Lui è lì, “fra le sue braccia ancor, avvinto come l'edera”. Se non si chiamasse Pier Ferdinando Casini, potrebbe essere Nilla Pizzi che nel suo repertorio, oltre a “Edera”, ha pure “Vola colomba bianca vola”, la versione soft della Balena con le ali. Pierfy torna a casa e lo fa, sempre in nome del moderatismo, andando a coabitare con Brunetta, Verdini e la Santanchè, con Salvini e Maroni, La Russa, la Meloni e Storace che significa Casa Pound. Ma il Pierfy è così, e la sua missione di “moderare” il mondo della politica, quasi un gesuita nell'America Latina del '400, sembra una investitura divina, quella dei suoi amici alti prelati d'Oltretevere. Chi pensava a un rinsavimento dopo l'avventura finita malissimo con Mario Monti, del Pierfy non ha capito nulla. Senza arte né parte, giovane di bottega di Arnaldo Forlani, figlio non pentito della Prima Repubblica, ce l'ha messa tutta per rifondare la DC. Ma né Silvio né Renzi ne hanno voluto sapere e lui ha preso atto: “Vista l'impossibilità di ricreare il Grande Centro – ha detto Casini – bisogna scegliere e io ho scelto, me ne torno con Forza Italia”. Silvio ovviamente lo ha accolto a braccia aperte. Quel 2 per cento al quale è data oggi l'Udc, potrebbe alla fine risultare decisivo per ottenere subito, a primo colpo, quel 37 per cento indispensabile per governare senza altri inciuci con i nemici comunisti che, ogni volta che si vota, tornano prepotentemente alla ribalta. Casini è l'ultimo democristiano ortodosso rimasto sulla scena politica. Lui e Santa Dorotea sono amici da sempre e anche se la Santa non c'entra niente con Gava e Fanfani, Forlani e Gaspari, la predilezione per l'ex Cocorito giovane di belle speranze, è sempre stata molto viva. Di Pietro, lo abbiamo scritto decine di volte, lo definì un “moscone verde”, quel dittero che si aggira sempre all'altezza del culo degli asini e delle vacche, pronto a cibarsi di escrementi ancora fumanti. Le altre mosche, quelle più stupide, aspettano che il risultato del bisogno fisiologico degli animali atterri. Mentre il “moscone verde”, vorace e buongustaio, si presenta sempre, facendo lo gnorri, alla fonte. Così, dopo essere stato per anni il cavalier servente di Eminenz Ruini, oggi il Casini si appresta a tornare sul libro paga di Silvio, nelle cui liste bloccate tornerà probabilmente a essere rieletto. Mentre Matteo Renzi risponde picche a D'Alema, alla Bindi e alla Finocchiaro che si propongono per Strasburgo convinti di aver chiuso la loro carriera politica in Italia, Berlusconi imbarca ancora una volta amici e nemici sulla Costa Concordia, modello aggiornato del Titanic.
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mercoledì 5 febbraio 2014
Il ritorno del Pierfy Casini, l'immortale “moscone verde” di dipietresca memoria
Lui è lì, “fra le sue braccia ancor, avvinto come l'edera”. Se non si chiamasse Pier Ferdinando Casini, potrebbe essere Nilla Pizzi che nel suo repertorio, oltre a “Edera”, ha pure “Vola colomba bianca vola”, la versione soft della Balena con le ali. Pierfy torna a casa e lo fa, sempre in nome del moderatismo, andando a coabitare con Brunetta, Verdini e la Santanchè, con Salvini e Maroni, La Russa, la Meloni e Storace che significa Casa Pound. Ma il Pierfy è così, e la sua missione di “moderare” il mondo della politica, quasi un gesuita nell'America Latina del '400, sembra una investitura divina, quella dei suoi amici alti prelati d'Oltretevere. Chi pensava a un rinsavimento dopo l'avventura finita malissimo con Mario Monti, del Pierfy non ha capito nulla. Senza arte né parte, giovane di bottega di Arnaldo Forlani, figlio non pentito della Prima Repubblica, ce l'ha messa tutta per rifondare la DC. Ma né Silvio né Renzi ne hanno voluto sapere e lui ha preso atto: “Vista l'impossibilità di ricreare il Grande Centro – ha detto Casini – bisogna scegliere e io ho scelto, me ne torno con Forza Italia”. Silvio ovviamente lo ha accolto a braccia aperte. Quel 2 per cento al quale è data oggi l'Udc, potrebbe alla fine risultare decisivo per ottenere subito, a primo colpo, quel 37 per cento indispensabile per governare senza altri inciuci con i nemici comunisti che, ogni volta che si vota, tornano prepotentemente alla ribalta. Casini è l'ultimo democristiano ortodosso rimasto sulla scena politica. Lui e Santa Dorotea sono amici da sempre e anche se la Santa non c'entra niente con Gava e Fanfani, Forlani e Gaspari, la predilezione per l'ex Cocorito giovane di belle speranze, è sempre stata molto viva. Di Pietro, lo abbiamo scritto decine di volte, lo definì un “moscone verde”, quel dittero che si aggira sempre all'altezza del culo degli asini e delle vacche, pronto a cibarsi di escrementi ancora fumanti. Le altre mosche, quelle più stupide, aspettano che il risultato del bisogno fisiologico degli animali atterri. Mentre il “moscone verde”, vorace e buongustaio, si presenta sempre, facendo lo gnorri, alla fonte. Così, dopo essere stato per anni il cavalier servente di Eminenz Ruini, oggi il Casini si appresta a tornare sul libro paga di Silvio, nelle cui liste bloccate tornerà probabilmente a essere rieletto. Mentre Matteo Renzi risponde picche a D'Alema, alla Bindi e alla Finocchiaro che si propongono per Strasburgo convinti di aver chiuso la loro carriera politica in Italia, Berlusconi imbarca ancora una volta amici e nemici sulla Costa Concordia, modello aggiornato del Titanic.
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