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venerdì 21 febbraio 2014

Silvio: “Il governo tuteli le mie imprese, poi tutto sarà possibile”. E perché quelle degli altri no?

Perché il governo debba tutelare le imprese di Silvio e quelle degli altri no, non si sa. Forse perché gli altri, tutti gli “altri” non hanno truppe di senatori e deputati pronti a pigiare bottoni sul “sì” o sul “no”; forse perché, come per la giustizia, la legge è uguale per tutti e per lui lo è di più; forse perché, da unto del signore, si sente in diritto di non praticare nessun dovere. Cinque minuti di faccia a faccia con Matteo ed ecco che viene fuori il Silvio che non ti aspetti: conciliante, umano, disponibile, perfino paterno. Ma Berlusconi commerciante è, e come tale mette sul piatto della bilancia la sua offerta anche se non risponde a nessuna domanda: fa tutto da solo, come sempre. E allora ecco che subentra il panico per la sorte delle sue aziende. Mediaset, a causa della Rai che non gestisce più come prima, è in crisi di pubblicità, di ascolti, vittima di scelte editoriali sbagliate. Per porre un freno al dissanguamento, Mediaset ha regalato alla Rai anche Porro ma non è bastato. Da qui la richiesta di avere al Ministero delle Comunicazioni un amico, Antonio Catricalà, in grado di indirizzare le cose in modo tale da permettere a Mediaset di frenare per un po' l'emorragia. Il NCD ovviamente è nel panico. Angelino sa che se scende in campo il suo ex padrone, affamato com'è non ci sarebbe trippa per nessun gatto. Eccoli puntare i piedi, quelli del NCD. Vogliono che Alfano resti vicepresidente e ministro dell'Interno, vogliono che non si parli di ius soli né di coppie di fatto. Vogliono Giovanardi al Ministero della famiglia e Barbablù a quello per le Pari Opportunità, mentre Torquemada alla Giustizia non sarebbe affatto sgradito. Dopo una nottata passata a discutere, Matteo e Angelino non sono arrivati a nessun risultato, cosa che non ha sconvolto per niente Matteo. C'è sempre Silvio dietro l'angolo pronto a dare una mano.

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