeco al giorno campateci
tu e quegli stronzi dei tuoi generali parrucconi e revisionisti. Firmato Ilic”.
Chissà se il 10 settembre 1973, l'allora colonnello Augusto Pinochet
scrisse una lettera al Presidente della Repubblica Cilena, Salvador
Allende, di questo tenore: “Ciao Toto', ti informo che domani
mattina è meglio che non ti fai trovare alla Moneda perché siamo
incazzati con i socialisti e ti dobbiamo cacciare”. Vedete? Le
rivoluzioni non si annunciano, soprattutto a casa Vespa, (“se vinciamo andiamo
dall'Innominabile, lo costringiamo a rifugiarsi a Cesano Boscone,
dimettiamo Renzi, eleggiamo un altro presidente che ci affida
l'incarico e formiamo un nuovo governo ché siamo bravi e
preparati”), semplicemente si fanno. E per fare una rivoluzione
occorrono le palle. Cercasi palle disperatamente.
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e, ancor di più, occorrono Uomini e non quaquaraquàààààà
RispondiEliminaE comunque, una curiosità; nè grillo e neppure casaleggio hanno mai detto a quanto debbono arrivare i voti dei grillioti per affermare che il movimento ha avuto su-cesso.. che sia la solita tattica per permettergli poi di affermare che hanno vinto loro ???
della serie: a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.........