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sabato 1 febbraio 2014
Grillo non è Giulio Cesare, forse Caracalla. La sensibilità morbosa della giunta regionale abruzzese per il sesso
I sondaggi gli consigliano di
abbassare i toni e lui, candido candido, appena “sceso” dal Nord,
dice ai suoi: “Accarezzateli, tanto sono morti”. Se
l'intelligence di Casaleggio avesse invece trovato proficua (in
termini di voti) la campagna extraparlamentare dei grillini top,
probabilmente saremmo arrivati al sangue. Oggi funziona così. Glielo
ha insegnato Silvio che bisogna parlare alla pancia della gente, e
Beppe lo fa sempre, senza se e senza ma, anche se rischia di sentirsi
dare del “razzista”, anche se la colazione fra Matteo Salvini e
Marine Le Pen non gli è andata ancora giù. Tutto facente parte di
una pianificata (a tavolino) strategia elettorale in vista delle
Europee, i due giorni dei grillini radiocomandati da Milano (ecco
spiegato il laconico e colorato post di ieri), l'esperimento delle
prove di rivoluzione può dirsi concluso. Si torna alla battaglia ostruzionistica ma con toni nei limiti della decenza dettata da un
luogo che, prima di abbatterlo, occorrerebbe avere il coraggio di
conoscerlo e seguirne le regole. Anche perché, digiamolo, gli
italiani non sono fulmini di guerra. Siamo sostanzialmente un popolo
pacifico. Forse perché di guerre e di rivoluzioni ne abbiamo viste
tante in secoli di occupazioni continue, oggi prima di imbracciare un
forcone ci pensiamo una decina di volte. Insomma, non siamo i
casapoundini che pigliano una mazza da baseball e menano come
ossessi, a noi il sangue ci toglie l'appetito, le ferite ci
colpiscono il ciriveddro, la gente stesa per terra ci mette le ali ai
piedi. Non siamo un popolo che pugna. Silvio ci ha insegnato che le
battaglie, quelle vere, si fanno nei letti e non sui tetti, che una
depandance vale più di una piazza lastricata a sanpietrini, che per
un italiano tira più un pelo di... che non l'aumento dell'Imu o
della Tares. Siamo così, un po' cagasotto, altrimenti non ci saremmo
tenuti per vent'anni la Balena Bianca, per altri venti il Cavaliere e
per 2014 la Chiesa. E che siamo un popolo sensibile, molto
sensibile al sesso, ce lo dimostrano le ultime vicende abruzzesi,
regione nella quale prima è scoppiato lo scandalo dell'assessore
alla cultura che metteva per iscritto, contrattualizzandole, le
prestazioni sessuali della segretaria, poi addirittura quello del
governatore Gianni Chiodi accusato di aver fatto vincere un concorso pubblico alla sua amante. Sentita in proposito, la signora
ha urlato alla stampa: “L'adulterio non è un reato”. E' vero, trovandoci
in Italia l'adulterio non è un reato ma un peccato sì e,
soprattutto se porta a vincere un concorso, potrebbe essere rubricato
nella truffa, nel peculato, nella prostituzione. Ma questa è,
davvero, tutta un'altra storia.
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