Per le sale stuccate e
stucchevoli di quello che fu il glorioso Parlamento italiano, si
aggira un soggettone mica da poco. Si chiama Gianluca Buonanno, è di
Borgosesia ma nelle sue vene scorre sangue pugliese. Suo nonno era
del Tavoliere e di mestiere faceva l'attore comico, addirittura
spalla di Ettore Petrolini. Gianluca cresce “strano” e a 16 anni
si iscrive al Movimento Sociale, innamorato follemente di Giorgio
Almirante. Si butta in politica, decidendo che l'artigianato non è
la sua dimensione. Diventa sindaco di Serravalle Sesia e viene eletto
e rieletto per due mandati. Esaurita l'esperienza, consapevole del
consenso di cui gode, prova a presentarsi alle elezioni del 2001 con
una sua lista, ma non ce la fa. Prende però una barca di voti e
rischia di far perdere il seggio all'esponente del Pdl. La Lega Nord
lo nota e lo arruola e siccome Buonanno deve vivere di politica
perché non sa fare altro, diventa sindaco di un altro paese,
Varallo. Anche qui due mandati durante i quali si distinse per una
manifestazione di protesta davanti alla sede della Regione Piemonte quando, dopo aver montato un letto di ospedale, si crocifisse.
Poi, pressato dai suoi concittadini infoiati, introdusse uno sconto
del 50 per cento sull'acquisto del Viagra; una dieta a premi (pagati
da uno sponsor) per far dimagrire i varallesi grassi e infine per
aver rivoluzionato la toponomastica del paese, intitolando vie e
piazze a Benito Mussolini, Ayrton Senna, Enzo Ferrari, Totò, Giorgio
Almirante, Lucignolo (la trasmissione televisiva, non l'amico di
Pinocchio), una statua a Vasco Rossi, una spiaggia con tanto di
ombrelloni lungo il torrente Mastallone.
Buonanno è fantasioso, quasi
istrionico. Eletto alla Camera con la Lega Nord, il primo giorno si
presentò con un forcone in mano. Quando i commessi gli fecero notare
che non era consentito, Gianluca ne comprò uno da taschino,
camuffato da penna. Guardandolo in questi giorni in tv mentre, con il
suo italiano claudicante dà dei mafiosi a quelli del Pd, tira fuori
dalle tasche le manette e le getta sul banco del Governo, viene
cacciato dall'aula poi riammesso (come si fa a scuola con i ragazzini
beccati a fumare o a riprendere con il telefonino gli slip della
compagna di banco), e riprende a insultare e cazzeggiare come se niente fosse successo, ci siamo
fatti la convinzione che Gianluca non ci fa, ci è. Al contrario dei
grillini, che si vede lontano un miglio televisivo che recitano una
parte scritta da altri, Buonanno è se stesso e il pedigree lo sta a
testimoniare. Ormai è diventato un “personaggio” che quando
chiede la parola, l'aula miracolosamente si riempie in attesa di
quello che tirerà fuori dal suo costumino di Eta Beta. Non lo prende
sul serio nessuno, neppure quando si tinge la faccia di nero, ma lui continua imperterrito a essere se stesso
perché un altro, Gianluca non ce la fa a esserlo. I suoi interventi
sono al limite dell'insulto, ma non s'incazza più nessuno. Un po'
parolaio un po' giullare, se un personaggio come Buonanno non ci
fosse, bisognerebbe inventarlo, lui, al contrario di Silvio, è un
comico dentro. E meno male che sta alla Camera perché se sedesse sui
banchi del Senato, dopo la decisione di Pietro Grasso di costituirsi
parte civile nel processo napoletano per corruzione a Berlusconi, si
sarebbe denudato mostrandoci i bicipiti e ruttando come uno Yak
tibetano dopo una bevuta di birra Chang. Buonanno è unico, altro che
Borghezio!
Finalmente posso tornare a commentare. Grazie Max...
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