Finalmente
la legge contro il cyberbullismo
Ci
volevano suicidi e folle di ragazzi in cura dagli psichiatri perché
la Camera dei Deputati le desse il via. Ci volevano pagine di
giornale e trasmissioni televisive per far capire di che pasta sono
fatti molti dei nostri figli. Insomma, ci voleva, e finalmente c'è,
una legge che permettesse agli stessi ragazzi di denunciare e far
rimuovere dal web quelle che per anni sono state vigliaccate allo
stato puro. Per molti idioti, il web ha rappresentato l'arma di alienazione di massa, la sublimazione
dell'ignoranza, della cattiveria, delle spacconate fatte in branco,
della volontà assoluta di sottomettere un coetaneo solo perché
più fragile o con qualche difetto fisico-comportamentale. La scuola,
fonte di vita sociale, avrebbe dovuto essere il baluardo contro il
dilagare di un fenomeno tribale, invece, molti insegnanti, stanchi,
depressi e demotivati, hanno permesso, sottovalutandone la portata,
che tutto ciò diventasse la riedizione reale della serie di
Nightmare, l'incubo peggiore.
Oggi
a un ragazzo o a una ragazza che hanno compiuto 14 anni, è
consentito di rivolgersi alle forze dell'ordine per denunciare e far
rimuovere quei contenuti che ritengono lesivi del loro sacrosanto
diritto alla privacy. Possono dunque denunciare tutti quei casi di
pressione,
aggressione, molestia,
ricatto, ingiuria,
denigrazione, diffamazione,
furto d’identità, manipolazione,
acquisizione o trattamento
illecito
di
dati personali realizzata sul web contro minori. È una svolta
storica perché la possibilità di denunciare, fino a prima
dell'introduzione della legge, era data solo ai maggiorenni. Le cose
ora cambiano e quel senso di vergogna che spesso contraddistingue il
rapporto fra genitori e figli e che spinge a nascondere piuttosto che
a rivelare fatti di una gravità estrema, oggi non ha più alcuna
ragione di esistere.
La
relatrice della legge, la senatrice Elena Ferrara del PD, ha lottato
perché passasse nei due rami del Parlamento, e diventasse quella che
è diventata, una proposta approvata all'unanimità. Commovente il
fatto che la senatrice Ferrara fosse stata l'insegnante di musica di
Caterina Picchio, la ragazza quattordicenne di Novara che tutti
indicano come la prima vittima accertata del cyberbullismo. Caterina
aveva subito una violenza sessuale da parte del branco che aveva
pensato, come logica conclusione della bravata, di postare il filmato
sui social. La ragazza, divenuta immediatamente oggetto di scherno da
parte di amici e coetanei, disperata, nel gennaio 2013 si suicidò.
In
tribuna, per la votazione finale della legge, era presente Paolo
Picchio, il padre di Caterina, che ricorderà per sempre le ultime
righe scritte dalla figlia: “Le parole fan più male delle botte”.
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