Pagare
le tasse o non pagarle? Questo è il dilemma
Vogliamo
tutto e anche di più. Uno smartphone non basta, ne serve un secondo
e anche un terzo. Una volta per capire chi ti stava chiamando bastava
mettere una suoneria diversa. Se a cercarti era la ragazza, Jovanotti
cantava “Per te”, se era la banca suonava la “Marcia
funebre” di Chopin, il telefono era lo stesso ma predisposto per
ogni occasione. Oggi ne servono almeno due, così non si fa
confusione. Lo si compra anche ai bambini che in questo modo possono
giocarci al parco, lasciando la mamma e il papà liberi di
leggere e commentare i messaggi degli amici e degli amanti su
Facebook.
Insomma,
sembra che il consumismo abbia intaccato anche i neuroni più
nascosti, gli stessi che si risvegliano però, quando occorre
predisporre il 730. In quel momento, intorno a maggio/giugno, con
l'estate arriva anche il risveglio delle sinapsi. Tutti si attrezzano
per non pagare le tasse e tutti pensano alle prossime vacanze senza
intaccare il piccolo fondo che hanno a disposizione sul conto
corrente. Evadere diventa la parola d'ordine e se poi mancano i
servizi e il prelievo fiscale alla fonte è diventato quasi del 50
per cento, il problema non si pone “evadono tutti, evado anche io”.
Il
Corriere della Sera ci dice che, statistiche alla mano, quasi trenta
milioni (30 milioni) di italiani danno al fisco la miseria di 185
euro l'anno, praticamente le tasse non le pagano. E se si prova a
sentire uno di loro, ci si sente rispondere che “non pago le tasse
per non far mangiare i politici”.
In
questo modo, qualunquismo ed evasione procedono di pari passo, e per
le italiche tasche un lavoratore dipendente deve sgobbare fino a
giugno. È la vecchia teoria del cane che si morde la coda, dello
spaccapalle di Tafazzi, degli attributi tagliati per far dispetto
alla moglie. Gli italiani, popolo di inarrivabili solisti misogini,
pensano solo ai fatti loro e degli altri, come è sempre accaduto, se
ne sbattono solennemente. Questa, che può essere considerata una
tara nel nostro Dna, con il tempo è andata peggiorando. È diventato
un “tarone”, una mostruosità biochimica, un atto di stupidità
assoluta che nessuna ricerca potrà mai sanare. Però (in Italia un
però c'è sempre), chi ci dice che pagando tutti le tasse pagheremo
meno? Per dieci euro in meno sul canone Rai, hanno dovuto pagarlo 5
milioni di italiani in più. Se facessimo il conto della serva, i
conti non riporterebbero comunque e il Tesoro intascherebbe un fottio
di denaro senza alcun beneficio per l'utente. Allora uno si chiede:
“Chi me lo fa fare?” Bella domanda, davvero una bella domanda.
Nessun commento:
Posta un commento